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LA SCIENZA NEL 3° MILLENNIO
L'Uomo e l'Ambiente
Ciclo di conferenze 2015







Venerdì 20 marzo 2015
ore 21,00
Sala Civica di Villa Gallavresi
Viale dei Municipi 20




WALLACE: L'UOMO CHE GETTÒ NEL PANICO DARWIN

Relatore Federico FOCHER

Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia 


Ciclo di conferenze promosso dalla Biblioteca Comunale di Verderio, grazie alla collaborazione scientifica gratuita dei professori Gabriella CONSONNI e Giuseppe GAVAZZI, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Alimentari - Università degli Studi di Milano.



INCONTRO SUCCESSIVO: 24 APRILE - RISORSE DA BIORIFIUTI. Un modello integrato per comunità virtuose. Silvana CASTELLI, IBBA del CNR di Milano




IL MESTIERE DI SINDACO: BRUNO MAPELLI SINDACO DI VERDERIO INFERIORE DAL 1973 AL 1990 di Marco Bartesaghi

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Bruno Mapelli, che è stato dirigente IBM per tanti anni, oggi, in pensione, non ha un computer e non viaggia, mai.
Sono le prime cose che scopro di lui, mentre armeggio con il registratore, con il timore che ho sempre, accendendolo, che non funzioni e, spegnendolo, che sparisca tutta la registrazione, come una volta effettivamente è accaduto.


Al mio stupore risponde che, proprio perché pensionato, teme di passare davanti al computer tutto il tempo libero, per cui lo ha eliminato. E poi, appunto perché ex IBM, l’ha già usato tanto quando lavorava.
Per lavoro ha anche girato il mondo in lungo e in largo quindi, da vent’anni, non va più in vacanza.
Bruno Mapelli, classe 1947, sposato, dal 1971, con Sandra Maria Ponzoni, è stato sindaco di Verderio Inferiore dal 1973 al 1990. Questa intervista verte sulla sua attività di amministratore pubblico, ma prima parliamo della sua professione e della sua famiglia.


LA FAMIGLIA E IL LAVORO

Bruno (B) - . Sono perito chimico, ma la mia aspirazione era quella di fare il medico, perché sono un animale sociale, e fare il medico mi avrebbe permesso di rendermi più utile agli altri.
 

Marco (M)– Perché hai rinunciato?
B - Mio papà, Carlo, è morto quando avevo 15 anni e mezzo. Si era ammalato di TBC, proprio l’anno in cui nascevo. Allora non c’era ancora la penicillina. Ti curavano con il pneumotorace: iniettavano aria tra pleura e polmone per tenerli staccati. In quel momento era l’unica cura. Ha tirato avanti con problemi cardiaci e respiratori, finché è morto all’età di 57 anni.
 

M- Che mestiere faceva?
B - Lavorava in una ditta di Milano che produceva vino, lo imbottigliava e lo distribuiva. Servivano tutte le grosse osterie della città. Lui era un po’ il capo e quindi prendeva anche un buon stipendio.
Con la sua morte, però, ho dovuto mettere da parte l’aspirazione a fare il medico, anche se mia sorella Carla e suo marito Ermanno, non avendo figli, mi incoraggiavano a farlo.
 

Curt de la palasina
M – Non ne hai approfittato?
B – No, sarei dovuto arrivare fino a 26 - 27 anni sulle loro spalle. Mi sono detto “comincio a fare il perito chimico e poi si vedrà”: anche allora si poteva andare all’università, facendo un esame di ammissione. Però, quando ho finito le superiori, non c’era più una lira da nessuna parte, mia mamma non lavorava, anzi era malata anche lei …
 

M – Eravate rimasti tu, tua mamma e tua sorella?
B - Avevo anche un’altra sorella, Angela, che era suora, del Sacro Cuore a Brentate, una frazione di Sulbiate, col nome di Teodolinda (come la nonna materna). Lei aveva deciso di farsi suora a 19 anni; Carla si è sposata molto giovane, aveva circa 18 anni. Il papà le aveva incoraggiate. Solo che i pochi risparmi erano finiti. Anche la suora, per dire, aveva dovuto portare la dote, perché allora si usava così.
 

M – Dove abitavate?
B - Quando sono nato io, abitavamo in via Roma 13, in “curt de la Palasina”. Le mie sorelle, che erano molto più anziane di me, una del 1934 e l’altra del '35, erano invece nate in via Piave, nella “curt di Fereé”. Mia mamma, Agnese Oggioni, era di Verderio Superiore, cascina Alba.


M – Torniamo al tuo lavoro: in IBM che compiti svolgevi?
B – In IBM ho compensato in parte il fatto di essere un medico mancato: ero diventato responsabile del servizio infermeria e avevo sotto di me i medici. Anzi ti dirò di più: quando è uscita la legge 626, quella antinfortunistica, sono diventato responsabile del servizio prevenzione e protezione di tutta l’IBM Italia. Inoltre ero responsabile, sempre per l’IBM, della protezione ambientale di “Europa, Medio Oriente e Africa” e per la sicurezza sul lavoro di “Spagna, Portogallo, Israele e Turchia”.
 

M - Viaggiavi molto per questo ruolo nell’ambito della sicurezza?
B - Moltissimo. Per questo adesso non viaggio più. Andavo a fare delle revisioni, a promuovere programmi. Ero impegnato anche sul risparmio energetico e sul problema ambientale e sono stato  membro della commissione ambiente di Confindustria e di Assolombarda.


M - A che livello di Confindustria?
B - A livello nazionale. Si discuteva delle leggi ambientali e della loro applicazione. Ti rendevi conto di  quanto fosse variegato il mondo delle imprese. I politici ti chiedevano di fare delle proposte, ma quello che andava bene a un settore, non andava bene a un altro, gli interessi erano contrapposti.


M – Non erano in nessun modo conciliabili?
B - Si trovavano delle sintesi ma, come tutte le sintesi, erano annacquate e quindi i politici che le ricevevano non erano in condizione di poterle tradurre in provvedimenti efficaci.
 

M – Di che anni stiamo parlando?
B – Anni ottanta. Andavo anche a parlare nelle Università, perché la politica ambientale IBM era all’avanguardia a livello mondiale. Superava le leggi vigenti dappertutto.
 

M - In che senso?
B - Che era oltre, e applicava le proprie regole molto avanzate anche nei paesi in cui le leggi non c’erano. Molto prima dei tempi previsti dalla legge americana, l’IBM aveva tolto il freon, uno dei gas colpevoli del buco dell’ozono, dai suoi processi di produzione; in Sudafrica, dove le leggi ambientali erano poca cosa, nelle nostre sedi, usavamo gli stessi criteri che usavamo negli Stati Uniti, cioè i più restrittivi.
Questo principio non valeva solo per gli ambienti di lavoro. Anche nel marketing l’ obiettivo era di costruire macchine che fossero più ecologiche possibile e che a fine vita potessero essere riciclate fino al 90%. Per questo bisognava collegarsi ai reparti di progettazione: ad esempio, se mettevi un’etichetta adesiva su una parte in plastica riciclabile, spendevi di più a togliere quell’etichetta di quanto risparmiassi riciclando il prodotto: non era più conveniente.
 

M -E quindi?
B - E quindi il laboratorio trovava altre soluzioni: ad esempio stampava la scritta direttamente sulla plastica. Fra i  programmi IBM  c'era la ricondizionatura: alle macchine in buono stato si cambiavano i pezzi usurati e poi si vendevano come usate.
Uno dei miei compiti era di andare in giro a promuovere questi programmi.
 

M - Quando sei andato in pensione?
B - Nel 2003, dopo 37 anni di lavoro, ma sono rimasto ancora come consulente fino al 2008. In seguito, siccome ero stato responsabile dei servizi ausiliari di due stabilimenti, fra cui quello di Vimercate  …
 

 
Stabilimento IBM di Vimercate (foto da web)



M – I servizi ausiliari cosa sono?
B -Sono i servizi di base: energia elettrica, aria compressa, riscaldamento, raffreddamento: ero il responsabile della manutenzione di tutti questi impianti e quindi ne ero diventato la memoria storica. Così, quando c’è stato il progetto di adibire lo stabilimento di Vimercate alla produzione di pannelli fotovoltaici, mi hanno richiamato, ancora per un anno e mezzo, per dare una mano. Poi non se ne è fatto niente, e adesso tutto è lì praticamente chiuso. È un peccato (1).
 

M - C’è ancora tutto?
B – Sì, ma adesso sarà tutto lasciato andare e ormai sarà anche obsoleto.
 

M – Altri incarichi?
B - Ho lavorato anche all’ufficio assunzioni dello stabilimento di Vimercate.
 

M – Una curiosità. Due dei sindaci che ti sono succeduti a Verderio Inferiore, Primo Oliveira e Alessandro Origo (2), erano anch’essi dipendenti IBM …
B – Sì, Oliveira era un ingegnere dell'IBM, che adesso lavora a San Francisco. Era segretario della DC.
 

M – E Origo?
B – Sandro lo conosco da una vita. Siamo cresciuti insieme, nati tutti e due in “curt de la Palasina”, lui ha due anni meno di me. Anche lui è perito chimico. In IBM io ero in produzione, lui in laboratorio; io ero dirigente, lui rappresentante sindacale. 



SINDACO A 26 ANNI


M - Diventi sindaco di Verderio Inferiore nel 1973, quando Enrico Zoia si dimette …(3)
B - Zoia aveva cambiato lavoro e quello nuovo era dalle parti di Busto Arsizio. Stava là tutta la settimana e, così, era difficile fare il sindaco. Io ero già il suo vice.
 

M - Quando erano state le elezioni?
B -Nel 1970.
 

M – Era la prima volta che venivi eletto?
B – Sì. Prima di quell'esperienza avevo fondato, insieme ad altre persone, un centro giovanile, che si chiamava CGV, Centro Giovanile Verderiese - non superiore o inferiore, solo verderiese, perché già allora avevo quest’ottica unitaria. Era un centro culturale, apartitico.  


M - Chi faceva parte di questo circolo?
B - Io ero il presidente, poi c’era un direttivo con Leonello Colombo, Orazio Fumagalli, Felice Pozzoni, tutte persone che in seguito sono diventate amministratori comunali. Poi c’erano altri giovani.
 

M - In che anni siamo?
B - Metà anni sessanta: 1965, ‘66 ….. Lo abbiamo chiamato verderiese perché volevamo coinvolgere anche quelli di Verderio Superiore. Io ero collegato, con Franco Colombo, Elio Sala, Tarcisio Sala, Colombo Mario (4). E volevo coinvolgerli. Una persona che ci ha aiutato molto e ha avuto un ruolo importante è stato un chierico che aveva più o meno la nostra età e veniva dal seminario di Venegono, don Peppino Maffi. Ora è monsignore e, del seminario di Venegono, è diventato rettore. L’ho incontrato recentemente, perché è venuto da queste parti a fare le Cresime, e si ricorda ancora di quell’esperienza.
 

M - Cosa proponevate?
B - Organizzavamo dibattiti interessanti: ne ricordo uno sull’enciclica Humanae Vitae. Organizzavamo gite e portavamo la gente a sciare. Avevamo messo in piedi anche un inizio di biblioteca, una cosa da poco, però era un inizio. Io e altri, che avevamo dei libri disponibili, li avevamo portati lì.
 

M - In quegli anni c’era un’associazione giovanile anche a Verderio Superiore, quella di Giulio Oggioni (5) e altri. Avevate contatti?
B - È venuta un po’ dopo. Prima mi sono dimenticato di citare Giulio, ma lui è sempre stato un fulcro per queste cose.
 

M - Quando è nato il CGV tu non eri ancora consigliere comunale. Come vi rapportavate con l’amministrazione ?
B – La criticavamo. L'accusavamo di non fare niente per i giovani, del fatto che i giovani andavano via, eccetera. Insomma, le solite cose. Però erano critiche che volevano essere costruttive, perché in fondo erano democristiani come noi. Zoia, poi, era uno che s'era dato da fare, s'era sbattuto veramente.
 

M – Avevate una sede, un punto di ritrovo?
B – Dove adesso c'è l'ufficio postale, c'era un circolo ricreativo, un CRAL, di cui era presidente Antonio Colombo, il papà di Leonello. Ci trovavamo lì.
 

Sulla destra dell'immagine l'ufficio postale. Nello stesso edificio era la sede del municipio di Verderio Inferiore
 
M – In quel edificio poi c'è stato il municipio di Verderio Inferiore, se non sbaglio?
B - Sì era lì dentro. In origine era un solo piano. Poi era stato rialzato di uno e noi, come amministrazione, l’avevamo rialzato di un altro ancora. L’ultimo piano era adibito ad alloggio per il segretario comunale. Allora per convincere un segretario comunale a venire in un paese piccolo come il nostro, per il quale veniva pagato di meno, bisognava concedere qualcosa e scendere a qualche compromesso: gli avevamo fornito un appartamento.
 

M - Dov'era il municipio di Verderio Inferiore prima di essere collocato lì?
B – Era nel sottoscala delle scuole elementari [ora sede della scuola dell'infanzia "L'Aquilone"] scuola dell'. Il consiglio comunale si faceva nelle aule scolastiche.
 

M - E gli uffici?
B - Gli uffici … c'era un impiegato e un messo comunale. Non è che ci fossero tante cose. Eravamo un migliaio di persone, 980. E la gente continuava ad andar via.
 

M - E il salone dietro, dove adesso ci sono gli ambulatori?
B – Quello era una chiesa sconsacrata, perché quell’area era occupata dal vecchio oratorio maschile del paese, abbandonato quando era stato costruito il nuovo oratorio.
 

M - In quali anni?
B - Ero un bambino, avrò avuto 7 o 8 anni, quindi 1954/ '55.



 

Villa Gallavresi prima di diventare sede del municipio di Verderio Inferiore (foto GC.Cerdea)
M – Dopo però, al piano terra è entrato l'ufficio postale. Come mai?
B – L'ufficio postale, che prima era dove adesso c'è la fiorista, continuava a subire rapine. Gli impiegati minacciavano di rifiutarsi di lavorare. Le poste ci dicevano che se non avessimo trovato un'altra sede, l'ufficio sarebbe andato via. Così abbiamo deciso di fare un sacrificio e di portare gli uffici comunali al primo piano, anche se non c'era l'ascensore. Ci siamo anche accollati la spesa di un vigilantes, pur di non far chiudere l'ufficio.
 

M – La scelta di acquistare villa Gallavresi per farne il municipio è stata una scelta delle tue amministrazioni?
B – Sì, sì. Guardavamo a villa Gallavresi perché il comune al primo piano non andava bene (barriere architettoniche, e non solo). Però era difficile perché di soldi non ce n'erano e anche perché molti consiglieri comunali non erano propensi a fare mutui, cioè a fare “debiti”. Allora io dovevo far capire che erano sì debiti, ma momentanei, che non erano fini a se stessi, che si riusciva poi a pagarli. Senza fare di questi debiti, neanche i buchi delle strade si sarebbero riparati. Le nostre uniche entrate erano la tassa di famiglia - e tieni conto che a Verderio eravamo tutti operai e agricoltori, più quattro commercianti e quattro osterie – e il dazio sui materiali edili e su altre cose.
M – I trasferimenti dallo stato?
B - Non c'erano ancora.


LA FOGNATURA E L'IMPIANTO DI DEPURAZIONE

M – Sei stato sindaco per un periodo abbastanza lungo, dal 1973 al 1990, tre tornate amministrative e mezza: quali sono stati i problemi più grandi che hai dovuto affrontare?
B - Quello della fognatura credo sia stato il più impegnativo. Tutta la fognatura di Verderio Superiore veniva scaricata in una cava poco a valle di cascina ai Prati. Una situazione antigienica, che portava un sacco di topi. In più, quando pioveva tanto, l'acqua tracimava e allagava tutta la zona circostante. Era quindi necessario costruire un impianto fognario, ma, contemporaneamente si doveva pensare a un depuratore: sarebbe stato inutile costruire il primo, senza pensare al suo punto d'arrivo, il secondo. A Vimercate stava nascendo il consorzio nord est milanese. Io volevo aderire, ma la provincia di Como non era disposta ad aiutarci; allora abbiamo dovuto arrangiarci da soli e abbiamo costituito un nostro consorzio.
 

M - Chi ne faceva parte?
B – Verderio Inferiore e Superiore, Paderno d'Adda e Robbiate.
 

Depuratore (foto GC. Cereda)


M - Difficoltà?
B - Il problema che ci si presentava era quello di dove mandare l'acqua in uscita dal depuratore, non essendoci a valle un corso dove scaricarla. L'unica soluzione, purtroppo costosa, era quella di riportarla nell'Adda, utilizzando delle pompe. Inoltre, per evitare che si allagasse il territorio di Aicurzio in occasione di acquazzoni particolarmente violenti, si era dovuto costruire uno scolmatore vicino a Paderno.
La persona che più si è impegnata per risolvere il problema della fogna è stato Leonello Colombo, che è stato anche il presidente del consorzio.
 

M - Per il depuratore, se non sbaglio, ci sono stati un po’ di problemi fra Verderio Superiore e Inferiore?
B - No, direi di no. Il grosso problema l’abbiamo avuto con Paderno e Robbiate, su come ripartire le spese, sia per la costruzione che per la gestione. Per la costruzione qualche contributo l’avevamo ottenuto, ma la gestione costava. Paderno diceva che era troppo, Robbiate anche. Allora abbiamo chiesto al tecnico, che stava seguendo la realizzazione dell'impianto, di trovare un sistema di ripartizione delle spese, che tenesse conto o del numero degli abitanti o dei metri cubi equivalenti forniti al depuratore dai vari comuni.
Questo consorzio è stato attivo finché è subentrata ECOSISTEM.


L'on. Ezio Citterio inaugura il depuratore consortile. Nella fotografia si riconoscono : Bruno Mapelli, alle spalle di Citterio; il sindaco di Merate Luigi Zappa, al centro con il cappotto scuro; Leonello Colombo, il primo a sinistra; Felice Pozzoni, il secondo da sinistra (foto da libro "Verderio")


ALLARME ACQUA POTABILE

M – Altri problemi affrontati?
B – Un altro grosso problema  è stato quello dell’acqua potabile. Noi avevamo un unico pozzo, in piazza Annoni, dove c’era la torre dell’acquedotto e adesso c'è il monumento ai caduti. L’acqua era sempre andata bene, cioè era sempre stata considerata potabile, secondo le misurazioni fatte dagli enti preposti. Quando questi hanno adottato nuovi strumenti di misura, la nostra acqua non rientrava più nei parametri di potabilità: conteneva solventi clorurati, trielina, in quantità superiore ai limiti consentiti.
 

M - Non era cambiato niente nell’acqua, ma erano cambiati i criteri di misurazione?
B - Non i criteri, gli strumenti. Quindi il pozzo doveva essere chiuso …
 

M – Era inquinamento dovuto all’agricoltura?
B - No, l’agricoltura avrebbe portato un eccesso di nitrati, per via dei concimi. Invece i nitrati erano a posto. Era inquinamento da trielina, probabilmente da qualche fabbrica di cromatura a monte, magari verso Calco, Olgiate. Le acque della falda vanno da nord a sud, e anche gli inquinati scendono verso sud, dove siamo noi. Ero disperato, non sapevo come fare. Verderio Superiore aveva l’acqua della Fonte Regina e del pozzo di  Cascina San Carlo: insufficienti per alimentare i due paesi.
Allora ho chiamato un tecnico, un signore anziano che qualcuno mi aveva indicato. Questo signore, un vecchietto che avevo anche paura a far salire sulla scala dell’acquedotto, mi disse: “no, no, si può risolvere, si può risolvere”. Come? Ero chimico anch’io ma non vedevo la soluzione. “Se all'interno della torre piezometrica facciamo nebulizzare l'acqua, i solventi che contiene si separano, perché sono molto più leggeri, ed evaporano: così li eliminiamo”. L'abbiamo fatto e l'acqua è ritornata ad essere considerata potabile.
 

 
La torre piezometrica in piazza Annoni


M – Tutto questo in che anni succedeva?
B - Anni ottanta. Questo problema aveva anche fatto nascere delle domande inquietanti: se l’acqua era inquinata anche prima che ce ne accorgessimo, non avrebbe potuto avere effetti cancerogeni? Per tranquillizzare gli animi ho dovuto fare un'assemblea pubblica con un esperto, il professor Silvio Garattini (6).
 

M – Cosa disse?
B - Spiegò che i solventi clorurati non si accumulano nell’organismo, perché nel momento in cui si respira vengono eliminati. Non essendoci accumulo non c'è possibilità che si sviluppi il cancro. Le minoranze su questo tema erano agguerrite, giustamente. Però eravamo intervenuti subito, non è che avessimo sottovalutato il problema.
 

- E l’avevate risolto ...
B - Però in quel momento ci siamo resi conto che anche l'acqua era diventato un problema. Così abbiamo puntato ad entrare nel consorzio dell’acquedotto meratese. Anche lì c’erano i pro e i contro, le minoranze ci stavano e non ci stavano, comunque siamo andati avanti.
 

M - Perché le minoranze non ci stavano?
B – Dicevano che, essendo piccoli, non ci avrebbero tenuto tanto in considerazione
 

M - Il complesso di essere piccoli?
B - Sì, c’era il complesso di essere piccoli. Invece dopo ci siamo trovati bene, anche per il fatto di essere entrati nell’ Acquedotto della Brianza, che pescava l’acqua da fonti del lago di Lecco, e ci garantiva l’approvvigionamento, attraverso condotte che doveva fare anche per Merate. Da questo acquedotto ricevevamo anche un contributo. Che è un po' quello che succede ancora adesso, anche se la società è cambiata.


    

Perché questa fotografia? Perché la costruzione indicata dalle frecce, alle spalle dei cresimandi era il cosidetto "buton", la fontana a cui attingevano l'acqua gli abitanti di Verderio Inferiore. Si trovava sull 'angolo dell'attuale via  IV Novembre (foto propr. Giorgio Oggioni)





IL PIANO REGOLATORE GENERALE


M - Tu sei stato anche il sindaco del primo piano regolatore di Verderio Inferiore …
B - Sì, avevamo iniziato a lavorarci da subito. Prima c'era un regolamento edilizio che, però, faceva acqua da tutte le parti. Quando abbiamo cominciato a fare i rilievi per il nuovo piano, abbiamo trovato case dove dovevamo costruire le strade. Case vecchie, che forse erano state costruite ancor prima del regolamento edilizio, ma che non erano segnate da nessuna parte.
 

M – Cosa vi aveva convinto della necessità di avere un PRG?
B - Siamo intervenuti anche perché la Regione Lombardia cominciava a premere verso i comuni che ancora non lo avevano. Addirittura aveva fatto una legge, che secondo me era stata uno sbaglio, secondo la quale, nei comuni senza un piano regolatore si potevano comunque costruire capannoni artigianali, anche in zone agricole, purché non superassero un decimo di copertura [ es.:per fare un capannone di 1000 metri quadri ce ne volevano 10000]. Era un modo anche per spingere i comuni a dotarsi di un piano regolatore.
 

 
Lavori per la costruzione di via Zamparelli (foto GC. Cereda)

 
M – Sei soddisfatto del PRG che avete predisposto?
B – Sono convinto che il nostro Piano sia stato fatto con un criterio di salvaguardia del centro storico. Forse anche un po' troppo restrittivo, tanto da non aver sempre favorito la ristrutturazione dei cortili: era più facile spostarsi verso le costruzioni nuove, anche perché costava meno. È stata fatta qualche ristrutturazione ma il sistema era un po' macchinoso: bisognava delimitare i comparti, e così via. Ma era quello che si poteva fare in quel momento.
 

M - La minoranza vi contestava la previsione di un'eccessiva espansione …
B – Sì. Devo anche essere sincero: non credevo che lo si sarebbe mai completato. Chi immaginava, allora, che tanta gente avrebbe deciso di venire a Verderio ad abitare? Invece venivano in molti, si cominciava a costruire condomini. Per la zona di via Zamparelli, ad esempio, era prevista tutta edilizia convenzionata: chi pensava che si venisse a Verderio a costruire in edilizia convenzionata? Invece è successo.
C'è stato movimento anche a livello industriale: in poco tempo erano stati creati 150 posti di lavoro.
Il PRG conteneva anche alcune buone idee riguardanti il traffico. La circonvallazione [via Caduti della Libertà, via Manzoni], che sembrava dovesse rimanere sulla carta perché troppo costosa, invece è stata fatta.
Quello che ci manca adesso, che però sarebbe anche facile da realizzare, è una circonvallazione sul lato est del paese che potrebbe incrociarsi con la strada provinciale verso Cornate e che libererebbe Verderio Superiore di un po’ di traffico, perché quello proveniente da Sulbiate non dovrebbe più passare per il centro del paese.



[Dispiace dover distinguere ancora, così spesso, fra Verderio Superiore e Inferiore, ma non c’è altro modo più comodo per farsi capire]




L'incrocio fra via Sala e via Caduti della Libertà (foto prop. GC. Cereda)


LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

M – Lo smaltimento dei rifiuti è un problema che si è fatto via via più importante. A quei tempi come agivate?
B – Fino a un certo momento le cose erano state abbastanza semplici: i rifiuti organici venivano mischiati al concime e utilizzati nei campi. Carta e legno venivano bruciati. Quel poco che avanzava – plastica in pratica non ce n’era ancora – negli anni settanta, inizi anni ottanta, lo conferivamo a un forno inceneritore che era stato costruito dal comune di Merate. Più che un forno era uno “stufone”, una grande stufa …
 

M – Era un impianto controllato da qualche ente?
B – Insomma ... erano altri tempi. Avevamo anche iniziato, in modo pionieristico, una raccolta differenziata. Il proprietario del bar in piazza faceva un po' da straccivendolo: ritirava ferro e altri materiali e li vendeva. È stato lui a proporci di fare la raccolta differenziata. Avevamo messo nei cortili dei bidoni di plastica e la gente cominciava a dividere le lattine di ferro, il vetro, la carta (questa un po' meno perché si bagnava). Il signore del bar vendeva quello che raccoglieva e ci guadagnava qualcosa e noi non pagavamo niente.




Forno inceneritore di Valmadrera (foto Resegone - online)

M – Poi però il problema si è ingrandito …
B – Sì, e si è cominciato a parlare del forno inceneritore, uno vero, a Valmadrera. Noi siamo stati fra i primi ad aderire al consorzio, quando il forno era ancora in progettazione. Poco dopo di noi è entrato anche Verderio Superiore. Appena c'era un consorzio sovracomunale noi aderivamo, perché, per il discorso della sinergia, ritenevamo che un servizio dovesse per forza costare di meno. Era una nostra visione politica, che penso abbia pagato.





UN CAPANNONE "FUORI LUOGO"

M – Mi sembra che tu sia soddisfatto dei risultati raggiunti dalle tue amministrazioni. C’è almeno una cosa che non rifaresti?
B - Permettere la costruzione del capannone, oggi Del Curto (7), in zona agricola. Per la legge regionale di cui prima abbiamo parlato, che consentiva, in assenza di PRG, di costruire con una copertura fino a un decimo dell’area posseduta, eravamo stati costretti a conceder il permesso.
 

M – Non era ancora la ditta di adesso, la Del Curto?
B – No, era una società che costruiva prefabbricati in cemento, la ditta Lissoni.
Abbiamo discusso fino all'ultimo, e fino all’ultimo abbiamo cercato di dissuaderli. Devo anche dire, che eravamo combattuti: quello era uno dei primi capannoni che venivano costruiti a Verderio, fra l'altro nel settore edilizio. Noi avevamo muratori a bizzeffe, che per lavorare dovevano andare in bicicletta nei paesi vicini. Per questo eravamo combattuti: da un lato ci sembrava giusto bloccare la costruzione (ma se la ditta avesse fatto ricorso al TAR avrebbe vinto), dall'altro lato c'era da considerare che avrebbe potuto dare lavoro: magari solo a 10 persone, però quelle 10 persone avrebbero trovato lavoro qui.
L'unico beneficio ricavato da questa storia è che, in cambio della concessione, dalla ditta abbiamo avuto il terreno dove adesso c'è il campo di calcio.



LA POLITICA COME SCELTA DI SERVIZIO

M – Chi, più di tutti ha condiviso il tuo impegno?
B - Leonello Colombo, che è stato sempre il mio vicesindaco, Felice Pozzoni e Orazio Fumagalli (8). In giunta inserivamo sempre qualche giovane. Ma restavano una volta sola e poi se ne andavano.
 

 
La palestra in costruzione (foto prop. GC. Cereda)



M - Hai smesso di fare il sindaco nel 1990. Quali sono stati i tuoi impegni successivi?
B - Ho fatto il presidente del consorzio del centro sportivo. Un esperienza … Ci voleva una pazienza di Giobbe. Pensa che ho dovuto misurare al millimetro, perché la palestra doveva essere perfettamente metà di qua (Verderio Inferiore) e metà di là (Verderio Superiore).
Poi sono entrato nel consorzio dell'acquedotto di Merate e, quando è diventato S p A, sono stato nel direttivo, dove sono rimasto anche nei passaggi successivi della trasformazione della società. In seguito  sono entrate altre persone più “partitizzate” e io mi sono fatto da parte e ho smesso di fare politica attiva, anche se mi spiace perché un po' manca. Ma non mi troverei più bene, anche le persone sono cambiate, non so se in meglio o in peggio. Sono diverse, da come la penso io, da come sono cresciuto . Un po' più arroganti: sembrano tutti usciti da Harward, tutti bostoniani.
 

M – L'umiltà, come categoria politica, non è mai stata tanto in auge...
B - Ci sono sempre stati i politici rampanti. Ma, quelli rampanti - rampanti di strada ne hanno sempre fatta poca; quelli rampanti, che però avevano qualcosa sotto, un po' di carriera l'hanno fatta. Insomma ho fatto il mio tempo. Se mi chiedono qualcosa, un aiuto, un consiglio, ci sono. Con Origo, l'attuale sindaco, c'è sempre un dialogo aperto e, di fronte ai problemi seri, ci si è sempre sentiti, consultati.



M - Quali motivazioni ti avevano spinto a dedicarti alla politica?
B - Aiutare la gente, la solidarietà. Ritenevo che la politica fosse una forma di servizio verso la comunità. Poi ci sono state anche motivazioni religiose. Ero molto attento alla dottrina sociale della chiesa.
 

M - Sei sempre stato eletto sindaco in liste della Democrazia Cristiana (DC) …
B – Sì, non si usavano ancora le liste civiche. I nostri concorrenti erano il Partito Comunista (PCI) e il Partito Socialista (PSI).
 



M – Come ti collocavi all’interno del tuo partito?
B - La DC era composta da una sinistra e una destra. Io mi sentivo più vicino alla sinistra, perché ero più in sintonia con i personaggi di questa parte, senza nulla togliere agli altri.
 

M - A quali uomini politici sei stato più legato?
B - A Cesare Golfari, presidente della regione Lombardia, al presidente della provincia di Como, Giovanni Fiamminghi, a Guido Puccio, che poi era diventato sindaco di Lecco (9).
Altri personaggi, sindaci di Merate, mi hanno aiutato molto, anche come ideali: l'ingegner Zappa, il dott. Giacomo Romerio, che è stato anche amministratore dell'ospedale di Lecco, Giuseppe Ghezzi. Tutte persone con le quali ci si poteva misurare
(10).
Naturalmente poi c’è Enrico Zoia che è stato sempre in contatto con noi.
In quel periodo stava prendendo piede Comunione Liberazione. Ho conosciuto Roberto Formigoni con cui ho spesso animatamente discusso.
 

Enrico Zoia, sindaco di Verderio Inferiore dal 1961 al 1973
M - Il partito ti aiutava anche come amministratore?
B – Sì, il partito era una scuola di politica. E poi c’erano gli altri sindaci che ti aiutavano a dirimere i dubbi.
 

M – Il tuo impegno politico andava anche oltre i confini di Verderio?
B - Ho frequentato molto la vita di partito: si facevano molti convegni interessanti, non c'era solo il congresso ogni qualche anno.
Sono stato vicepresidente dei giovani democristiani della provincia Como, quando avevo 17 - 18 anni, e partecipavo alle iniziative delle varie sezioni. Non avevo la macchina, mi portava Leonello. Siccome, però, ero un po' di sinistra mi boicottavano: mi dicevano che c'era un'assemblea in un posto e magari era stata la sera prima o era prevista per la sera dopo. E pensare che facevo chilometri e chilometri in macchina, su e giù per le valli.
 

M – Hai avuto incarichi sovracomunali?
B – Ho fatto parte del Consiglio direttivo del comprensorio lecchese, l'ente che esisteva prima che nascesse la Provincia di Lecco.
Avevo ricevuto sollecitazioni a fare politica anche a più alti livelli. Ma, mi dicevo, cosa ci vado a fare? A fare quello che è lì ad alzare la mano? Preferisco cercare di contare qualcosa nel mio piccolo paese, dove posso fare e decidere, insieme ad altri ovviamente. E l'ho fatto, fino a poco tempo fa. 


M – Come ti sembra la politica oggi?
B - Mi sembra che sia un po' caduta in basso, che non ci siano più ideali. Conta solo la finanza e l’economia, il PIL e lo spread.
È un altro mondo e questa cosa mi pesa. Anche il modo di fare politica: parlo di Renzi, un ex democristiano, come me. Io non mi sarei mai approcciato così ai problemi. So anch'io che ogni tanto bisogna tirar fuori gli attributi, ma un conto è far questo, un altro conto è rottamare di qui, rottamare di là. Come se io fossi andato da Zoia e gli avessi detto: senti Zoia tirati da parte che vado avanti io …
Questo modo di fare mi dà molto fastidio.





 



M - Quando ho intervistato Zoia, ricordo che che mi avevano molto colpito alcuni aspetti della vita politica di quando lui era sindaco. Mi riferisco, ad esempio, alle assemblee dei capi famiglia  in cui si discutevano i problemi del paese e i modi in cui affrontarli; alle lettere che spediva agli abitanti in servizio militare, per tenerli aggiornati sulla vita del comune; alle molte opere realizzate in paese attraverso il lavoro volontario, che coinvolgeva molti abitanti, senza distinzione di appartenenza politica.
B - C'era anche un modo diverso di considerare i partiti e la politica. Zoia è stato il primo a mettere in piedi una giunta di centro sinistra, con un assessore socialista. Siamo cresciuti con uno spirito aperto. Ad esempio, il nostro circolo famigliare, pur essendo considerato il circolo dei “rossi”, era aperto a tutti e il sindaco, di qualunque colore fosse, era nel consiglio direttivo. È vero che lì si facevano le feste dell'Unità e dell'Avanti, però partecipavano tutti e tutte le famiglie andavano lì a far la spesa. Siamo nati in questo ambiente, dove le differenze ideologiche non erano così marcate. I comunisti non andavano in chiesa (e anche questo non è poi così vero), però non impedivano agli altri di andarci. Alla costruzione dell’asilo parrocchiale hanno contribuito anche socialisti e comunisti: il sabato … anzi no, il sabato no perché si lavorava … la domenica, martello e cazzuola e via!
Non c'è mai stata grande differenza neanche fra quelli che andavano all'oratorio e quelli che non andavano. Al massimo un po' di goliardia: noi eravamo chiamati i “Paulòt” gli altri li chiamavamo ... mah … non so come li chiamavamo. 





M - Oggi siamo “Verderio”. Allora eravamo ancora divisi in due comuni, Inferiore e Superiore, entrambi retti da amministrazioni democristiane. Qualche tensione tra voi però c'era. Cosa ricordi?
B – Noi abbiamo sempre avuto la visione del paese unico e cercato di coinvolgere Verderio Superiore.“Se non volete unirvi a noi - dicevamo - “facciamo almeno dei consorzi”. E ne abbiamo fatti tanti .
 

M - Se siete riusciti a farli, vuol dire che anche loro ci stavano.
B – Sì, sì. Solo che quando abbiamo proposto di fare il Piano Regolatore insieme non c'è stato verso. Dicevano che non si poteva perché loro erano già più avanti di noi. 

È che a Verderio Superiore c'è sempre stata una corrente del NO all'unificazione.
L'impressione che ho sempre avuto è che temessero che noi li avremmo messi da parte: perché eravamo  più giovani e più irruenti (non alla Renzi, eh, perché non mi va). Però non abbiamo mai litigato e, devo dire, ci siamo sempre rispettati.
 

M - E col sindaco di Verderio Superiore, Armando Villa (11), come erano i tuoi rapporti?
B - Con Villa ho avuto un buon rapporto, anche se, devo dire, un po' di perplessità c'era. Sull'unificazione, probabilmente, aveva qualche difficoltà nella sua giunta, e anche in consiglio comunale. Noi invece eravamo tutti uniti e convinti di andare avanti verso l'unificazione.
 

M – Su questo tema come erano schierate le minoranze?
B - Il PCI è sempre stato con noi, a favore dell'unificazione. Il PSI no, era contrario.
Nei referendum per la fusione dei comuni, a Verderio Inferiore ha sempre vinto il Sì; sommando i voti fra Verderio Inferiore e Superiore avrebbero sempre vinto i Sì …
 

M -No, la prima volta no: la somma dei Sì era inferiore a quella dei No.
B - Però eravamo lì vicini. La seconda ancora più vicini ...
 

M - La seconda volta, facendo la somma avrebbero vinto i Sì (12).
B - Forse la prima volta non erano ancora maturi i tempi. Avevamo cominciato a spingere un po' troppo e allora gli amministratori di Verderio Superiore avevano cominciato a temere che li avremmo estromessi.
Circolava anche qualche voce che volessimo l'unificazione perché io desideravo fare il sindaco del comune unico. Questo è stato uno dei motivi per cui, nel novanta, ho deciso di farmi da parte.
 

M – Me ne hai già parlato per quanto riguarda il tema dell'unificazione, ma, se non sbaglio un po' su tutto andavate più d'accordo con i comunisti che con i socialisti …
B – Diciamo di sì ...Devo dire che, sul piano personale, i membri del PCI erano molto più leali.
 





M -Spiegati meglio …
B - Quello che avevano da dire te lo dicevano in faccia: ci sto, non ci sto. Uscivano con il volantino con scritto: vi diremo questo, questo e quest'altro. Il PSI ti diceva “Sì, sì; vedremo, vedremo”, e poi ti trovavi un volantino che ti stroncava. Ti attaccavano anche personalmente, il che non andava bene. Con Adelio Origo (13), buonanima, che era l'esponente più influente, discutevo giorno e notte - una volta ci hanno anche tirato l'acqua in testa - ma non si riusciva a smuoverlo:  se aveva un'idea quella rimaneva e basta. Secondo me volevano solo differenziarsi, sia dalla DC che dal PCI. Dovevano sempre e comunque avere una posizione diversa. Però ci siamo sempre rispettati e siamo rimasti amici.
 

M – I socialisti erano stati anche gli unici contrari all'acquisto di villa Gallavresi
B - Sì, infatti. Nonostante tutto ho sempre cercato di coinvolgerli. Una cosa che come amministratore ho sempre fatto è stata quella di coinvolgere la gente. Siamo stati i primi in tutto il meratese a costituire le commissioni di studio. Ne avevamo tre o quattro: cultura, sport tempo libero urbanistica. E anche una commissione lavoro, perché a quel tempo c'eravamo posti l'obiettivo di portare lavoro in paese, perché tutti eravamo pendolari. Volevamo che venisse qui qualche fabbrichetta, non dico la Falk o la Breda ...
 

M – Con quale risultato?
B – Qualche industria eravamo riusciti a farla venire, ed erano tutte industrie tendenzialmente pulite. Mi ricordo che con Sandro Origo, che forse era membro della commissione o indipendentemente da ciò, avevamo girato industria per industria e le avevamo schedate. Volevamo essere tranquilli che sul territorio non ci fossero problemi di inquinamento.
 

- Erano visite ufficiali? Ci andavate come Amministrazione Comunale?
B – Sì. Mi ricordo che prendevamo appuntamento con le ditte e al sabato, per un certo numero di settimane, eravamo andati a visitarle.
 

M - Nessuno si è mai rifiutato di accogliervi?
B - No, anche perché ci presentavamo in un certo modo, senza dare l'impressione che fossimo lì a creare problemi, a dare multe o altro. Volevamo solo conoscere le realtà delle loro azienda. Se riscontravamo qualche problema dicevamo: “Secondo noi questa cosa qui non va bene. Se vuole le diamo una mano a sistemarla”. Ci presentavamo anche come periti chimici. Erano incontri costruttivi.
 

M – Qualcuno accettava i vostri consigli?
B - Sì. Ricordo, ad esempio, una ditta che stava costruendo un suo impianto di depurazione. Noi ci siamo accorti che l'impianto era totalmente sbagliato. Il proprietario ci ha dato retta, e alla fine ci ha ringraziato (quando lo incontro mi ringrazia ancora). Era stato anche nostro interesse consigliarlo bene, perché il depuratore pubblico era nuovo e con il suo, sbagliato, lo avrebbe potuto danneggiare



M - Il tuo periodo di sindaco 1973 – 1990, comprende le lotte sindacali e giovanili, il dissenso cattolico e la fine dell'unità politica dei cattolici, il femminismo e i referendum sulle leggi del divorzio e dell'aborto, la diffusione dell'uso dell'eroina, il terrorismo e l'assassinio di Aldo Moro. Come hai vissuto, in prima persona, questi avvenimenti e come si ripercuotevano sulla vita del paese?
B – Ti rispondo in ordine sparso. Il clima del terrorismo l'ho respirato soprattutto nell'esperienza lavorativa.
Su divorzio e aborto avevo delle mie convinzioni: io sono cattolico, anzi cerco di esserlo, perché è difficile, però siamo in uno stato laico e i diritti vanno riconosciuti. Poi uno li può usare o non usare: sta alla libera coscienza di ognuno di noi la scelta se usarli o no.
 

M - Uso di droga, eroina. Quando eri sindaco si era presentato questo problema?
B - Qualche caso sì, però come amministrazione non è che potessimo fare più di tanto, non eravamo attrezzati. Gli interventi che avevamo fatto erano stati rivolti più che altro verso genitori.
 

M –  Il problema dell'immigrazione e il conseguente incontro con religioni, usi e costumi diversi dai nostri, cominciava a presentarsi quando tu eri ancora sindaco ma è scoppiato soprattutto negli anni successivi. Come pensi che ti saresti rapportato con questa problematica?
B – Partiamo così: se io fossi sindaco e qualcuno venisse a dirmi “costruisco una moschea”, lo lascerei fare. Per il principio generale, di cui ho già parlato prima, che in uno stato laico i diritti di tutti vanno riconosciuti. Ma anche perché ho imparato in IBM a vivere in un ambiente multietnico, dove le differenze culturali e religiose erano all'ordine del giorno, e dovevi imparare a conviverci.
Un episodio che mi ha fatto capire quanto si debba stare attenti alle usanze degli altri mi è capitato anche facendo il sindaco.



 
Bruno Mapelli con l'ambasciatore del Ghana e sua moglie


M – Racconta.
B - L'ISAM, una ditta di maglieria di Verderio, doveva stipulare un contratto con il Ghana per una grossa commessa di T-shirt. Per la firma era venuto, tramite la Camera di Commercio, l'ambasciatore del Ghana in Italia, accompagnato dalla moglie. Io ero presente e avevo fatto anche un discorso in inglese. Tutto bene: alla fine il contratto era stato firmato.
Dopodiché li abbiamo portati a mangiare all'Hotel Adda. Antipasto: salumi. Immediatamente si sono alzati e, indignati, hanno fatto per andarsene. Li ho rincorsi per capire cosa fosse successo: chi è che pensava allora alla storia del maiale, che certe religioni non lo consentivano? L'ambasciatore, un giovane colonnello dell'aviazione, era intrattabile, non ne voleva sapere, diceva:“Stracciamo il contratto perché ci avete fatto un affronto”. La moglie sembrava un pochettino più malleabile. Le ho chiesto“Ma signora cosa è successo?” Mi ha spiegato e allora le ho detto:“Facciamo sparire tutto e ricominciamo da capo, lei cerchi di convincere suo marito” e così è stato.
Questo episodio mi aveva molto colpito e fatto capire che bisognava imparare a tener conto delle diversità.





NOTE
 (1) Lo stabilimento IBM di Vimercate fu realizzato nel 1966 su un'area industriale di 287.000 mq con una superficie coperta di 110.000 mq.
(2) Primo Oliveira è stato sindaco di Verderio Inferiore dal 1990 al 1995. Alessandro Origo dal 1995 al 2004 e dal 2009 al 2014. Dal 2004 al 2009, ha ricoperto l’incarico di Assessore al Bilancio nella giunta guidata da Marina Pezzolla. Nella primavera del 2014 è stato eletto sindaco del nuovo comune di Verderio.
(3) Enrico Zoia è stato sindaco di Verderio Inferiore dal 1961 al 1973. In questo blog, sotto l’etichetta “Archivio Enrico Zoia”, puoi trovare notizie su lui e sulla sua figura di amministratore locale.
(4) Esponenti DC di Verderio Superiore. Tarcisio Sala è stato per molti anni vicesindaco e assessore ai lavori pubblici; Mario Colombo è stato assessore ai servizi sociali. Franco Colombo e Elio Sala sono stati consiglieri comunali.
(5) Giulio Oggioni è stato consigliere comunale per due tornate amministrative, negli anni settanta e ottanta del secolo scorso. Durante il secondo mandato è stato assessore alla ciltura e allo sport. Appassionato di storia locale, ha scritto diversi libri. Ha collaborato più volte con questo blog. Puoi trovare i suoi contributi sotto l'etichetta che porta il suo nome.
(6) Silvio Garattini è uno scienziato italiano, ricercatore scientifico in farmacologia, medico e  docente in chemioterapia e farmacologia, direttore dell' Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri” Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Garattini
(7) Situata in via G. Matteotti 39, la Del Curto Srl è un azienda che si occupa di riciclaggio del legno.
(8) Leonello Colombo,è stato sempre vicesindaco e assessore ai lavori pubblici; Orazio Fumagalli ha ricoperto l'incarico di assessore allo sport e all'istruzione; Felice Pozzoni è stato assessore all'urbanistica.
(9) Cesare Golfari (1932 – 1994) è stato presidente della Lombardia dal 1974 al 1979. Fu eletto senatore nel 1987 e nel 1992. Giovanni Fiamminghi(? – 2008) è stato sindaco di Malgrate dal 1964 al 1970, poi presidente della Provincia di Como per tre mandati tra gli anni ’70 e ’80. Guido Puccio è stato sindaco di Lecco dal 1970 al 1975.
(10) Luigi Zappa è stato sindaco di Merate dal 1964 al 1975; Giuseppe Ghezzi dal 1975 al 1985; Giacomo Romerio dal 1985 al 1990.
(11) Armando Villa è stato sindaco di Verderio Superiore dal 1955 al 1995. In questo blog trovi notizie su di lui sotto l’etichetta “Archivio Armando Villa”.
(12) I risultati dei tre referendum per la fusione dei due comuni:
1993: Verderio Sup. 469 Sì (40,53%) - 673 No (58,17%);Verderio Inf. 658 Sì (55,72%) - 500 No (42,34%);    Totale Sì 1127 – Totale No 1173
2003: Verderio Sup. 570 Sì (46,99%) - 633 No (52,18%);     Verderio Inf. 764 Sì (65,02%) - 400 No (34'04%); Totale Sì 1334 – Totale No 1033
2013: Verderio Sup. 782 Sì (83,73%) - 152 No (16,27%);    Verderio Inf. 820 Sì (76,42%) - 250 No (23,30%); Totale Sì 1602 – Totale No 402
(13) Adelio Origo, esponente del PSI di Verderio, è stato più volte consigliere comunale di Verderio Inferiore, come rappresentante di quel partito. Al momento della sua morte, avvenuta nel marzo del 2008, era però consigliere comunale nella lista di minoranza denominata: “Insieme per Verderio Inferiore”.



Marco Bartesaghi









MANTOVA, MAGGIO 2008: FESTIVAL DELLA MUSICA di Marco Bartesaghi

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Il filmato contiene una serie di fotografie scattate il 25 maggio 2008 al Festival della Musica di Mantova.
La musica del filmato non è in alcun modo collegata ai musicisti ritratti nelle fotografie.M.B.


IL PIANO REGOLATORE DI VERDERIO INFERIORE di Bruno Mapelli

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Nel 1979, quando a Verderio Inferiore si discusse e si approvò il PRG, Bruno Mapelli era Sindaco. Nessuno, quindi,  è più adatto di lui per confrontare le posizione dell'allora maggioranza democristiana con quelle della minoranza comunista, espresse  da Giancarlo Consonni, ex consigliere comunale, nel documento del marzo 1979 e nelle risposte alle mie domande, pubblicate nei due post precedenti.
Ringrazio Bruno per la sua disponibilità, già dimostrata in una lunga intervista, pubblicata su questo blog il 14 nivembre 2014. M.B.


IL PIANO REGOLATORE DI VERDERIO INFERIORE di Bruno Mapelli

Bruno Mapelli

Volendo parlare del Piano Regolatore di Verderio Inferiore, ci sono da evidenziare alcune considerazioni di carattere generale e di metodo.
Era il primo piano regolatore.  Si proveniva infatti da un datato regolamento edilizio, che  stabiliva solo “larghe” regole, senza particolari indicazioni di uno sviluppo futuro.
Noi volevamo che il piano fosse realizzato per i due comuni di Verderio, in un ottica di unificazione, ma  questa idea, per diverse ragioni, non si è potuta realizzare.
Avevamo puntato al raddoppio della popolazione anche perché il paese si cominciava a sviluppare e perché avevamo in mente di realizzare insediamenti produttivi artigianali e (o) di piccole e medie imprese.
Fra i nostri obiettivi, sicuramente c’era quello di proteggere il centro storico, migliorandone la viabilità attraverso  la realizzazione di nuove strade esterne. Volevamo inoltre individuare una zona, dove insediare gli edifici istituzionali (scuole, Municipio, servizi, ecc. …)
Alla realizzazione di questo  progetto di piano, volevamo che partecipassero tutte le forze politiche esistenti in paese e anche l’intera popolazione. Per questo fu costituita una commissione urbanistica, aperta i rappresentanti delle forze politiche, e furono organizzate diverse assemblee pubbliche, per raccogliere idee e suggerimenti da tutti.





 Non ho difficoltà ad affermare che, a parte alcune considerazioni un po’ troppo di parte sulla qualità delle nostre proposte, condividevamo il pensiero e molte delle proposte contenute nel documento che il PCI ci aveva fatto pervenire e che era stato redatto dal consigliere comunale Giancarlo Consonni. Ritenevamo infatti che fosse il linea con i nostri obiettivi, molti dei quali sono stati raggiunti:
1 – raddoppio della popolazione, con azioni mirate ad una efficace integrazione dei cittadini provenienti da fuori paese (scuole, biblioteca, associazioni di volontariato, iniziative sportive, palestra, servizi sociali);
2 – creazione di un consistente numero di posti di lavoro in loco, che hanno consentito di ridurre in parte il pendolarismo;
3 – acquisizione di Villa Gallavresi, con l’idea di realizzare una filiera di edifici/servizi integrati;
4 – miglioramento della viabilità, con la creazione di via Caduti della Libertà e di via Zamparelli;
5 – miglioramento della qualità del centro storico (piazza, illuminazione, viabilità.
Credo quindi di poter affermare che gli obiettivi che ci eravamo prefissati , compreso quello, importante, dell’unificazione dei due comuni, siano stati raggiunti.






Una considerazione non completamente positiva riguarda, a mio avviso, il Centro Storico, che non ha avuto gli sviluppi che avevamo previsto per le seguenti motivazioni:
Regole un po’ troppo rigide per la sistemazione dei cortili. Il fatto, ad esempio, che fosse  prevista la progettazione di interi comparti, creava la difficoltà di trovare accordi fra i vari proprietari;
Proprietà molto frazionate e sviluppate  in modo verticale (unità abitative su due o tre piani). Questa realtà non rendeva appetibile l’investimento, anche perché la realizzazione di appartamenti lineari (su uno stesso piano) richiedeva passaggi di proprietà, osteggiato dai singoli proprietari.
Per il recupero del Centro Storico sarebbero state necessarie, e forse lo sarebbero ancora adesso, regole diverse e un sistema di incentivi.
 

Certo, sono anch’io convinto che, nel fare i bilanci storici, non è facile essere pienamente obiettivi. Ho comunque cercato di dare un’immagine e delle motivazioni personali, che riflettono il mio pensiero e che possono servire come mezzo di approfondimento e di discussione su una materia assai delicate e che, peraltro, ha notevoli risvolti di carattere socio-economico.

Bruno Mapelli


 

CONSIDERAZIONI DI GIANCARLO CONSONNI, A 35 ANNI DAL PRIMO PRG DI VERDERIO INFERIORE. Intervista a cura di Marco Bartesaghi

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Giancarlo Consonni (foto da web)





«È un brutto prodotto dal punto di vista professionale ed uno strumento per la distruzione speculativa del paese e del suo territorio»
Con queste parole iniziava la risposta  del PCI alla proposta di piano regolatore (PRG) avanzata dalla maggioranza democristiana di Verderio Inferiore. Era la primavera del 1979.
 

Il testo del Pci era stato scritto dal consigliere comunale Giancarlo Consonni, architetto, urbanista, allora professore associato di Urbanistica del Politecnico di Milano (diverrà professore ordinario nel 1981), ora in pensione da un paio di anni.
A lui rivolgo alcune domande per sapere che effetti provocò quel documento e cosa la minoranza riuscì ad ottenere.


A lui rivolgo alcune domande per sapere che effetti provocò quel documento e cosa la minoranza riuscì ad ottenere.
 

“Il dibattito in Consiglio Comunale fu molto serrato. Devo riconoscere che il gruppo dirigente della Democrazia Cristiana di Verderio dimostrò di essere disposto al dialogo e così con il nostro contributo, critico ma costruttivo, riuscimmo a ottenere alcuni risultati importanti”.
 

Me li puoi indicare?
 

“Ottenemmo un miglior rispetto per il centro storico, oggi indicato dal Piano paesistico provinciale come un patrimonio da salvaguardare.
Un risultato non meno importante è la cancellazione della strada che avrebbe devastato quello straordinario insieme paesaggistico che è la Bergamina”.


La Bergamina

Altre proposte che furono accolte?
 

“Il potenziamento dei parcheggi a nord e a sud del paese e la creazione del percorso pedonale protetto tra l'abitato e il cimitero.
Il Pci verderiese non giocò però solo di rimessa, ma mi seguì anche su due obiettivi strategici che avevo proposto”.

 

A cosa ti riferisci?
 

“All’unificazione di Verderio Inferiore con Verderio Superiore …"
 

obiettivo centrato dopo quasi 35 anni …
 




"… e all’opzione di acquisto di Villa Gallavresi per ospitare gli Uffici comunali, una scelta fortemente osteggiata, prima e dopo la realizzazione del recupero, dall'opposizione del Psi (a Verderio Inferiore di stretta osservanza craxiana)”.

 
Villa Gallavresi

 
In cosa invece non siete stati ascoltati?
 

"Nel dimensionamento del piano regolatore. Si prevedeva un raddoppio della popolazione che si sarebbe potuto verificare solo con una forte immissione di nuovi abitanti da fuori. Il suolo che il Prg prevedeva di urbanizzare era alquanto vasto e questo che ci appariva semplicemente un regalo ai proprietari dei terreni resi edificabili.
Si obbietterà che quelle previsioni sono poi state rispettate. Certo; ma quanto è accaduto non è indice di dinamismo economico, bensì il risultato di una spinta insediativa che più estesamente ha investito l’Altopiano asciutto milanese. Un fenomeno che va sotto il nome di sprawl e che si spiega con la ricerca, da parte degli abitanti della metropoli, di una riduzione dell’incidenza della rendita immobiliare nel costo della casa. Si tratta di un fenomeno colossale che ha segnato gli ultimi trent’anni (una misura la dà l’espulsione di mezzo milione di abitanti da Milano). Ma quanto è stato risparmiato sul fronte della rendita immobiliare presenta due contropartite negative: 1) un estendersi degli spostamenti territoriali obbligati con alti costi in termini di tempo e una lievitazione della spesa per il netto prevalere dei mezzi di trasporto privati; 2) un allentamento delle relazioni di prossimità.
Quanto alla qualità dell’insediamento e del paesaggio, molta della bellezza di un tempo è andata in fumo. Il quadro che oggi abbiamo di fronte è un’ibridazione fra il sistema insediativo storico e la dilagante, anonima, periferia metropolitana, con forte spinte alla disgregazione sociale"

 




C'è qualche punto del documento che oggi, alla luce di quanto è avvenuto in seguito, non riscriveresti?
 

"Non cambierei quasi nulla. Oggi poi tutti, o quasi, concordano sulla necessità di risparmiare suolo per un rilancio dell’agricoltura di qualità, anche nell’ottica di tornare a una filiera corta nel ciclo produzione/consumo degli alimenti. In fondo, con altre parole, alla fine degli anni settanta sostenevamo proprio questo.

Ma non ci sono solo aspetti quantitativi: l’urbanistica non si fa solo ponendo dei vincoli. Senza un progetto forte e condiviso, senza un’azione tesa a tutelare i valori ereditati dalla storia e insieme volta a rispondere alle nuove esigenze e sensibilità, i vincoli sono argini deboli, destinati a essere travolti. Sul versante del paesaggio, per fare un esempio, senza una politica agricola attiva (anche con impegno della politica a tutti i livelli), è difficile, se non impossibile, tutelare i paesaggi agrari e promuoverne la riqualificazione".


Nel tuo recente libro Da grande voglio fare il poeta, scrivi ( e mi sembra che tu faccia riferimento , non solo, ma anche a Verderio): «Dalle villule (Gadda) del primo novecento si sarebbe passati alla sbracata villettopoli di oggi:una motor city fracassona,sregolata, dissipatrice di energie, ignara di ogni buona regola del costruire, divoratrice di campi coltivati e di una bellezza inimmaginabile per chi non l'ha conosciuta».
La domanda è: come giudichi lo sviluppo che si è realizzato a Verderio nei 35 anni (circa) che ci distanziano dall'approvazione di quel PRG? Alla fine, è stato o no  “uno strumento per la distruzione speculativa del paese e del suo territorio?


"Credo di avere già risposto. Credo anche di aver fatto capire che il bilancio non è tutto negativo.
Tra le cose che allora proponevamo – e che non figurano nel documento - c’era anche l’idea di saldare Verderio Speriore e Verderio inferiore attraverso un parco lineare integrato a edifici rappresentativi e servizi sociali, sia esistenti che nuovi: un modo di intendere la fusione tra i due Comuni non come mero fatto burocratico ma come un’opera promossa dalla collettività  che sapesse farsi disegno urbano e paesaggio. In questo eravamo un po’ utopisti; ma, sia pure ridimensionato, quel progetto non è stato del tutto contraddetto dalle scelte compiute.




 




Però mi rendo conto che i bilanci storici ognuno li fa cercando di portare acqua al suo mulino, e probabilmente è quello che ho fatto anch'io con le mie risposte. Sarebbe interessante aprire un contraddittorio con chi la pensa diversamente, a cominciare da chi trenta-quarant’anni fa aveva il potere di decidere". 









12 MARZO 1979. DOCUMENTO DEL PCI DI VERDERIO INFERIORE, IN RISPOSTA ALLA PROPOSTA DI PIANO REGOLATORE DELLA MAGGIORANZA DEMOCRISTIANA.

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Nella primavera del 1979, era aperto il dibattito a Verderio Inferiore, per l'adozione del primo piano Regolatore Generale (PRG). Alla proposta avanzata dalla maggioranza democristiana, gli esponenti di minoranza del PCI, risposero con un documento dettagliato, redatto dal Consigliere Comunale Giancarlo Consonni, architetto, urbanista e, allora, Professore Associato di Urbanistica al Politecnico di Milano. Il documento viene qui presentato e commentato, nei due post successivi, da Giancarlo Consonni stesso  e da Bruno Mapelli, che ricopriva la carica di Sindaco. Ringrazio entrambi per la collaborazione. 
Le fotografie sono mie e c'entravo poco con il testo. M.B.

12 MARZO 1979. DOCUMENTO DEL PCI DI VERDERIO INFERIORE, IN RISPOSTA ALLA PROPOSTA DI PIANO REGOLATORE DELLA MAGGIORANZA DEMOCRISTIANA.

12 marzo 1979
 

La proposta di Piano Regolatore Generale (P.R.G.) per Verderio Inferiore così come è stata presentata, è un brutto prodotto dal punto di vista professionale ed uno strumento per la distruzione speculativa del paese e del suo territorio.
Noi abbiamo voluto indicare in questo documento le modifiche più importanti da apportare per dotare l’amministrazione di uno strumento di programmazione al servizio dell’intera popolazione  e per definire un progetto credibile che migliori la qualità della vita, a partire dalla costruzione di un ambiente su misura dei bisogni sociali e che sviluppi in avanti, rimuovendole ma non negandole, le qualità culturali e sociali che hanno contraddistinto il suo sviluppo storico.
Con questo documento intendiamo dare un contributo costruttivo e chiediamo che anche le altre forze politiche e sociali  esprimano le loro ragioni di sostegno o dissenso rispetto alle proposte di P.R.G. e alle nostre osservazioni critiche.
Dopo il mancato Piano Regolatore Generale intercomunale, dopo la latitanza politica delle altre forze politiche, il P.C.I. richiama tutti ad un maggior impegno, anche su questo problema.
Ritiene necessario, dopo che le forze politiche abbiano espresso per iscritto le proprie posizioni un incontro fra tutte le componenti di Verderio Inferiore e Superiore per un chiarimento sulle prospettive del P.R.G..
I ritardi fanno sì che il nostro partito non accetti ulteriori lungaggini. Pertanto aspettiamo una risposta per iscritto entro quindici giorni, dopodiché ci riterremo liberi da ogni impegno assunto per nostre iniziative autonome.
Il segretario P.C.I. Verderio Inferiore Pirovano Andrea
Il segretario P.C.I. Verderio Superiore Oggioni Maurizio
Il responsabile politico intercomunale Cereda Giancarlo


DOCUMENTO

DIMENSIONAMENTO DEL PIANO. IL RADDOPPIO DELLA POPOLAZIONE È IN CONTRASTO CON LA STAZIONARIETÀ DEL SUO SVILUPPO STORICO: CON TALI PREVISIONI NON SI FA CERTO PROGRAMMAZIONE, MA SI ESTENDE AL MASSIMO UN’EDIFICABILITÀ CHE NON HA RISCONTRO NELLA DOMANDA DI ABITAZIONI ESISTENTE.

a. La previsione al decennio di nuovi 1355 abitanti per Verderio Inf. è al di fuori di ogni logica fondata sul senso comune. Essa inoltre cade nel ridicolo se si analizzano con un minimo di scientificità gli andamenti demografici nelle sue componenti naturale e migratoria.
 
b. I tassi di natalità degli ultimi anni si mantengono relativamente bassi, nell’ordine di 1,5 nati per mille abitanti. I tassi di incremento naturale (nati-morti) sono decisamente bassi a causa anche del fatto che la piramide della popolazione (che il progettista si guarda bene dall’esaminare), mostra un accentuato invecchiamento relativo alla popolazione. La differenza nati-morti, mostra, dal 1965 al 1978, un incremento medio di 5 abitanti l’anno. Anche supponendo di adottare la media degli ultimi quattro anni (cioè 8 abitanti in più all’anno) l’incremento naturale non supererà, con ogni probabilità, gli 80 – 100 abitanti in totale.
 
c. Ciò significa che la previsione di 1355 abitanti nuovi non può che fondarsi su un incremento attribuibile all’immigrazione di almeno 1255 (cioè 1355-100) abitanti nuovi.
 
d. Cioè 125 abitanti in media all’anno che dovrebbero venire ad abitare a Verderio Inf. nei prossimi 10 anni.
 
e. Su quali previsioni di sviluppo industriale e di espansione dei posti-lavoro si fondi una tale previsione, è assolutamente un mistero.
 
f. La relazione del P.R.G. di questo rapporto tra popolazione e lavoro, si occupa solo marginalmente ed in modo confuso e scorretto, arrivando a commettere grossolani errori di confusione tra posti-lavoro situati in Verderio (addetti) e lavoratori residenti (attivi).
 
g. Detto questo allora non vi può essere alcuna spiegazione scientifica che giustifichi una previsione così fuori misura: essa è dettata solo dalla logica di favorire una espansione non controllata dell’edificazione.
 
h. Il vero dato che alla fine chiarisce le finalità della proposta di P.R.G. è che essa premia determinati settori della proprietà fondiaria: almeno 130/140.000 mc di nuova edificazione, un investimento pari a 11/12 miliardi di edilizia residenziale.

Via Zamparelli

LE MODALITÀ DI ATTUAZIONE E DI DEFINIZIONE DELLA ZONIZZAZIONE PRESENTANO MOLTE SCORRETTEZZE E SI PRESTANO A PERICOLOSE DISTORSIONI.

Se l’adozione dei P.L. (Piani di lottizzazione) è un passo avanti contro il rilascio di licenze singole, cionondimeno si commettono nuove grosse scorrettezze.
 
a. Il P.R.G., così come è concepito, è tutto al servizio dell’iniziativa privata, in quanto separa nettamente le aree di realizzazione dei servizi dalle aree di espansione residenziale.
Non prevedendo la contemporanea realizzazioni degli interventi privati e di quelli pubblici, si rischia fortemente di consentire solo la realizzazione degli interventi di speculazione edilizia e non la realizzazione delle infrastrutture primarie e secondarie relative.
Al contrario andrebbero previsti P.L. in cui siano compresenti sia le aree residenziali che quelle per servizi in modo da
1) Ripartire tra i proprietari i vantaggi e gli oneri, eliminando le palesi sperequazioni presenti nell’attuale proposta di P.R.G.
2) Imporre la diretta realizzazione delle opere primarie e parte di quelle secondarie ai privati stessi, oppure, nel caso in cui tali opere vengano realizzate dal Comune, imporre adeguati oneri e convenzionamenti alla proprietà.
Se non si attuano tali misure, la collettività sarà costretta a pagare per opere che favoriscono la rendita privata e con ciò a limitare l’intervento sulle opere di servizio secondario.
Le contraddizioni che denunciamo sono presenti in modo palese nei P.L. previsti intorno ad aree destinate a servizi:
1) Nell’area residenziale di espansione sud-est;
2) Nell’area residenziale di completamento-espansione ad ovest;
3) Nella zona industriale all’estremo ovest.
 
b. Il criterio di attribuire ai P.L. una densità su basi “fondiarie”, o su basi “territoriali” , ma che escludono le strade da realizzare a supporto delle lottizzazioni stesse, fa sì che il costo di tali strade venga accollato al Comune, anche quando esse sono ad esclusivo interesse “di quartiere”. Al contrario dovrebbe essere la proprietà (che vede aumentato il proprio valore, proprio grazie a quelle strade che la rendono edificabile e che essa stessa dovrebbe realizzare) a pagare la quota competente conferendo anche i terreni necessari.
 
c.  Per l’area C2 di espansione è prevista una densità di 6.000 mc per ha: ciò è in contrasto con l’art. 23 della Legge Regionale 51, del 15/4/1974, in cui è prevista una densità minima di 10.000 mc/ha nelle zone di espansione.
 
d. Nella zona B1 (“intensiva di ristrutturazione”, nel centro abitato) si prevede una densità decisamente superiore all’esistente. La concessione di edificabilità per altezze superiori ai 2 piani, finirà di fatto con il distruggere l’unitarietà ambientale delle “corti” che hanno come altezza comune i due piani. C’è inoltre una evidente contraddizione tra la delimitazione con P.L. e la possibilità contemplata di rilasciare licenze singole. Il risultato sarà la programmazione del caos, se non si risolvono tali contraddizioni.
 
e. Nella zona edificabile a ovest sono previsti P.L. quali aree di nuova espansione che invece vanno qualificate come aree di complemento, essendo già in buona parte edificate.
 
f. C’è un evidente errore a p. 8 dell’allegato “Norme tecniche di attuazione”, a proposito delle distanze minime da edificio a edificio, che devono essere portate a m 12, se la distanza dei confini deve essere 6 metri minimo.
 
g. Per quale criterio la zona di rispetto cimiteriale non è uniforme, ma su due lati è di 50 metri e di 100 metri sugli altri due?
 
h.  La protezione paesistica ed ambientale è prevista nel piano in termini irrisori, se non ridicoli. Non è per esempio contemplata la necessità di salvaguardare l’unità aziendale ed ambientale della “Bergamina” e non solo l’edificio in sé.
 
i. Non è infine prevista alcuna opera di sistemazione idrologica delle aree oggi dissestate dagli interventi “pirata” attuati dalla giunta di Verderio Superiore, in materia di fognatura a “cielo aperto” sul territorio comunale di Verderio Superiore.

Il "territorio" della Cascina Bergamina, oggi inserito nel Parco del Rio Vallone


IL P.R.G. PREVEDE LA DISTRUZIONE QUASI TOTALE DEL CENTRO STORICO E LA SUA RICOSTRUZIONE AD OPERA DELLA SPECULAZIONE IMMOBILIARE.

La scelta di “permettere trasformazioni radicali del vecchio nucleo” che non rivestirebbe, a detta del progettista del P.R.G., particolare importanza né storica né architettonica” ci sembra inaccettabile per diversi motivi:
 
a. Si usano criteri nella valutazione dell’impianto urbanistico e della sua funzionalità propri di una cultura del “piccone demolitore”, che da tempo è stata criticata e indicata come causa di molti misfatti compiuti sui tessuti abitati nel ventennio fascista e anche nel dopoguerra.
 
b. Non è allargando un percorso tortuoso nel centro storico che si rende più agevole il traffico: semmai lo si aumenta, creando congestione ed intasamenti. Al contrario il traffico nel centro va alleggerito con un opportuno sistema di parcheggi (quelli previsti vanno semmai potenziati) e con un percorso nord-sud che passi più aderente possibile al vecchio centro abitato e che si riconnetta organicamente ad un tracciato coerente nel Comune di Verderio Superiore.
 
c. Oggi la dinamica del settore edilizio e soprattutto la domanda di case espressa dalla popolazione non è certo quella della ricostruzione globale previo radicale abbattimento (come previsto dal piano) di gran parte dell’edilizia più vecchia.
Ciò che semmai la popolazione richiede è la possibilità di sistemare l’esistente, rendendolo più abitabile e dotato dei servizi igienici necessari.
 
d. In questo senso, il Piano Regolatore dovrebbe prevedere un Piano Particolareggiato per l’area centrale, in cui si definiscono norme e linee progettuali di massima, per attuare gradualmente ed organicamente l’opera di recupero degli edifici esistenti.
 
e. A nostro avviso sarebbe un delitto distruggere totalmente le caratteristiche storiche, l’insediamento a “corte”, dati i grandi vantaggi sul piano delle relazioni umane che questo impianto urbanistico offre.
Si tratta semmai di esaminare gli esempi di recupero messi in atto non tanto in città di grandi dimensioni (come Bologna), ma su insediamenti di origine rurale. È possibile fare dell’ottima edilizia rispettando i volumi esistenti, modificandolo dove è necessario dall’interno ed eventualmente, per le parti più fatiscenti (stalle, fienili, porcilaie, ecc.), innestando parti nuove, che si armonizzino per altezza, numero dei piani e morfologia, con gli edifici esistenti. Questa opera di progettazione dovrebbe essere offerta dal Comune (almeno per i piani di massima) ai piccoli proprietari, che dovrebbero consorziarsi per attuare le opere di risanamento.
Allo scopo la legge urbanistica prevede l’istituto del comparto. Inoltre vi è la possibilità concreta di utilizzare i fondi per il piano casa per il recupero degli edifici vecchi, costituendo apposite cooperative tra i proprietari.
 
f. È scorretta una elaborazione del piano su un centro abitato che non parta dal calcolo esatto della volumetria residenziale esistente ed operi un confronto con la volumetria residenziale prevista. In questo modo si fanno passare “incentivi volumetrici” probabilmente elevati per scatenare gli appetiti di immobiliari che non opereranno certo a partire dai bisogni reali della popolazione.
 
g. L’aumento di volumetria in centro è destinata a creare fenomeni di congestione, non certo a risolverli, e gli intralci che ne deriverebbero per il traffico non sarebbero certo risolti dall’allargamento della strada, che, proprio perché più larga, finirebbe con attirare traffico di transito, che invece dovrebbe essere dirottato su un percorso alternativo nord-sud.


Via Tre Re

INUTILE, COSTOSISSIMA, DISTRUTTRICE È LA STRADA DI CIRCONVALAZIONE EST-OVEST, PREVISTA DAL P.R.G. A SUD DEL PAESE.

Oltre a quello della distruzione-ricostruzione globale del centro, il fatto più sorprendente del piano è la previsione di una nuova strada est-ovest. Questo intervento è sbagliato e da contrastare per i seguenti motivi:
 
a. Non c’è una domanda di traffico sufficiente a giustificare un’opera di questo tipo: di strade est-ovest ce ne sono già tre nell’arco di un chilometro e mezzo.
 
b. La scelta di questa circonvallazione è anch’essa frutto di un modo di fare urbanistica vecchio: cosa significa su questa scala una strada che non serva gli insediamenti? Se si sceglie di sviluppare l’insediamento sull’asse nord-sud (per integrare i due comuni di Verderio, diciamo noi) perché questa strada?
 
c. Questa strada è proprio un classico e ulteriore esempio di distruzione di quel paesaggio agrario che si pretenderebbe di difendere con il piano.
 
d. Viene il sospetto, oltretutto, che si voglia proprio favorire quell’ “insediamento industriale”, collocato in zona agricola, che oggi finalmente si ha il coraggio di riconoscere come illegale.
 
e. I costi di questa strada sono oltretutto tali che, se venisse realizzata, assorbirebbe da sola tutti gli oneri di urbanizzazione derivanti dal rilascio di licenze edilizie per realizzare tutta l’espansione prevista dal piano.

L'insediamento industriale citato al punto d e, nella foto sotto, l'area che sarebbe dovuta essere attraversata dalla nuova strada



LE SCELTE SUI SERVIZI, LOCALIZZATI IN POSIZIONE “DI QUARTIERE”(SCELTA IN PARTE CONDIVISIBILE) E IN POSIZIONE MARGINALE RISPETTO ALL’ESPANSIONE DELL’ABITATO (SCELTA NON CONDIVISIBILE) RISCHIANO, NEL PROGETTO DI P.R.G. DI AFFOSSARE DEFINITIVAMENTE LA PROSPETTIVA DI UNA CONCENTRAZIONE INTERCOMUNALE DI SERVIZI COMUNI (SPORT, BIBLIOTECA, ecc.).

Il P.R.G. rischia di togliere di mezzo le poche possibilità ancora esistenti di saldare, attraverso una cerniera di servizi, i due comuni. I fazzoletti destinati alle funzioni sportive, culturali, ricreative, ecc. rischiano così di rimanere campi brulli, indicazioni sulla carta. Per realizzare la saldatura sarebbe necessario concentrare quei fazzoletti per servizi previsti dal P.R.G., ai margini dell’abitato futuro (quindi in posizione troppo isolata dall’abitato e in dimensioni troppo piccole perché spezzettati). La concentrazione andrebbe realizzata a nord dell’abitato, sulla strada per Verderio Sup., tendendo a coinvolgere nel piano dei servizi anche le ville private.
È in questo tono che dovrebbero essere collocati i servizi di interesse comunale e sovracomunale, mentre le due aree di servizi, previste ad est e a ovest della piazza centrale, andrebbero adibite a giardino pubblico attrezzato, da collegarsi con un percorso pedonale e ciclabile che le colleghi, passando tangenzialmente alla chiesa e per Piazza Annoni.






La Via dei Municipi (già via delle Rimambranze, a V.S.), con l'edificio scolastico


LE SCELTE PER L’EDILIZIA ECONOMICO POPOLARE VANNO DECISE CONTEMPORANEAMENTE ALL’ADOZIONE DEL P.R.G. MANTENENDO APERTA LA PROSPETTIVA INTERCOMUNALE.

Non possiamo accontentarci della promessa verbale che le zone definite come C1 saranno destinate al piano per l’edilizia economica popolare.
Tale piano (167) in una corretta gestione amministrativa dovrebbe essere varato contemporaneamente al P.R.G.
Con esso si può coprire il 60% della volumetria di espansione prevista nel P.R.G.
Sarebbe comunque utile, per non fare previsioni demagogiche, sondare la possibilità per un piano intercomunale di edilizia economica popolare (167) tra i due Verderio. L’intervento, per essere effettivamente realizzato, dovrebbe essere concentrato in posizione baricentrica tra i due comuni.





PASQUA 2015

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"... io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".

Il testamento di Tito, Fabrizio De André, 1970


Fotografia: particolare di "Via Crucis"dello scultore Andrea Jori. Mantova, 1996.

PER NON DIMENTICARE: MAPPA DELLA MEMORIA di Anselmo Brambilla e Alberto Magni

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L'articolo che vi presento era già stato pubblicato su questo blog il 15 agosto 2010. Ve lo ripropongo poiché Anselmo Brambilla e Alberto Magni, martedì 21 aprile, alle ore 21,00, in Villa Gallavresi (viale dei Municipi, Verderio), presenteranno la mappa: "Per non dimenticare". M.B.
 
 




Lo scopo di questa mappa, che potremmo definire: PER NON PERDERE LA MEMORIA, è quello di fissare visivamente e concretamente le località che videro o furono teatro di eventi tragici o valorosi durante il periodo della guerra di liberazione che coinvolse anche la nostra parte di Brianza. La memoria di quei fatti sta pian piano spegnendosi. Attraverso i documenti e i ricordi di coloro che vissero quei tragici momenti abbiamo cercato di approfondire alcuni aspetti delle vicende anche se in modo succinto e schematico. La serie di località dove avvennero i fatti sono tutte circoscritte in un'area abbastanza ristretta, la Brianza meratese con al centro il rilievo collinare del San Genesio. Questa relativa vicinanza e l'ambiente ancora abbastanza piacevole e non eccessivamente deturpato può essere utilizzato per la creazione di un percorso che tocchi tutti questi posti in una specie di giro per non dimenticare le conseguenze di quello che è stato il fascismo e la dittatura.



La mappa è stata patrocinata dall'A.N.P.I. provinciale di Lecco
Ricerca e testi: Anselmo Brambilla e Alberto Magni
Fotografie: Giovanni Chiaffarelli
Grafica: Attilo Tripodi
Stampa: Tipografia Ripamonti Renato

1 -  OSNAGO  - Cippo - 28 ottobre 1943 uccisione di Gaetano Casiraghi
 
Osnago, via Roma

Gaetano Casiraghi di Osnago, detto Ul Galet , classe 1884, fu impiccato per ordine dei nazisti il 28 ottobre 1943, perché sorpreso a tagliare e prelevare alcuni metri di filo di rame dalle linee telefoniche poste dai tedeschi. L'esecuzione, per dare un esempio, doveva avvenire a Merate il giorno del mercato, ma il timore di disordini convinse i tedeschi a spostarla a Osnago. 


2 - GIOVENZANA - Foto del paese, chiesa e baita Pessina, 11 ottobre 1943
Don Riccardo Corti

L'11 ottobre 1943, alle 4 del mattino, il piccolo paese situato sulla collina del San Genesio venne circondato da truppe e autoblindo delle S.S. tedesche e della Guardia Nazionale Repubblicana, alla ricerca di prigionieri fuggiti dai campi di concentramento e militari sbandati.
Catturano cinque prigionieri alleati che erano fuggiti dal campo di concentramento di Ponte S. Pietro nelle vicinanze di Bergamo e, ritenendoli responsabili di aver dato asilo agli ex prigionieri, arrestano il parroco, don Riccardo Corti, e suo fratello, padre Ferruccio Corti del P.I.M.E. Alla baita di Pessina, nei boschi sopra il piccolo paese, i nazifascisti trovano due spagnoli, ex militari alleati nascosti, Josè Martinez e Andrea Sanchez e li uccidono.
Il paese corse il rischio di essere raso al suolo per aver prestato aiuto a militari fuggiti da campi di prigionia, si salvò dalla rappresaglia solo grazie al coraggio dell'anziano sacerdote che si assunse tutta la responsabilità di aver dato asilo agli ex prigionieri.
Condannato ai lavori forzati, aveva circa settant'anni, venne inviato in Germania (Mauthausen), fu liberato diciassette mesi dopo per l'intervento personale del Cardinale Idelfonso Schuster

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3 - VERDERIO SUPERIORE - Arresto fratelli Milla, ebrei - 11 dicembre 1943 *
 
Verderio Superiore, Largo della Battaglia
Proveniente come sfollata da Milano, dall'inizio del 1942 all'ottobre del 1943, venne ad abitare in Verderio Superiore, la famiglia Milla, composta da tre sorelle, Laura, Lina, Amelia, e un fratello, Ferruccio. Nell'ottobre del  1943 tutti vennero arrestati, in quanto ebrei, da militari tedeschi: a Verderio Superiore Ferruccio, qualche giorno dopo, a Milano, le sorelle.
Con Ferruccio fu arrestato anche un fratello, Ugo, che aveva raggiunto i famigliari da non più di due giorni. Riuscirono a fuggire invece la moglie di quest'ultimo, Lea Milla, e la figlia, Serena,  di 10 anni.
Il  6 dicembre i cinque arrestati furono "trasportati" ad Auschwitz, da dove non fecero più ritorno.

*La ricostruzione della vicenda della famiglia Milla si trova in questo blog sotto l'etichetta "Giorno della Memoria"


4 - VALAPERTA - Rappresaglia ed eccidio - 3 gennaio 1944
 
dall'alto:G. Colombo, M.Villa, N.Vitale, N.Beretta

Il  23 ottobre  1944 un milite del distaccamento di Missaglia della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.), tale Gaetano Chiarelli, inviato nella frazione di Valaperta per cercare informazioni su di un renitente alla chiamata alle armi, sparisce, pare ucciso da un gruppo di partigiani.
Alle 22,30 dello stesso giorno una quindicina di brigatisti neri piombano su Valaperta, comandati dall'ing. Emilio Formigoni, comandante del locale distaccamento della Brigata Nera. I militi della G.N.R., sparsi per la cascina, sparano all'impazzata nei cortili, incendiando le stalle ed i fienili, razziando le case, percuotendo le persone inermi per giorni allo scopo di ottenere i nomi dei responsabili dell'uccisione del Chiarelli.
Nei mesi di novembre e dicembre attraverso duri interrogatori degli abitanti di Valaperta, i fascisti riescono ad individuare dei partigiani che a loro dire erano i responsabili dell'uccisione del milite della G.N.R.. Alla fine  vengono arrestati quattro partigiani ritenuti colpevoli del fatto: Natale Beretta, 25 anni,  e Gabriele Colombo, 23 anni, di Arcore, Mario Villa di Biassono e Nazzaro Vitali di Bellano. Il Beretta e il Colombo erano stati catturati dai fascisti il giorno 15 dicembre 1944, durante un rastrellamento.
La mattina del 3 gennaio 1945 a Valaperta i quattro vengono fucilati. L'esecuzione fu eseguita da militi della G.N.R. di Missaglia e Merate. Alla stessa erano presenti: il Commissario prefettizio di Casatenovo, prof. Firmiani, il medico condotto dott. Della Morte e il comandante della Brigata Nera di Missaglia, ing. Formigoni. 


5 - MONDONICO - Targa - 23 gennaio 1944, arresto e deportazione  di Aldo Carpi
 


Mondonico, Via Gola  La casa dove visse e fu arrestato Aldo Carpi
La mattina del 23 gennaio 1944, venne arrestato il pittore Aldo Carpi, presente nel paesino in quanto sfollato da Milano con la famiglia.
Aveva 58 anni ed era titolare della cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti. Inviato in campo di concentramento di Gusen ritornerà in Italia verso l'agosto del 1945.




6 - CALCO - BRIVIO - Scontro con colonna tedesca in ritirata - 26 aprile 1945
il cippo si trova alla rotonda prima della salita di Calco

Il giorno 26 aprile 1945 un gruppo di partigiani di Olgiate Calco stipati su un camion, si scontrano sulla strada statale che da Calco porta a Lecco,nella zona detta del ponte del Bruco, al confine tra il comune di Calco e quello di Brivio, con una colonna tedesca in fuga. Nello scontro l'autocarro investito dai colpi di mitraglia si incendia e muoiono i due autisti: Pietro Ripamonti, nato a Calco il 6 febbraio 1916, ed Enrico Mandelli nato a Calco il 26 marzo 1919.

7 - ROVAGNATE - Monumento - 26 aprile 1945 notte si sangue
 
Foto tratta dall'originale della mappa
Guidati dal Comandante Sass (Pietro Sasinini) circa 120 partigiani della Brigata Puecher, nel pomeriggio del 26 aprile accorsero a dar man forte ai colleghi di Merate, nel tentativo di costringere alla resa il presidio tedesco, composto da più di 500 S.S. Ostturken, originari del Turkestan, sparsi fra Merate , Calolzio e Gandino. 
8 - VERDERIO SUPERIORE - Monumento - 28 aprile 1945 fermata colonna tedesca**
Incrocio via Contadini Verderiesi e via L. Gasparotto
Un gruppo di partigiani di Verderio e paesi vicini, convinse alla resa una colonna tedesca in ritirata composta da: 50-60 autocarri, forse di più, mezzi blindati con mitragliatrici antiaeree ed alcuni cannoni semoventi; sugli autocarri ci sono viveri e oggetti vari, frutto delle razzie compiute nella ritirata, munizioni e circa 300-400 soldati armati di mitragliatrici, fucili e fucili mitragliatori.
**Notizie su questo avenimento, in questo blog sotto l'etichetta "Regime fascista e Liberazione"
9 - BEVERATE DI BRIVIO - Cattura e fucilazione del gerarca Roberto Farinacci
Il gerarca Roberto Farinacci, soprannominato Ras di Cremona, era nato a Isernia nel Molise il 16 ottobre 1892, terzo figlio di una coppia napoletana.
Di fede socialista, era stato, prima di fare il salto della quaglia, sindacalista dei ferrovieri; come squadrista si distinse per il suo carattere violento, fu spesso protagonista di assalti e spedizioni punitive nei confronti di Camere del Lavoro e Case del Popolo.
Il 25 aprile 1945, Farinacci, aggregato ad una colonna fascista composta  da circa 60 automezzi, da Cremona tentò di raggiungere Como, ma avvisato dai suoi scagnozzi che nella zona di Rovagnate il transito era oltremodo pericoloso per la presenza di gruppi partigiani, decise di cambiare direzione e di prendere la strada per Lecco.
La manovra non passò inosservata ai partigiani della 104esima, i quali precedentemente avevano istituito un posto di blocco, sulla strada Milano-Lecco, all'incrocio di Calco in località Pomeo.
Rapidamente un gruppo di patrioti partì all'inseguimento della vettura, e dopo un intenso scambio di colpi, uno dei quali centrava una gomma dell'auto, costrinse il Gerarca a fermarsi davanti al cancello dello stabilimento Rivetti di Beverate e ad arrendersi.
Trasferito a Vimercate il giorno 28 aprile, sarà successivamente processato da un Tribunale Speciale, condannato a morte e immediatamente fucilato. La decisione fu presa anche in base  alle direttive del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.
10 - OLGIATE MOLGORA - Mitragliato
Mentre era intento al lavoro nei campi, il 26 aprile 1945 veniva ucciso da una raffica di mitraglia conseguente allo scontro di Calco il contadino Severino Brambilla.
LE GUARNIGIONI NAZI-FASCISTE PRESENTI IN ZONA
MERATE -  Distaccamento della XI Brigata Nera Cesare Rodini, nella ex-caserma  dei carabinieri di Merate, in via Sant'Ambrogio, composto da circa 50 militi. Comandato dal capitano Giuseppe Gaidone, professore delle medie del Collegio Manzoni.
MERATE - Comandato dal Tenente Generale Harun el Raschid Bey era di stanza nel paese il comando generale delle truppe SS "mongole" (ex prigionieri "mongoli"inquadrati  dai tedeschi nelle SS), acquartierati  presso il Collegio delle Dame Inglesi dalla Pasqua del 1944 (oggi via Mons. F. Colombo, allora via Collegio delle Dame Inglesi)
MERATE - Comando 81° reggimento SS italiane agli ordini del colonnello Federico Degli Oddi.
MERATE - Comando tedesco dell'Aviazione "Luftwaffe" dell'Italia settentrionale nella Villa Sala ( oggi via Donato Frisia, allora via Indipendenza)
MERATE - Distaccamento P.S. (Pubblica Sicurezza)
MERATE  - Frazione Cicognola - Tribunale Militare delle SS
MERATE - Campo di  rieducazione R.M. (recupero morale) costituito per il recupero morale dei giovani traviati dalla propaganda sovversiva.
MERATE - 25 fra case e ville, con relativo mobilio, suppellettili, vasellame e biancheria, vennero requisite subito dopo l'8 settembre del 1943 dalle autorità germaniche attorno a via Terzaghi, chiusa al traffico e trasformata in un'isola tedesca, per insediarvi ufficiali di grado elevato e comandi vari, con l'espulsione forzata nel giro di tre o quattro ore di 50 abitanti.
BARZANÒ - Distaccamento P.S.
BARZANÒ - Distaccamento di SS italiane.
CASATENOVO - Distaccamento di SS italiane.
MISSAGLIA  - Distaccamento di SS italiane e tedesche a Villa Sormani di Contra.
I tre distaccamenti  Ss di Barzanò, Casatenovo e Missaglia disponevano complessivamente di circa 400 militi.
MISSAGLIA - Distaccamento di 15 uomini delle Brigate Nere.
MISSAGLIA - Distaccamento di 10 uomini (ex carabinieri) della Guardia nazionale Repubblicana.
MISSAGLIA - Distaccamento di 8 uomini di P.S.
BRIVIO - Distaccamento di 11 uomini della G.N.R.
BRIVIO - Distaccamento di 8 uomini di P.S.
ROVAGNATE  - Villa del Sacro Cuore. Tenenza della P.S. comandata dal Maresciallo Pietro Ciceri. Composta da circa 22 agenti.

SEDI DI RIUNIONI DI PARTIGIANI SUL SAN GENESIO
MONASTIROLO, GIOVENZANA, AIZURRO
Furono i luoghi dei primi incontri dei resistenti. Si prestavano allo scopo per essere paesini abbastanza isolati posti alle falde della boscosa collina del San Genesio.


SEDI DI RIUNIONI DI PARTIGIANI DELLA ZONA MERATESE
VIZZAGO DI PAGNANO - Villa Bagatti-Valsecchi
CERNUSCO LOMBARDONE - Cantine di Villa Rusca; abitazione di Mauro Laeng.
MERATE - Via Donato Frisia (allora via Indipendenza).
ROBBIATE - Villa Guerrero
OLGIATE MOLGORA - Dopo l'8 settembre 1943 per un po' di tempo si ha notizia di un giornale clandestino stampato in una tipografia installata in una casa del paese. Il piccolo giornaletto di chiara matrice antifascista si chiamava "Pace e libertà" e molto spesso non trovava altra via di diffusione che l'affissione clandestina notturna sui muri esterni delle abitazioni.































QUALCHE DOMANDA AL SINDACO DI VERDERIO, ALESSANDRO ORIGO, A UN ANNO DALLA NASCITA DEL NUOVO COMUNE di Marco Bartesaghi

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Alessandro Origo





È passato poco più di un anno dal 4 febbraio 2014, quando il Consiglio Regionale Lombardo, prendendo atto dei risultati dei referendum consultivi svoltisi a Verderio Inferiore e Superiore l’1 dicembre 2013, ha fuso i due comuni in un unico Verderio. 
Poco meno di un anno, invece, è trascorso da quando, dopo le elezioni amministrative del 25 maggio 2014, è stato eletto il nuovo Consiglio Comunale e il nuovo sindaco, Alessandro Origo. A lui, per un primo bilancio sul lavoro della sua amministrazione, ho sottoposto alcune domande alle quali, per iscritto, mi ha gentilmente risposto. Lo ringrazio.

Domanda (D) - Nel programma della lista con cui ti sei presentato alle elezioni comunali, “Siamo Verderio”, c’era l’obiettivo di dimostrare ai cittadini “i vantaggi gestionali ed economici e l’incremento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti, derivanti dalla fusione dei due Comuni”. Sono passati solo alcuni mesi dall’insediamento della nuova amministrazione comunale: è troppo presto per vedere qualcuno di questi vantaggi o pensi che qualche risultato sia già stato ottenuto?
Risposta (R) - Per quanto riguarda i miglioramenti gestionali e l’incremento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti, sono a ribadire che sono obiettivi che ci siamo prefissati di raggiungere e che vengono confermati, ma la valutazione dei risultati dovrà essere fatta non sul breve termine ma sul medio-lungo termine in quanto il procedimento della fusione è complesso poiché richiede una riorganizzazione degli uffici, una riallocazione di persone, di competenze e di responsabilità, un intervento di risistemazione degli immobili, di unificazione dei sistemi gestionali ed informatici, ecc.
La fase iniziale con il Commissario prefettizio è stata quella più difficile in quanto, per la non lungimirante normativa regionale sulla fusione dei Comuni, dal 04.02.2014 il Commissario si è trovato ad operare senza avere gli elementi basici necessari al nuovo Comune per fornire i servizi (banche date unificate, codice ISTAT, fiscale, catastale, partita IVA, ecc.); tutto ciò nella fase iniziale ha creato non pochi problemi ai Cittadini. Va dato atto ai dipendenti di avere operato nel migliore modo possibile che quella situazione consentiva.
Comunque la fusione e l’aver messo assieme i 17 dipendenti ha già portato a dei miglioramenti gestionali, operativi, come: presenza continua negli uffici di professionalità equivalenti, anche in caso di assenza di qualcuno, dovuta a ferie, malattia, ecc.; diminuzione di circa 5.000 documenti protocollati nel 2014 (rispetto ai complessivi documenti protocollati negli ex 2 Comuni); minori atti amministrativi redatti (deliberazioni, determinazioni, ecc.); eliminazione degli adempimenti (previsioni consuntivi, variazioni, ecc.) conseguenti alle gestioni associate dei servizi in essere tra gli ex Comuni; ecc.
Dal punto di vista economico già ci sono stati dei vantaggi: il contributo straordinario dello Stato di Euro 257.073,25 (per 10 anni) ha consentito alcuni interventi di riduzione delle imposte - tasse comunali, seppur limitati, che ha riguardato una parte consistente della popolazione.
 

 
Con il sindaco, da sinistra, Monica Colombo, delegata alla cultura, Denise Motta, delegata allo sport, Maria Letizia Boz, assessore all'istruzione


La scelta è stata quella di unificare verso il basso le tariffe che c’erano in precedenza nei due ex Comuni. Ciò ha portato a diminuire dall’0,80 al 0,78 % l’IMU, ad allineare allo 0,30 % con esenzione a 26.000 Euro l’addizionale comunale IRPEF (in essere nell’ex Verderio Inferiore). La conseguenza è stata l’esenzione per migliaia di cittadini e solo un lieve aggravio (dallo 0,20 % allo 0,30 %) per un limitato numero di Cittadini di ex Verderio Superiore. Inoltre è stato ridotto il contributo trimestrale per il trasporto scolastico da 81 a 70 Euro.
Tutto ciò è stato reso possibile a seguito della fusione che per 5 anni ci esenta dal patto di stabilità. Se non fosse avvenuta, i due ex Comuni di Verderio sarebbero stati sottoposti al patto di stabilità che nel 2014 avrebbe obbligato ad un risparmio forzoso di circa 190.000 Euro a testa, che avrebbe comportato sicuramente un aumento delle tasse locali. Con la fusione abbiano inoltre la possibilità di fare investimenti utilizzando l’avanzo di amministrazione del 2012-2013-2014 per circa 1.498.000 Euro.
Abbiamo potuto partecipare al bando regionale “Voucher digitale – Infosecurity”, riservato ai Comuni fusi e alle Unioni di Comuni, e ci è stato assegnato un contributo di 24.369,50 € per l’acquisto di nuovi computer, server, la messa in rete dei due edifici, ecc.


D - La nascita del nuovo comune ha comportato la riorganizzazione degli uffici, in primo luogo la fusione di due gruppi di lavoratori. Diciamolo francamente: questo era un tema che preoccupava un po’ tutti prima delle elezioni. Come è andata questa fusione? Ci sono state o ci sono ancora difficoltà? Come pensate di superarle?
R - E’ un processo in fase di attuazione. Abbiamo approvato una nuova struttura organizzativa, un funzionigramma e ridefinita la pianta organica. Sono state individuate le aree delle posizioni organizzative, adottato un sistema per la graduazione e la pesatura delle posizioni organizzative. Ora si sta lavorando per la definizione di nuovi orari di apertura al pubblico degli uffici, con conseguente disciplina dell’orario di lavoro del personale dipendente, anche in relazione alla ricollocazione degli uffici che si realizzerà nei prossimi mesi.

Importante il coinvolgimento dei dipendenti comunali in questo progetto al fine di avere la massima collaborazione e un atteggiamento proattivo (1) per fare fronte alle immancabili problematiche che sorgono soprattutto nella fase iniziale di operatività del nuovo Comune.
Non nascondo l’esistenza di alcune problematiche, ma c’è la necessità di superare il transitorio disagio che il cambiamento di gestione delle risorse economiche ed umane inevitabilmente sta provocando; alla fine di questo passaggio obbligato ci attendiamo una migliore utilizzazione delle risorse umane sia a livello di personale politico che amministrativo, ed anche un vantaggio economico associato alla struttura più capace e meglio organizzata. 



Un ufficio nell'edificio dell' ex municipio di Verderio S.


D - Il secondo aspetto del problema della riorganizzazione degli uffici è quello della loro sede. Avete scelto di concentrarli tutti nell’ex municipio di Verderio Superiore, facendo i lavori necessari per adattare l’edificio alle nuove esigenze: a che punto sono questi lavori e quale spesa comportano?
R - Premesso che le due strutture comunali, comunque, rimangono sedi di erogazione di servizi,  pur se differenziati, abbiamo deciso di unificare in una unica struttura tutti gli uffici per ragioni di efficienza, economicità, operatività tra gli uffici e verso gli utenti - Cittadini.
Per gli spazi disponibili, la sede più idonea per contenere tutti gli uffici si è evidenziata quella dell’ex Comune di Verderio Superiore, che però richiede una ristrutturazione interna, un miglioramento degli impianti tecnologici e una sistemazione del cortile esterno per facilitare gli accessi.
Sono in fase di progettazione gli interventi che consistono in:
-    opere di manutenzione straordinaria degli interni e del cortile esterno, per un ammontare  di circa 205.000,00 Euro;
-    potenziamento ed estensione dell’impianto di raffrescamento (ex sede della Banca) per un ammontare di circa 60.000,00 Euro;
-    lavori di adeguamento / rifacimento impianti elettrici, cablaggio, impianto telefonico, antintrusione, videocitofono per un ammontare di circa 77.000,00 Euro,
La cifra complessiva è quindi di circa 342.000,00 Euro.
I documenti sono stati inviati alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici; dobbiamo approvare il bilancio di previsione con le risorse finanziarie necessarie; si conta di completare i lavori entro fine 2015, dopodiché seguirà la riallocazione degli uffici comunali.



La sala Consiliare di Villa Gallavresi

D - È vero che avete destinato una cifra di 350.000 euro per l’acquisto e l’adattamento di un magazzino per i mezzi e le attrezzature comunali? Qualcuno pensa che sia una spesa eccessiva. Cosa rispondi?
R - Il nuovo Comune ha necessità di spazi da adibire a magazzino / autorimessa, che consentirà anche di cessare un oneroso contratto di un box - magazzino. C’è la possibilità di acquisire un magazzino in prossimità della sede comunale, con annessa un’area di circa 400 mq. che potrà essere utilizzata dalla scuola primaria.
Nel programma triennale  delle opere pubbliche 2015-2017 abbiamo previsto una somma di 350.000 Euro per l’acquisizione e la ristrutturazione dell’immobile. La somma è solo una stima di massima in quanto il costo per l’acquisto deriverà anche dalla valutazione che farà l’Agenzia del Territorio, mentre l’importo dei lavori di ristrutturazione sarà determinato dalla progettazione conseguente all’acquisto.
Certo la spesa non è trascurabile ma la si ritiene necessaria per avere più spazi come magazzino, più giardino per la scuola primaria e risparmio di spese di locazione.

D - Si era detto che, grazie alla fusione, il nuovo Comune avrebbe avuto a disposizione ingenti risorse economiche in parte come contributi aggiuntivi dallo Stato, e in parte grazie alla sospensione del patto di stabilità. Sono arrivati questi soldi? Quanti sono? Come intendete spenderli?
R - Come già detto, a partire dall’anno 2014 ci sono stati erogati Euro 257.073,25 come contributo per l’avvenuta fusione e sono già previsti per l’anno 2015 (e per i successivi 8 anni).
Non sono stati destinati per un unico e specifico scopo ma nel loro insieme hanno consentito di finanziare varie spese e non aumentare le tasse / imposte locali, nonostante il taglio dei trasferimenti statali che hanno interessato tutti i Comuni, compreso Verderio. Anzi, come già detto, hanno consentito una diminuzione di alcune imposte / addizionali / contributi.


Il magazzino, contiguo al palazzo municipale, che l'amministrazione comunale intende acquistare
 D - Qualcuno, dopo aver letto il piano triennale delle opere pubbliche (2) che avete approvato, pensa che siate troppo “prudenti”e che rischiate di non avvalervi dei vantaggi economici ottenuti grazie alla fusione. Cosa ne pensi?
R - Il programma triennale delle opere pubbliche 2015-2017 è stato approvato dalla Giunta comunale in data 09 dicembre 2014 sulla base delle risorse in quel momento certe e disponibili (pari a 1.071.600 Euro) che sono sostanzialmente determinate dalla quota dell’avanzo di amministrazione disponibile e che possiamo utilizzare in quanto fino al 31.12.2018 non siamo soggetti ai vincoli del patto di stabilità. Questo piano potrà essere aggiornato nella fase, in corso, di predisposizione del bilancio di previsione 2015. Sono risorse da impiegare per investimenti, in conto capitale, e non per spese correnti (se non in fase di assestamento del bilancio a novembre, in via straordinaria e a fronte di rilevanti difficoltà economiche), a cui bisogna fare fronte con le entrate correnti, tra cui il contributo per la fusione, che però deve fare fronte anche agli ulteriori tagli dei trasferimenti statali previsti dalla legge di stabilità anno 2015.
Di fatto ci stiamo avvalendo dei vantaggi economici derivati dalla fusione sia in termini di entrate, di spese in conto capitale, e di non aumento di imposte (finché ciò sarà possibile dato che per il 2015 ci sono già delle criticità da affrontare a seguito di ulteriori tagli dei trasferimenti agli Enti locali).

D - La tua amministrazione si è insediata a maggio 2014, siamo a aprile 2015. Non sono ancora nate le consulte, che possono essere uno strumento di partecipazione alla vita del Comune, e che esistevano nei due Comuni sciolti. Pensate di istituirle? Se sì, come mai non ci sono ancora?
R. Con deliberazione del Commissario Prefettizio n. 2 del 18.02.2014 è stato approvato lo Statuto comunale del nuovo Comune di Verderio, che non prevede l’istituzione delle Consulte.
Con deliberazione del Consiglio comunale n. 27 del 19.09.2014, è stata istituita una Commissione consiliare per la revisione dello Statuto comunale e del Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale, che da alcuni mesi sta lavorando. Nel nuovo Statuto verrà prevista l’istituzione delle Consulte, ma occorrerà aspettare l’approvazione e la pubblicazione del nuovo Statuto e la successiva deliberazione del Consiglio comunale per la nomina dei componenti delle varie Consulte.


D - Un altro impegno dovuto alla fusione è quello di unificare i regolamenti. A che punto è questa operazione?
R - I regolamenti da unificare sono numerosi e non possono essere fatti contestualmente e in breve tempo. Evidenzio che la legge 07.04.2014 n. 56 prevede che“tutti gli atti normativi, i piani, i regolamenti, gli strumenti urbanistici e i bilanci dei Comuni oggetto della fusione vigenti alla data di estinzione dei Comuni restano in vigore, con riferimento agli ambiti territoriali e alla relativa popolazione dei Comuni che li hanno  approvati, fino alla data di entrata in vigore dei corrispondenti atti del Commissario o degli organi del nuovo Comune”.
Visti i tanti impegni a cui fare fronte, la nostra scelta è stata quella di procedere, in relazione alle prioritarie esigenze che si evidenziano di volta in volta, ad approvare o un nuovo regolamento o a confermare il regolamento più adeguato ed aggiornato in essere in uno dei due ex Comuni.


D - Recentemente una minoranza vi ha contestato il fatto che nei due cimiteri i prezzi sono diversi, e ha ironizzato sul fatto che neanche per le sepolture la fusione si è veramente realizzata. Cosa gli hai risposto?
R - Con deliberazione del Consiglio comunale n. 43 del 19.12.2014 è stato approvato il nuovo Regolamento di Polizia Mortuaria, che consta di 100 articoli, di cui 93 riguardano entrambi i cimiteri, mentre gli altri 7 articoli presentano ancora delle differenziazioni riguardanti la tumulazione (art. 45 - tipi e durata delle concessioni, art. 46 - atto di concessione, art. 47 - pagamento della concessione), le norme per la concessione di tombe individuali (art. 61), le norme per la concessione di colombari (art. 64), le norme per nicchie ossari (art. 69), le norme per cellette cinerarie (art. 70). Al momento non abbiamo modificato la durata e il costo delle concessioni perché c’erano consistenti differenze tra i due cimiteri derivanti anche dalla diversa entità degli investimenti fatti dai due comuni, con conseguenti oneri di ammortamento, pagamento mutui, ecc. L'unificazione al valore più alto del canone e della durata delle concessioni avrebbe comportato un sensibile aumento del canone di concessione per un cimitero, mentre la parificazione al valore più basso avrebbe comportato problemi di bilancio. Nel tempo, con i nuovi investimenti che necessitano, si arriverà anche alla parificazione della durata delle concessioni e dell’importo del canone. Abbiamo invece già unificato i costi e le modalità dei servizi.
Per quanto riguarda la critica mossa dal gruppo di minoranza in Consiglio comunale, circa la non unificazione anche di quei 7 articoli, penso che oramai per la minoranza tutto diventi un pretesto per polemizzare sulla fusione e denunciare implicitamente di incapacità gestionale gli Amministratori. Nello specifico dovrebbero andare a valutare la situazione in quei Comuni ove sono presenti più cimiteri e riscontrerebbero che, anche se non sono Comuni derivanti da fusione, sono operativi costi diversificati tra i vari cimiteri.

 
I due cimiteri di Verderio

 



D - Sono invece state unificate le tasse comunali: qui qualcuno contesta il fatto che siano stati solo gli abitanti ex Verderio Superiore ad averne tratto vantaggio …
R - Abbiamo fatto la scelta di unificare le imposte / tasse comunali / contributi per servizi comunali al livello più basso vigente in uno dei due Comuni (ex Verderio Inferiore), perché il bilancio anno 2014 ci consentiva questa soluzione, nonostante i tagli dei trasferimenti statali rispetto al 2013, compensati con il contributo per la fusione. Cosa avremmo dovuto fare? Aumentare le tasse per i residenti dell’ex Comune di Verderio Inferiore per parificarle a quelle dell’ex Comune di Verderio Superiore?
La cosa importante che i Cittadini devono sapere è che senza la fusione e con il patto di stabilità che sarebbe stato vigente nei due Comuni di Verderio, le Amministrazioni comunali avrebbero dovuto aumentare le tasse e spendere in minima parte l’avanzo di amministrazione per finanziare investimenti; in altri termini, senza la fusione i Cittadini di Verderio Inferiore e Verderio Superiore avrebbero pagato più imposte / tasse comunali, come è successo in alcuni Comuni viciniori.



D - Sussistono ancora due PGT (Piano di Governo del Territorio): quali problemi comporta questa situazione? Come e con quali tempi si intende superarla?
R -  Ribadito che la legge 07.04.2014 n. 56 prevede che gli strumenti urbanistici dei Comuni oggetto della fusione vigenti alla data di estinzione dei Comuni restano in vigore, con riferimento agli ambiti territoriali e alla relativa popolazione dei Comuni che li hanno  approvati, fino alla data di entrata in vigore dei corrispondenti atti del Commissario o degli organi del nuovo Comune, abbiamo maturato la decisione di procedere alla redazione di un Piano di Governo del Territorio (PGT) unico, che faccia comunque tesoro di quanto elaborato nei due attualmente in vigore, approvati circa 3 anni fa. Evidenzio che la Legge Regionale n. 12/2005 prevede comunque una durata quinquennale dei PGT.
Nel bilancio di previsione che stiamo predisponendo metteremo le risorse necessarie per gli incarichi professionali da affidare. Per quanto riguarda i tempi di realizzazione, visti gli adempimenti e le procedure, ci si propone di realizzarlo entro circa 2 anni.

 
"Il muretto di Verderio", che interrompe le vie De Gasperi e Prati


D - Dopo la caduta del muro di Berlino tutte le strade di quella città, interrotte da decenni, sono state aperte. A Verderio c’è ancora una strada (via dei Prati dell’ex Verderio Superiore e via De Gasperi dell’ex Verderio Inferiore) interrotta a metà da panettoni di cemento. Qualcuno dice che ora questa situazione non ha più senso, secondo me era assurda anche prima.
Cadrà questo muro?
R - Contestualmente alla redazione del nuovo PRG si dovrà elaborare il nuovo e unico Piano Urbano del Traffico (PUT), che dovrà studiare, valutare e ridefinire la viabilità del Comune di Verderio. In questo ambito, verrà valutata anche la funzione viabilistica da affidare a via dei Prati e a via De Gasperi, tenendo conto che essendoci ora un unico Comune la situazione deve essere rivista.


D - Si farà mai, secondo te, la circonvallazione a nord dell’abitato, che dovrebbe alleggerire il traffico di via per Cornate, via Principale e via Sernovella?
R - Rammento che oltre alla circonvallazione a nord dell’abitato dell’ex Comune di Verderio Superiore, nel PGT dell’ex Comune di Verderio Inferiore è prevista una circonvallazione a est dell’abitato in alternativa al passaggio di automezzi in viale di Municipi, via dei Tre Re e via Roma e una circonvallazione a sud in alternativa a via Piave, ove fare transitare il traffico pesante e quello diretto verso i Comuni di Sulbiate e Aicurzio.
I Piani dei Servizi degli attuali PGT non prevedono risorse sufficienti per realizzare queste circonvallazioni.
La circonvallazione a nord è stata oggetto di analisi, rilievi, studi di fattibilità, in particolare con la Provincia di Lecco, in un quadro complessivo della viabilità (compreso il passaggio a livello della Sernovella) che ha visto coinvolti anche i Comuni di Paderno d’Adda e Robbiate.
La critica situazione finanziaria della Provincia di Lecco (come di tutte le Province) e il possibile superamento delle attuali Province con la costituzione di Enti di area vasta determina una incertezza assoluta sulla realizzabilità dell’opera, tenuto conto che da solo il Comune di Verderio non ha le risorse finanziarie per realizzarla. Sarà nostra cura prestare la massima attenzione a tutte le opportunità di finanziamento che si dovessero presentare nei prossimi mesi / anni.




L'area  di Verderio che dovrebbe ahimè (scusate, mi è scappato) essere attraversata dalla "tangenzialina" nord

D - Restando in tema di Provincia, che cosa è veramente cambiato con la riforma che ha cancellato i Consigli provinciali eletti dai cittadini?
R -  Oggi le Province stanno vivendo un momento molto complesso e difficile sia dal punto di visto organizzativo che di competenze da gestire, ma soprattutto dal punto di vista economico-finanziario e con la questione del trasferimenti di una parte del personale ad altri Enti.
Con la legge 07.04.2014 n. 56 (la cosiddetta “Legge Del Rio”) si è voluto forzare il cambiamento in attesa della riforma costituzionale che vedrà la soppressione delle Province e, dove non ci saranno le aree metropolitane, l’istituzione di nuovi Enti di area vasta, di secondo livello, che comprenderanno territori più ampi delle attuali Province, che gestiranno funzioni / servizi / attività delegate dai Comuni (sul modello dei dipartimenti francesi).
Oggi il problema principale non è  il fatto che il Presidente e i 12 Consiglieri della Provincia siano stati eletti dai consiglieri comunali e non dai Cittadini, ma la necessità di definire con la Regione quali funzioni rimangono in capo alla Provincia e soprattutto quante risorse vengono messe a disposizione delle Province per gestire oggi il trasporto locale, le scuole secondarie di primo grado, le politiche occupazionali, la viabilità, la manutenzione delle strade provinciali, le politiche ambientali, ecc.
Ma in gioco ci sono altri cambiamenti tesi a ridurre o a spostare / riorganizzare la presenza sul territorio della provincia di alcuni Enti (Prefettura, Camera di Commercio, Ragioneria dello Stato, ecc.). A livello Lombardia sono inoltre in itinere riforme che vedranno la riorganizzazione delle Azienda Sanitarie Locali (ASL) e delle Aziende Ospedaliere (AO) con funzioni e ambiti più grandi delle attuali Province.  

D - Il capannone della ditta ISAM occupa un’area importante sul viale dei Municipi, l’asse che unisce i due nuclei storici di Verderio. Se non sbaglio, quell’area è destinata a edilizia residenziale. Qualcuno pensa che, con l’intervento del Comune, potrebbe diventare una zona di servizi per la collettività e ospitare anche spazi per iniziative imprenditoriali giovanili. È un’ipotesi in campo?
R - Certamente quest’area è situata in una posizione strategica rispetto ai nuclei storici degli ex Comuni e quindi riveste una funzione importante per l’insediamento di strutture che possono erogare servizi alla collettività. Il Piano di Governo del Territorio dell’ex Comune di Verderio Superiore consente una edificazione di tipo residenziale, commerciale e uffici. Visto che si sta programmando la realizzazione di un unico Piano di Governo del Territorio, l’Amministrazione comunale è disponibile a valutare proposte di operatori che  prevedono anche la realizzazione di strutture per l’erogazione di servizi alla collettività, parcheggi, ecc.
Una cosa deve essere chiara: l’Amministrazione comunale può condividere e facilitare la realizzazione di strutture al servizio della collettività ma sicuramente non può essere il soggetto acquisitore dell’area e realizzatore delle opere in quanto mancano le risorse finanziarie per farlo se non aumentando le imposte ai Cittadini, tramite la cosiddetta tassa di scopo.



Lo stabilimento ex - ISAM in viale dei Municipi


D - A Verderio continuano ad esistere due gruppi di Protezione Civile: siamo così in pericolo?
R - Prima della fusione esisteva il Gruppo comunale di Protezione Civile di Verderio Superiore mentre l’ex Comune di Verderio Inferiore aveva sottoscritto una convenzione con i Comuni di Calco, Brivio e Imbersago per la gestione associata della funzione “Attività di pianificazione di Protezione civile e di coordinamento dei primi soccorsi”, che era obbligatoria per legge per i Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, con scadenza 30.06.2018.
Dopo la fusione si è proceduto ad un ulteriore potenziamento della rete di servizio mediante la ricostituzione del Gruppo comunale di Protezione Civile di Verderio e il mantenimento della convenzione con i Comuni di Brivio, Calco e Imbersago e l’Associazione Volontari di Protezione Civile Imbersago Onlus in modo da avere un sistema integrato di protezione che serva a fronteggiare eventuali calamità naturali (incendi, forti eventi pluviometrici, ecc.), a monitorare e tenere sotto controllo il territorio.
Il fatto che sul territorio di Verderio operino sia un Gruppo comunale che una Associazione di  Volontariato di Protezione civile non sta a significare che qui ci sono più pericoli rispetto ad altri Comuni, ma che vi è la meritoria disponibilità di persone che mettono a disposizione le loro capacità professionali e il loro tempo per partecipare a corsi di formazione per prepararsi ad intervenire in casi di emergenza, pur con la consapevolezza dei propri limiti, in casi di grave calamità, a cui dovranno fare fronte gli Enti e le Organizzazioni a livello provinciale, regionale e nazionale.
Nel frattempo i Volontari della Protezione civile partecipano a momenti di formazione, ad esercitazioni a livello sovracomunale, intervengono in altri territori in caso di calamità nazionale, fanno il monitoraggio del territorio comunale, effettuano interventi di manutenzione su rogge, attività di supporto alla Polizia Locale in caso di eventi / manifestazioni, ecc.
La Protezione civile non va considerata alla stregua dell’acquisto di un bene e/o di un servizio di cui valutare il costo e se ne vale la pena. E’ un investimento che si fa sulla nostra sicurezza, per avere una struttura adeguata in caso di necessità. Paradossalmente è auspicabile un costo senza una corrispettiva prestazione in quanto ciò significherebbe che non ci sono state reali emergenze né calamità.
Sono costi che si affrontano per mantenere una struttura di pronto intervento, che ha la necessità di un luogo dove collocare attrezzature, automezzi, l’assicurazione per i Volontari e per gli automezzi, ecc.
Il mantenimento dell’attuale situazione vuol essere anche una valorizzazione del volontariato, per cui ritengo inopportuno fare una “spending review” (revisione della spesa) su questo servizio, che tra l’altro ha oggi un costo sostanzialmente pari alla sommatoria dei costi sostenuti dai due ex Comuni.
Casomai c‘è l’impegno affinché ci siano altri volontari disponibili e  per creare le condizioni per una maggiore collaborazione, integrazione operativa tra i vari Gruppi e Associazione di Volontariato di Protezione Civile.

 

La biblioteca di Verderio

D - Nel programma di “Siamo Verderio” c’è scritto che il vero fulcro della vita culturale del paese sarà la biblioteca comunale, che dovrà essere potenziata nelle sue funzioni fondamentali e ampliata, inglobando spazi liberati dal nuovo assetto di Villa Gallavresi. Ci state lavorando o almeno pensando?
R - Confermo quanto scritto nel programma elettorale. Nel programma triennale delle opere pubbliche  abbiamo previsto un intervento su Villa Gallavresi  nell’anno 2016 con un costo, solamente indicativo, di 101.000,00 Euro; abbiamo previsto l’intervento nel 2016 in quanto:
-    nel 2015 sono già diversi i lavori e le opere programmate e da realizzare;
-    è necessario effettuare e ultimare i lavori (entro fine 2015) presso l’edificio di viale dei Municipi n. 2  per trasferirvi l’Ufficio Tributi che ora è operativo in Villa Gallavresi;
-    durante l’anno 2015 si dovranno fare gli approfondimenti e definire l’utilizzo degli spazi che si renderanno liberi in Villa Gallavresi.



D - Bruno Mapelli, ex sindaco di Verderio Inferiore, in un’intervista mi ha detto:“se io fossi sindaco e qualcuno venisse a dirmi “costruisco una moschea”, lo lascerei fare”.Tu cosa faresti?
R - La Costituzione italiana garantisce la libertà di culto e ogni religione; in base all’articolo 8 della Costituzione c’è un principio di uguaglianza delle confessioni religiose, per cui, se ne hanno la necessità, hanno diritto ad avere un luogo di culto, nel rispetto, ovviamente, delle normative e degli standard urbanistici previsti nel Piano di Governo del Territorio.
Se un rappresentante di una confessione religiosa presentasse un progetto rispettoso delle norme urbanistiche di riferimento, al Comune non rimarrebbe che rilasciare un parere positivo e la conseguente autorizzazione.
Non condivido alcuni punti della nuova legge della Regione Lombardia, approvata dal Consiglio regionale il 27 gennaio 2015 “Principi per la pianificazione delle attrezzature per i servizi religiosi”, che rende particolarmente difficoltosa l’apertura di luoghi di culto per le confessioni religiose diverse dalla cattolica; il Governo l’ha impugnata di fronte alla Corte Costituzionale e ora si è in attesa del pronunciamento della Corte.

D - In via Leonardo da Vinci, località ex Verderio Superiore, un cartello recita: “Su tutta l’area industriale è vietata la sosta ai nomadi”. Io lo toglierei, e tu?
R - La questione dei nomadi è molto complessa e variegata; comprende italiani, comunitari ed extra comunitari. Ognuno ha diritto di vivere la sua vita nel modo che ritiene più adeguato alla sua cultura, alle sue tradizioni familiari e popolari, ma però nel rispetto di tutte le norme e le regole vigenti in un determinato paese. Si dovrebbero prevedere a livello sovra comunale delle aree di sosta, attrezzate  con servizi igienico-sanitari, con utenze, a pagamento. Siccome nella citata località non vi sono tali condizioni, io sono per mantenere tale divieto.

NOTE
(1)    Atteggiamento proattivo: la capacità di prevenire e anticipare i problemi e i bisogni futuri e, più in generale, l'abilità nel gestire i cambiamenti (Wikizionario)

(2) Se vuoi leggere la delibera del piano triennale vai al seguente indirizzo:
http://www.comune.verderio.lc.it/verderio/de/at_p_delib_dettag.php?x=&ATPRSER=375&pag=3&ATPRTIP=&ATPRNUD=&anno_delibere=&delibera_dal=&delibera_al=&ATPRGDE=&ATPRCAS=&ATPRCUF=


Marco Bartesaghi

A MERENDA COI RICORDI. Quattro racconti di vita partigiana, di deportazione e di guerra raccolti dall'ARCI PINTUPI di Verderio

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A Merenda coi ricordi, storie di una normale famiglia brianzola. Un viaggio tra i ricordi di chi ha vissuto la campagna di Russia, chi deportato in un campo di concentramento e chi ha vissuto la resistenza come staffetta partigiana.
Un video realizzato nel 2012 dal circolo ARCI PINTUPI per tenere vivo il ricordo degli eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese. Un’intervista a quattro persone che presero parte alle vicissitudini che caratterizzarono questo periodo: esperienze di vita diverse, accumunate dalla volontà di ognuno di fare la propria parte.


da sinistra: Paola, Angelica, Valerio Peppino


Paola


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angelica
 
 
Valerio
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Peppino
 
 
 
 
 
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione.

(Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955)

 
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25 APRILE 2015: FESTA IN PIAZZA ANNONI A VERDERIO

24 APRILE : CONFERENZA SCIENTIFICA A VERDERIO

HO INCONTRATO UNA MANTIDE di Marco Bartesaghi

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Andando in bicicletta verso cascina Bergamina, poco dopo la Brugarola, ho incontrato una mantide.
Immobile in mezzo alla strada, non ha fatto una piega, né vedendomi arrivare, né quando l'ho fotografata da tutte le posizioni possibili: grande signora, non c'è dubbio, ma la fama che l'accompagna, per le sue abitudini erotiche, la rende comunque un animale inquietante.
Alla fine, perché qualche macchina non la schiacciasse, l'ho spostata nella siepe. Si sarà seccata?

Le foto che vi presento sono accompagnate da un breve testo  scritto dal professor Giuseppe Gavazzi, che di insetti è un appassionato conoscitore.M.B
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 LA MANTIDE di Giuseppe Gavazzi

Ordine: Mantoide;specie: Mantis religiosa
La lunghezza varia fra i  4 e i 6 cm. Ha grandi occhi composti e la sua testa  può ruotare fino a 180 gradi. Sono animali solitari, salvo durante la riproduzione; la femmina è più grande del maschio. Sono di color  verde o di color sabbia, a seconda del cibo di cui si nutrono. Sei mute; zampe anteriori sviluppate per catturare le prede e divorarle.
La mantide è utile nella lotta biologica agli insetti dannosi che divora preferibilmente da vivi. Al tempo della riproduziuone la femmina secerne feromoni; durante la copulazione recide la testa del partner per poi divorarla: questo comportamento avviene più frequentemente in cattività.
Le uova vengono deposte in ovoteche sui rami ( 200-300 uova/ovtoeca).
Dopo la schiusa pochi sopravvivono a causa del cannibalismo giovanile.











SUPPLICA DI MARIA TERESA ARRIGONI PER I FURTI SUBITI DOPO LA BATTAGLIA DI VERDERIO DEL 28 APRILE 1799 di Marco Bartesaghi

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INTRODUZIONE
 

Dopo la Battaglia combattuta a Verderio il 28 aprile 1799, i soldati austro-russi, che avevano sconfitto i francesi, perpetrarono violenze e furti, ai danni degli abitanti di Verderio e dei paesi circostanti, di cui restano diverse testimonianze nei registri parrocchiali, in documenti ufficiali e in opere letterarie, come nel racconto di Cesare Cantù: “La Battaglia di Verderio”(A).
Vittime furono persone di diversa estrazione sociale, comprese alcune appartenenti a nobili famiglie che con tanta fiducia avevano atteso di essere liberate dall’occupante francese.
Una di queste, Maria Teresa, della famiglia dei marchesi Arrigoni, facoltosi possidenti di Verderio (B), inoltrò una supplica per essere risarcita dei furti subiti il giorno dopo la battaglia. Di Maria Teresa non sono riuscito a conoscere con precisione il posto che occupava all'interno della famiglia. Spero di riuscirci in un altro momento.


L'aspetto attuale dell'entrata della villa di Verderio che fu della famiglia Arrigoni e poi, attraverso Giacomo Ruscone, della famiglia Gnecchi Ruscone

Il documento che qui viene presentato appartiene all’Archivio Storico Civico Biblioteca Trivulziana di Milano, ed è conservato nella cartella n.74 del Fondo Famiglie. Comprende un foglio, con la supplica e le annotazioni dell’ente ricevente, la Regia Amministrazione Provvisoria, e un secondo foglio, allegato al primo, con l'elenco delle cose rubate.

NOTE ALL’INTRODUZIONE.
 

(A)  -  Il racconto di Cesare Cantù è stato pubblicato su questo blog il 7 agosto 2009 : http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2009/08/la-battaglia-di-verderio-di-cesare.html; 

Riferimenti a violenze seguite alla battaglia le trovate anche in: NOTE DI UN ANTIQUARIO -terza parte - di Francesco Gnecchi Ruscone:
 http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2009/06/note-di-un-antiquario-terza-parte-il.html


Sul blog trovate anche un’annotazione contenuta in un registro parrocchiale di Verderio Superiore : http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2012/05/una-testimonianza-del-canonico-lazzaro.html
e due documenti dell’archivio di Stato di Milano, riguardanti la famiglia Airoldi di Robbiate: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2010/06/saccheggio-alla-casa-airoldi-di.html
 

Degli episodi di violenza di quei giorni parla anche Tito Livraghi nel brano del suo romanzo “La Riviera di Milano”, pubblicato nel post precedente a questo.
 

(B)    Sulla famiglia dei Marchesi Arrigoni, Angelo Borghi, studioso di storia di Lecco e del suo territorio ha scritto questa scheda. Ringrazio Angelo e la pubblico così come l’ho ricevuta:
 

“Si tratta del ramo Arrigoni di Esino, staccatosi da quelli di Bajedo ai primi del Cinquecento. Domenico era nato nel 1678 e viveva nel 1754; divenne marchese nel 1731. Aveva vari fratelli monaci e abati e una sorella Anna monacata col nome di Emilia Giuseppa (ecco il problema del mutamento di nome diventando monache, per cui Maria Teresa aveva forse altro nome) che viveva nel 1754. L'Andrea Orlandi, nella seconda tavola genealogica degli A. di Esino, fra le pagg. 108 e 109 del suo Le famiglie della Valsassina, Lecco 1932, non dà altre femmine. Gerolamo  marchese nel 1760 abitava in parr. S. Babila a Milano e pagò nel 1799 una contribuzione militare. Decio suo figlio era pure marchese vigente del 1801 e morto nel 1847. Se non ricordo male questi erano feudatari di Riolo e Broni.
A metà del '700 la villa dello Zucco era nelle mani del conte Pietro Paolo, parente di questi marchesi; ma Domenico marchese aveva molti possedimenti a Olate. Fra i documenti della parrocchia di Olate, ci sono carte non molto chiare, per cui comunque pare che vi sia stata, morto il conte Pietro Paolo nel 1779, una divisione di beni (ma forse anche prima perchè il conte nato nel 1735 a Domodossola, dove il padre era pretore, abitava nel 1764 a Castello ed era molto indebitato da dover vendere terre) per cui lo Zucco passò a Decio che stava a Broni; per quanto si capisce lasciò la villa a certi Vergani (così nel 1825), però Decio istituì un'Opera Pia milanese, che aveva molte terre a Olginate e altre a Olate. Morendo fece un ampio lascito alla chiesa di Olate (un po' di queste cose nel mio libro La chiesa parrocchiale di Olate, 2003, pp. 35-39)”
.

AVVERTENZE RIGUARDANTI LA TRASCRIZIONE DEL DOCUMENTO
 

Le parentesi quadre contenenti tre punti, sostituiscono le parole che non sono stato in grado di decifrare (è gradito qualsiasi aiuto); quelle con il punto di domanda, seguono le parole di interpretazione incerta. Fra parentesi quadre ho messo anche le parti mancanti delle parole abbreviate
La parola sic, fra parentesi tonde, significa “così, proprio così”. Vuol dire che la parola che la precede è scritta in modo sbagliato, non per una svista, ma perché scritta così nel documento. Chiedo scusa, per questa pedante precisazione, a tutti quelli che già lo sapevano. Io l'ho scoperto da poco, quando finalmente mi sono deciso a consultare il vocabolario: prima pensavo fosse una specie di “singhiozzo”, che sfugge quando ci si accorge dell'errore (come “gulp”, “sigh” e altre paroline tipiche dei fumetti). Questa avvertenza è dedicata a tutti quelli che, come me, per pigrizia o poca fiducia, faticano a consultare il vocabolario.


IL DOCUMENTO

copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati
 Trascrizione

Regia Amministrazione Provvisoria (1) N. 49

L’ex Monaca Maria Teresa Arrigoni Figlia del sopresso (sic) Monastero di Meda (2) essendo stata danneggiata dalla truppa militare stazionata in Verderio Superiore il g[ior]no 29 scorso aprile per la somma di [spazio vuoto] come da annessa lista;
Fà (sic) umile ricorso per il reintegro , non avendo ella altra susistenza (sic), che la mensuale pensione ed un tenue livello dalla sua Casa Paterna; Ciò è quanto ella rassegna, e dalla Pietà della R[egi]a Amministrazione il tutto implora e spera.
In Fede Maria Teresa Arrigona (sic)

P[re]te Gio Batta Bianchi Cur[at]o di Verderio Superiore (3)
Giò Battista Crippa Sos[tituto] dell’Ill.mo Sig. Conte Don Vitaliano Confalonieri deputato all’estimo
Lazaro Villa Deputato all’estimo
Pietro Besana Sostituto del Ill.mo Sig. Mar[chese]Gerolamo Arrigoni deputato all’estimo (4).
Gius. Ant.o Stucco Sindaco di d[etto] Comune



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati

 Trascrizione

 Regia Amministrazione Provvisoria
 
Della

Ex Monaca M[ari]a Teresa Arrigoni proveniente da Meda abitante in Verderio che implora il reintegro del danno sofferto […] l’armata ivi stazionata.
N. 2589
[…] 28 maggio 1799
Si unisca al Fascicolo separato per il conveniente [?] riguardo sulle prestazioni gratuite a tale […] destinate
Avv. Pellegrini Delegato
Zuccoli delegato

II
Fasc. Mill. 1. 9. 6.



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati


 Trascrizione

 Nota sincera di quello che mi è stato rubato nelle mie stanze nella Villa denominata Verderio Superiore
Lire due milla in oro moneta di Milano
Un mezzo […] cioccolato
Una […] di seta bellissima
Un paia di lenzoli nuovi
3 fazoletti di seta
20 camisce
Un abito nuovo del valore di [...] 200
Una tovaglia damascata con 6 mantili (5)
Due paia calzette fini
Una traversa (6)
Quatro (sic) giponini di dobletto (7)
 

Teresa Arrigona (sic) in fede
 

P[re]te Gio Batta Bianchi Cur[at]o di Verderio Superiore
Giò Battista Crippa Sos[tituto] dell’Ill.mo Sig. Conte Don Vitaliano Confalonieri deputato all’estimo
Lazaro Villa Deputato all’estimo
Pietro Besana Sostituto del Ill.mo Sig. Mar[chese]Gerolamo Arrigoni deputato all’estimo
Gius. Ant.o Stucco Sindaco di d[etto] Comune
 

Le suddette firme si certifica dal sottoscritto essere delli attuali deputati dell’estimo, Parroco del luogo e sindaco comune.
Pompeo Piscina
Regio Cancelliere


NOTE AL DOCUMENTO
 

(1) - Tra il maggio del 1799 e il giugno del 1800, le istituzioni della Repubblica Cisalpina sono soppresse. Con un proclama del 29 aprile del 1799, il giorno dell’entrata in Milano degli austro-russi, l’amministrazione provvisoria è  affidata a una Congregazione Delegata, che rimane in carica fino a che, con il proclama del 30 maggio 1799, viene sostituita da una Reggenza Provvisoria.
 

(2) -  Il Monastero di Meda fu fondato agli inizi del nono secolo da due personaggi che, divenuti santi,  sono ricordati come Sant Aimo e San Vermondo.  Venne soppresso dai francesi il 29 maggio 1798 e venduto all’asta. Le suore furono espulse. L’edificio, acquistato da un commerciante marsigliese, fu trasformato in villa neoclassica dall’architetto Leopoldo Pollak e oggi appartiene alla famiglia Antona Traversi.
 

(3) - Giò. Battista Bianchi fu parroco di Verderio Superiore dal 1779 al 1800.
Lazaro Ambrogio Fortunato Villa nasce a Verderio l'11 febbraio 1744 da Giuseppe e Margarita Burgo. Il 27 febbraio 1768 riceve l'ordinazione sacerdotale e il 18 febbraio 1792 - presentato da Vitaliano Confalonieri, "Patroni et Avocati Canonicatus" - assume, a Carate Brianza, il canonicato del titolo dei Santi Giuseppe, Domenico e Bernardo;
Conte Vitaliano Confalonieri (1760 – 1840), figlio del conte Eugenio Federico e di donna Anna Bigli.
 

(4)    Il deputato d’estimo è una figura di amministratore comunale introdotta, nel 1755, dalla riforma che l’impero austriaco varò allo scopo di uniformare i sistemi amministrativi dei comuni del Ducato di Milano. I deputati all'estimo erano gli amministratori scelti dagli estimati possidenti; di solito si aggiungeva un deputato al mercimenio fra i commercianti e industriali.
Un testo interessante sul sistema amministrativo della Lombardia austriaca, scritto dal dottor Fabio Luini, si trova sul sito del comune di Verderio al seguente indirizzo: http://www.comune.verderio.lc.it/verderio/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/74
 

(5)    Mantile: asciugamano o anche tovagliolo
 

(6)    Traversa: Telo o lenzuolo ripiegato nel senso della lunghezza e posto attraverso il letto di malati o di bambini, all’altezza del bacino, sopra o sotto il lenzuolo, per ragioni igieniche e di più facile pulizia (http://www.treccani.it/vocabolario/traversa/) .
 

(7)    Dobletto: “specie di tela di Francia fatta di lino e bambagia”  Da Il dizionario della lingua italiana di Niccolò Tommaseo

Marco Bartesaghi

28 APRILE 1799. QUANDO L'ARCIVESCOVO DI MILANO CONSEGNÒ LA CITTÀ AI SOLDATI RUSSI da un romanzo di Tito Livraghi

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Il 28 aprile del 1799, mentre a Verderio ancora si combatteva, le truppe russe si accingevano ad entrare in Milano. L’arcivescovo Filippo Visconti si fece loro incontro, per accoglierle come liberatrici  e consegnar loro le chiavi della città.
Quell’episodio è raccontato nel brano che vi propongo, tratto dal romanzo di Tito Livraghi, La Riviera di Milano. È ambientato a Crescenzago, dove l’incontro fra l’arcivescovo e i soldati russi effettivamente si svolse, e la chiesa citata è quella di Santa Maria Rossa.
Ringrazio l’autore, per avermi permesso la pubblicazione.





Tito Livraghi, abita a Vimercate, dove, presso il locale ospedale, è stato direttore dell’ Unità Complessa di Radiologia. Come medico radiologo, è conosciuto a livello internazionale per aver proposto una procedura terapeutica per la cura dei tumori al fegato, denominata “alcolizzazione percutanea”.
La Riviera di Milano è il suo primo romanzo, non il suo primo libro. Due , precedenti, li ha dedicati ai luoghi e alla storia di Milano, città dove è nato nel 1942: “A spasso con la storia di Milano“ e “Milano: i luoghi e la storia”.
Frutto della sua passione per la montagna, i viaggi e la fotografia, sono:“Montagna, una parola magica”“L’importante è andare” e, dedicati ai cimiteri nel mondo, “Sheol: il luogo del silenzio” e “Koimeterion”.
Numerose, ovviamente, le sue pubblicazioni di carattere scientifico.


“La Riviera di Milano”, Tito Livraghi, edizioni Meravigli, 2015;
da pag 11 a pag. 13

Un altro momento importante per la chiesa e indimenticabile per don Carlo si era verificato non molti anni prima, il 28 aprile del 1799 per essere esatti. Don Carlo aveva sentito arrivare di gran corsa delle carrozze che poi si erano fermate nella piazzetta antistante la chiesa. Era mattina inoltrata e vide scendere, stentava a crederci, l’arcivescovo, sì proprio l’arcivescovo di Milano Filippo Visconti! Gli corse incontro, si inginocchiò, gli baciò la mano.
“Reverendissima eccellenza, come mai siete qui? Avete bisogno di qualche cosa? Sono a vostra completa disposizione!”
“Presto! Presto! Stanno arrivando i soldati russi! Prepariamoci a riceverli nel miglior modo possibile! Fate portare qui fuori un tavolo, delle sedie, dei piatti, dei bicchieri, delle vivande, da bere! Anche vino, di quello buono! Mi raccomando, una bella tovaglia, dobbiamo fare bella figura! Presto! Presto!”
L’arcivescovo era molto agitato e così tutto il suo seguito.
Don Carlo si precipitò in parrocchia chiamando a gran voce la domestica e dei chierichetti che la aiutassero.
Che cosa era successo?
Certo, don Carlo sapeva che con Napoleone lontano in Egitto gli Austriaci e i loro alleati Russi si erano fatti coraggio, e battaglia dopo battaglia si stavano avvicinando a Milano. E quindi comprese che stavano per passare di lì, proprio a Crescenzago venendo giù dalla Postale Veneta. Ma perché l’arcivescovo? Approntato il tavolo finalmente capì quando vide un cuscino di raso rosso con sopra sei grandi chiavi dorate. Le chiavi della città!
Rimasero seduti ad aspettare per circa un’ora, poi si sentì un gran zoccolio di cavalli che si stava avvicinando. Eccoli! Un drappello di soldati vestiti in maniera strana, con larghe brache, una sopraveste legata in cintura, armati di sciabola, picca e pistola. Certe facce da far paura, occhi cattivi, grandi mustacchi. Dovevano essere i crudeli Cosacchi di cui se ne erano sentite di tutti i colori, e l’aspetto non faceva che confermare le più terrificanti dicerie. A comandarli un ometto magro, tutto nervi, con una bocca enorme e grossi denti, una faccia piena di rughe.




 



“La città di Milano per mezzo nostro, Eccellenza, si fa sollecita di presentare al signor maresciallo Suvaroff i sentimenti della propria confidenza nella sua generosità, domandandogli che voglia degnarsi di far rispettare il culto pubblico, il buon ordine e la tranquillità di una città pacifica. Ho l’onore di consegnarvi le chiavi della città! Vogliate accettarle con il massimo della nostra riconoscenza per essere venuto a liberarci dall’oppressore francese! I cittadini tutti sperano nella vostra benevolenza!”.
Il maresciallo scese da cavallo, prese per un attimo le chiavi che poi lasciò sul tavolo, si versò un bicchiere di vino, un altro, poi mangiò un grappolo d’uva. La truppa incominciò a girare per la strada principale, picchiando alle porte e chiedendo a gesti da mangiare, due rincorsero sghignazzando una ragazza, alcuni entrarono in chiesa. Don Carlo non sapeva che fare, seguì i soldati temendo il peggio. Nella fretta non aveva pensato di nascondere i pochi oggetti preziosi che l’abbellivano. In un momento si erano già presi i due candelabri e l’ostensorio d’argento. Tra grasse risate due si stavano lucidando gli stivali con l’olio santo! E gli tornò in mente quando erano arrivati i Francesi preceduti dalla nomea di senzadio! Delle mammolette a confronto! Questi sì che erano dei senzadio, e l’arcivescovo li stava ossequiando! E poi finalmente via, tutti verso la città in un gran polverone, con dietro la carrozza dell’arcivescovo che non l’aveva neanche salutato.
Il mese seguente venne a sapere del Te Deum in Duomo con l’arcivescovo a fare gli onori di casa, di molti nobili che si erano già rimessi le parrucche incipriate, di cittadini con il nodo scorsoio al collo trascinati dai cavalli per le strade, e delle centinaia di poveretti mandati a morire nelle segrete del Montenegro. E si parlava delle stranezze di Suvaroff, che mangiava solo carne cruda, che dormiva per terra, che si alzava emettendo un acutissimo chicchirichì per svegliare i soldati.
Che momenti! Povera chiesa e povera piazza! Che già pochi anni prima, dopo l’ingresso dei Francesi, avevano visto dei girotondi sfrenati intorno a un alberello che chiamavano l’albero della libertà. Nella piazzetta erano arrivati a frotte anche dalle frazioni vicine e alé a danze in catena, con donne seminude che si trascinavano ballando e urlando “Viva l’uguaglianza”
.



VERDERIO 1799 un filmato di Paolo B.

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Quando due anni fa vidi per la prima volta l'articolo della Battaglia di Verderio sul Blog di Marco Bartesaghi, ne rimasi colpito. Non immaginavo che vicino a dove ho sempre vissuto fosse accaduto un evento bellico così' importante. Da semplice appassionato di storia e di ricerca ho viaggiato di fantasia leggendo gli estratti dalle cronache di quei giorni del 1799, e mi sono immaginato la', in quei campi dove grandi eserciti di soldati hanno combattuto, dove centinaia di civili hanno perso tutto,  dove migliaia di soldati sono morti.
Per Ringraziare Marco ho pensato di mandargli questo piccolo video fatto da me , mixando spezzoni tratti da vari film storici cercando di ricreare l'atmosfera. Un salto di più di 200 anni per poi tornare ad oggi dove vorrei che le tracce della nostra storia non andassero dimenticate ma riscoperte. Paolo B.



LA BATTAGLIA DI VERDERIO DEL 1799 DIPINTA SU UNA PARETE DI VILLA GNECCHI di Marco Bartesaghi

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Su una parete dell'appartamento all'ultimo piano di Villa Gnecchi a Verderio, un affresco ricorda la battaglia del 28 aprile 1799, combattuta fra le truppe francesi e quelle austro russe e vinta da queste ultime. In questo episodio storico, la villa, allora dei Conti Confalonieri, ebbe un ruolo centrale, poiché in essa si asserragliarono i francesi per la loro estrema difesa.






La battaglia di Verderio

Il dipinto, del quale non si conosce l'autore,  fu quasi certamente  realizzato quando l'edificio era ancora dei Confalonieri, quindi prima del 1888, data della vendita agli Gnecchi Ruscone. Tale supposizione prende forza dal fatto che, sulla parete di fronte, in un affresco gemello, è rappresentato il castello di Caidate, di cui la nobile famiglia milanese era proprietaria.
 

Si può ulteriormente ipotizzare che l'affresco sia stato dipinto non molti anni dopo lo svolgimento della battaglia, quando il suo ricordo era ancora abbastanza intenso e non era del tutto svanita la forte impressione che aveva suscitato in paese.

Il Castello di Caidate, già della famiglia Confalonieri

Il locale che lo ospita era adibito a teatro di famiglia, con tanto di palcoscenico e, probabilmente, di camerini per gli attori. Questa destinazione fu mantenuta  fino agli anni sessanta del novecento, quando la villa fu suddivisa in appartamenti.


Il teatrino di Villa Gnecchi. Sulla parete di destra si vede una parte del dipinto della Battaglia.

La scena  rappresentata nel dipinto è tratta dall'incisione che l'architetto Carlo Amati realizzò, da un suo “disegno al naturale”, poco dopo la battaglia.

L'incisione di Carlo Amati. Esemplare conservato presso il Gabinetto Disegni del Comune di Milano (Castello Sforzesco). copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati       




Confrontando i disegni delle due opere saltano subito all'occhi le differenze.
 


Alcune dipendono dal diverso compito assegnato ai due manufatti: didascalico e documentario per la stampa, tant'è che essa è munita di una puntigliosa legenda dei luoghi rappresentati; soprattutto ornamentale per il dipinto. Pertanto, mentre nella stampa lo spazio al di sopra della scena della battaglia è vuoto, nell'affresco compaiono le montagne a nord-est, fra cui una cima innevata, forse il Pizzo Arera, e una  più improbabile collina proprio alle spalle del paese, in corrispondenza di Cornate d'Adda. Il cielo, inoltre, è cosparso di nuvole.


La montagna innevata, che, per la sua posizione, potrebbe rappresentare il Pizzo Arera

Un'altra differenza fra i due disegni è nella distanza fra il primo piano, occupato dalla cappella di San Rocco, e l'edificio della villa. Nella stampa di Amati la lontananza fra i due piani, seppur un po' accentuata, rispecchia abbastanza la realtà. Nel dipinto è decisamente eccessiva.


copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati







Meno ricca di dettagli -  manca, ad esempio la barriera di rocce in primo piano - l'opera su muro riprende però abbastanza fedelmente i particolari più importanti del disegno di Amati: 

la villa Confalonieri,  



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati





La villa Confalonieri (oggi villa Gnecchi)

il cannone francese nei pressi di san Rocco,



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati








la casa incendiata a Verderio Inferiore,

copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati





 il plotone di militari sulla sinistra della scena.

copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati







L'esemplare della stampa che vi ho presentato, è conservato presso il Gabinetto Disegni del Comune di Milano, che ha sede presso il Castello Sforzesco. Secondo la descrizione che lo accompagna, si tratta di una prova di incisione all'acquaforte con campiture di acquerello. Il foglio su cui è stata impressa, di 471mm x 624mm, è stato riutilizzato dall'Amati, sulla facciata opposta. per un altro disegno.

L'architetto Carlo Amati era stato incaricato dalla Fabbriceria di Paderno d'Adda di progettare il completamento della facciata della chiesa parrocchiale. I disegni relativi a questo lavoro, conservati anch'essi presso il Gabinetto disegni del Castello Sforzesco, risalgono al 1799. La sua presenza sul territorio quando la battaglia si svolse potrebbe averlo spinto a realizzarne il disegno.

Oltre all'episodio della battaglia di Verderio, Amati incise un altro disegno relativo agli avvenimenti bellici di quei giorni. Il Gabinetto Disegni di Milano conserva infatti un 'altra prova di incisione intitolata "Passaggio dell'Adda al porto di Trezzo delle Vittoriose Truppe Austro-Russe".

La prova di incisione, rifilata in basso, rappresentante il passaggi dell'Adda a Trezzo delle truppe Austro-Russe  copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati


Sul territorio di Verderio, in ricordo della battaglia, oltre all'affresco di villa Gnecchi si trovano due stele, una in Largo della Battaglia 


La stele di Largo della Battaglia

e un'altra alla rotonda del Francolino (1),


La stele al Francolino
 
 
e una lapide all'interno della ex villa Annoni, nell'omonima piazza (2).

 


La lapide nella ex villa Annoni


NOTE
(1) Il testo della lapide al Francolino: 

QUI GIACCIONO LE OSSA
DEL PRODE GIOVANE CAPITANO
SAMUELE SCHEDIUS
NOBILE UNGHERESE DI MODRA
CHE NELLA BATTAGLIA ARDENTE IN VERDERIO
AI 28 DI APRILE DEL 1799
FRA LE ARMATE AUSTRIACHE E FRANCESI
SEGNALO' COL SUO SANGUE
LA PIENA VITTORIA DELLE PRIME.
IL CONTE AMBROGIO ANNONI
FECE INNALZARE
ALLA MEMORIA DEL VALORE DI LUI
E DEI COMMILITONI
QUESTO MONUMENTO

(2) Il testo della lapide nella ex villa Annoni: 

 ERA IL DI' 28 APRILE DEL 1799
QUANDO MILIZIE IMP. AUSTRIACHE
CAPITANATE DAL GEN. WUKASSOVICK
DA QUESTO PAESE MOVENDO
DATA FIERA PUGNA AL GEN. SERRURIER
CHE DUCE DI MILIZIE REPUBBLICANE FRANCESI
ERASI NEL VICINO VERDERIO FORTIFICATO
A CAPITOLARE L'INDUSSERO CEDENDO SE'
E I SUOI COLLE ARMI LORO.
A SEGNAR TAL EPOCA
A RICORDARE LA PRECE PEI TANTI ESTINTI
QUESTA LAPIDE SI POSE



Marco Bartesaghi


Ho potuto scrivere questo articolo grazie alla signora Valentina Scaglia,  che mi ha segnalato l'esistenza del dipinto, a sua mamma, la signora Biancamaria Bianchi, che mi ha messo in contatto con il proprietario dell'appartamento, e a quest'ultimo, il signor Lorenzo Baldrighi, che gentilmente mi ha permesso di scattare le fotografie  e mi ha atto avere l'immagine del teatrino di famiglia. A loro un sincero e sentito grazie. M.B.



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DA VERDERIO A CISANO - NOTE DI UN ANTIQUARIO - di Francesco Gnecchi Ruscone,1882. Introduzione di Marco Bartesaghi

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Questa è l'introduzione a un testo di Francesco Gnecchi Ruscone, intitolato DA VERDERIO A CISANO - NOTE DI UN ANTIQUARIO, che avevo pubblicato nel 2009 sul blog, in diverse puntate. Questa soluzione rendeva difficile la lettura.  Ho perciò riunito i vari pezzi in un solo testo e farò lo stesso per le altre parti dell'articolo. Quando tutto sarà pronto sostituirò la prima edizione. M.B.

Francesco Gnecchi Ruscone

PREMESSA
Questo articolo è stato pubblicato in due fascicoli di Archivi di Lecco: la prima parte nel N.4 dell'ottobre - dicembre 2001; la seconda nel N.1 del gennaio - marzo 2003. Ogni parte era preceduta da un'introduzione.
Per il blog ho ulteriormente diviso il testo, facendo corrispondere ogni parte a un fascicolo del "Giornale di Famiglia". Analogamente ho suddiviso le introduzione nei capitoli che le compongono e ne pubblicherò uno per ogni puntata dell'articolo.
Per ogni iscrizione trascritta da Francesco Gnecchi ho cercato di conoscere e descrivere quale sia lo stato in cui attualmente si trova. Queste descrizioni si trovano in coda al testo di Gnecchi.


INTRODUZIONE
 

Nel testo che proponiamo, scritto intorno al 1882, Francesco Gnecchi Ruscone presenta e commenta iscrizioni di vario genere, raccolte sul tragitto tra Verderio, dove gli Gnecchi erano fra i maggiori possidenti di case e terreni, e Cisano Bergamasco, dove erano stati proprietari di uno stabilimento per la filatura della seta.
Il percorso, lasciata Verderio, si snodava attraverso Paderno d'Adda, Robbiate, Imbersago e il Santuario della Madonna del Bosco, Arlate, Brivio, dove con il traghetto si superava l'Adda, Cisano.
Alcune iscrizioni si incontravano sulla strada: muri esterni di case e cascine, facciate di chiese, edicole sacre; altre all'interno di edifici: chiese, ville, cimiteri. Di alcune restava già allora solo il ricordo; altre, benché il testo fosse stato composto, non furono mai realizzate.
Lo scritto, intitolato "Da Verderio a Cisano. Note di un antiquario", era destinato al "Giornale di Famiglia", pubblicazione interna alla famiglia Gnecchi Ruscone, tenuta in vita dal 1868 agli inizi del novecento.


PRIMA PAGINA DELLE "NOTE DI UN ANTIQUARIO
NEL "GIORNALE DI FAMIGLIA DEL 22 GENNAIO 1882

Nato come "Giornale delle fanciulle", ad opera delle sole ragazze, si era presto trasformato in "Giornale di famiglia", forse per soddisfare l'interesse alla collaborazione manifestato da una cerchia più vasta di parenti ed amici intimi.
Privilegiava le cronache familiari, ma accoglieva anche articoli d'arte, letteratura e scienza, racconti, storielle comiche e giochi enigmistici.
Era compilato a mano, su fogli formato 16X23 cm, dove una cornice color violetto (nera per i necrologi), decorata agli angoli, delimitava lo spazio degli articoli.
Nella testata, sul nome Gnecchi ricavato in bianco dallo sfondo viola (o nero), la scritta "Giornale di famiglia - periodico settimanale" e, più in piccolo, la frase latina "Haec olim meminisse juvabit".
Aveva cadenza settimanale, solitamente una copia di "tiratura", in alcuni casi di più (1).
Veniva rilegato annualmente e ogni volume era corredato di indice dei testi con indicazione degli autori e, qualche volta, dei "copisti".
Le "Note di un antiquario" furono pubblicate in sei numeri del 1882: 720 e 721 rispettivamente del 22 e 29 gennaio; 722, 723 e 725 del 5,12,26 febbraio; 735 del 14 maggio (appendice). Tra il 722 e il 723 è inserito un acquerello dell'autore, tratto da una stampa di Carlo Amati, rappresentante la battaglia di Verderio del 1799 (2).


***
Già alla fine del XVII secolo, la famiglia Gnecchi, originaria di Garlate, era dedita alla produzione della seta. Verso la fine del settecento quest'attività, svolta agli esordi in forma men che artigianale, si era ormai trasformata in una fiorente industria, avviata a divenire una delle più importanti del settore. Trasferitasi a Milano, la famiglia occupò e mantenne per più di un secolo un posto di prim'ordine nella borghesia imprenditoriale cittadina: il suo diario, ricco di cronache di eventi artistici e culturali, rappresenta perciò un prezioso documento della vita milanese dell'epoca.
Il "Giornale"è anche ricco di testimonianze su Lecco ed il territorio circostante (3), grazie soprattutto agli interventi dell'ingegner Giuseppe Brini, lecchese, figlio di Antonia Gnecchi, zia di Francesco, e poi marito della sorella di quest'ultimo, dunque d'una cugina, Amalia.

***
A Verderio la famiglia Gnecchi approda nel 1842,quando i fratelli Giuseppe e Carlo ereditano da uno zio materno, Giacomo Ruscone (4), i terreni e la villa che questi aveva acquistato nel 1824 dal Marchese Decio Arrigoni. Dello zio, per sua espressa volontà, acquisiscono anche il cognome, che da allora accompagna ed identifica questo ramo della famiglia: Gnecchi Ruscone.

CANCELLO D'ENTRATA DELLA PRIMA VILLA APPARTENUTA
AGLI GNECCHI A VERDERIO, IN PIAZZA S.AMBROGIO

Da quell'anno, per più di un secolo, la presenza della famiglia ha caratterizzato la vita del paese. In campo politico: suoi componenti hanno occupato quasi (ininterrottamente la carica di sindaco (e di podestà durante il periodo fascista); sociale: è stata artefice della costruzione delle più importanti opere pubbliche; economico: era alle sue dipendenze gran parte delle famiglie contadine.

***
Con interi articoli o brevi citazioni che si susseguono per l'intero arco della sua vita, il "Giornale di famiglia" testimonia dell'intenso legame che si instaura fra gli Gnecchi e Verderio. A dimostrazione proponiamo alcuni titoli, scelti fra i pezzi conservati nell'Archivio Storico del paese (vedi nota 1):
 
-"La festa di Verderio - 5 settembre 1880", Ercole Gnecchi. Cronaca della "Messa d'Oro" del parroco, don Olimpio Tacconi.
-"Storia di alcune istituzioni a favore dei nostri coloni e dipendenti - 1880", Giuseppe Gnecchi. Argomento affrontato anche in anni successivi e che non riguarda solo Verderio.
-"Tiro alla quaglia.- 12 settembre 1881", Ercole Gnecchi.
-"La nuova cappelletta di Verderio", Ercole Gnecchi; scritto fra il 1881 e il 1883. Si tratta della cappelletta dell'Assunta sulla strada per Cornate.
-"Sull'origine del nome Verderio e sulla presenza dei Templari", Ercole Gnecchi; senza data.
-"Storia di quattro pozzi", Giuseppe Gnecchi; scritto intorno al 1884.
-"Asilo di Verderio - Chiusura dell'annata scolastica 1891 - '92", Giuseppe Gnecchi.
 
Notizie su Verderio si possono ricavare anche da altri articoli meno specifici, come i resoconti delle vacanze autunnali che la famiglia soleva qui trascorrere. Si viene ad esempio a sapere che nel 1877 venne completata la Cascina Isabella, nel 1883 gonfiato un enorme pallone aerostatico e nel 1895 inaugurata la Fonte Regina.


ULTIME RIGHE DELLE"NOTE", CON FIRMA DI
FRANCESCO GNECCHI, NELLA MINUTA CONSERVATA PRESSO
L'ARCHIVIO STORICO DI VERDERIO"

FRANCESCO GNECCHI RUSCONE

Figlio di Giuseppe (1817 - 1893) e della Contessa Giuseppina Turati (1826-1899), Francesco Gnecchi nasce a Milano l'8 settembre del 1847.
Frequenta le scuole superiori presso il Collegio dei Barnabiti di Monza e forse continua poi gli studi presso l'Università di Pavia (5).
L'11 febbraio 1873 sposa Isabella Bozzotti da cui avrà tre figli: Cesare (1873 - 1935), Vittorio (1876 - 1954) (6), Carla (1886 - 1970).

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Partecipa attivamente alla vita politica milanese. Almeno dal 1882 è membro dell'Associazione Costituzionale Milanese, impegnata, come recita il suo statuto, a "raccogliere le forze del partito liberale moderato" e ad "ottenere la maggior educazione civile e politica delle masse". Nel 1892 è candidato nella lista sostenuta dal "Comitato Liberale Indipendente" e viene eletto in Consiglio Comunale, dove rimane per gli anni amministrativi 1892/93 e 1893/94.
Il suo impegno nei confronti delle problematiche sociali si manifesta anche nella partecipazione a specifiche iniziative: dal 1884 è nel consiglio direttivo del "Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro" e dal 1892 nel consiglio d'amministrazione del "Pio istituto oftalmico" per la cura delle malattie degli occhi.

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Diventa Sindaco di Verderio nel 1893, succedendo al padre, primo cittadino dal 1859 al 1889, ed al conte Luigi Annoni.
Sulle orme dei genitori, a cui si deve la realizzazione dell'asilo infantile e del cimitero, promuove, con i fratelli Ercole ed Antonio, la costruzione di alcune importanti opere a Verderio Superiore: la Fonte Regina, 1895, impianto idraulico che garantirà per decenni la fornitura di acqua potabile al paese; la chiesa e la casa parrocchiale, 1902, volute dalla madre, Giuseppina; l'edificio municipale, 1910, comprendente anche le aule scolastiche.
Nel 1902 è primo firmatario di una petizione con cui "i rappresentanti la maggioranza dei possidenti e degli elettori amministrativi" di Verderio Superiore chiede al Ministero degli Interni la separazione da Verderio Inferiore, dove contemporaneamente era stata avviata un'analoga iniziativa, e la costituzione del comune autonomo, risultato che verrà conseguito nel 1905.

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Nel 1875 viene associato alla ditta di famiglia - "Figli di Giuseppe Antonio Gnecchi" - dedita alla produzione ma anche, e quasi esclusivamente negli ultimi anni di attività, alla commercializzazione dei filati di seta. Dopo il suo scioglimento, il 30 aprile 1878, entra nel consiglio d'amministrazione di numerose aziende che operano in svariati settori : tessile (Lanificio Rossi, Società per la filatura dei cascami di seta), elettrico ( Società Edison Italiana, Società Telefonica Lombarda, Società elettrica ed elettrochimica del Caffaro), bancario (Banca Mutua Popolare, poi Banca Popolare di Milano) ed altri ancora (Società Briantea per la Ferrovia Monza Calolzio, Società anonima omnibus e vetture).




La decisone della famiglia di interrompere la gestione diretta dell'azienda commerciale, fu presa anche in considerazione del peso sempre maggiore che gli interessi culturali avevano assunto nella vita di Francesco e del fratello Ercole. Così il primo ne parla sul "Giornale di Famiglia":
"Con piacere dedicavamo buona parte del nostro tempo agli studi, principalmente alla numismatica , alla pittura, alla musica, ed il tempo consacrato a queste cose non poteva che essere a detrimento degli affari, giacché volendo riuscire bene in qualche cosa, qualunque questa sia, è necessario mettervi anima e corpo e non avere la mente distratta da altri pensieri"(7)

Si dedica con interesse costante alla pittura avendo come maestro Achille Formis e come compagni il cugino/cognato Giuseppe Brini e l'amico Alessandro Vanotti (8). Privilegia il paesaggio e la natura morta floreale; interessante è la sua produzione di cartoline e biglietti all'acquerello.
Esordisce in pubblico , presentando sei opere, all'Esposizione Nazionale di Milano del 1881. Successivamente espone alle mostre annuali di Brera (1882;'83; '84; '85) e alla Permanente (1886; 1890), istituzione di cui fu autorevole membro (9).
Poliedrico collezionista, raccoglie testi autografi (10), cimeli e documenti risorgimentali e soprattutto (ne parleremo a parte) monete.
Dal 1878 fa parte della "Società Storica Lombarda" la cui rivista, "Archivio Storico Lombardo", si occupa in varie occasioni della sua attività di numismatico (11) e di collezionista di autografi.
Per diversi anni è membro della Commissione di assistenza al Conservatore del Castello Sforzesco, partecipando ai lavori del sottogruppo che si occupa dei musei d'arte e archeologia.

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Come presidente del consiglio d'amministrazione della "Società per la filatura dei cascami di seta", è coinvolto nello scandalo che colpisce alcuni membri di questa azienda. Sono accusati di tradimento per aver venduto all'Austria cascami di seta, materiale utilizzato nell'industria bellica dell'epoca. Insieme ad altri imputati, nel febbraio del 1918, viene arrestato e imprigionato a Roma nel carcere militare di Regina Coeli: muore il 15 giugno 1919, alle ore 9, presso l'ospedale Kinesiterapico di Roma, pochi mesi prima della sentenza del tribunale militare che l'avrebbe visto assolto dalla gravissima ed infamante accusa.
FRANCESCO GNECCHI RUSCONE NUMISMATICO

FRANCESCO GNECCHI RUSCONE
AUTORITRATTO, 1885
Seguiamo il percorso di Francesco Gnecchi in campo numismatico - intrapreso e condiviso totalmente con il fratello Ercole - attraverso la sua "Autonecrologia", testo redatto con l'intento di facilitare il compito "ai futuri necrologisti", pubblicato nel 1919 in un fascicolo in sua memoria curato dal "Circolo Numismatico Napoletano".



"Io nacqui col bernoccolo del collezionista, con un elemento cioè di felicità, che atavicamente mi veniva da parte materna".
Questo "bernoccolo" lo porta, insieme al fratello Ercole, ad intraprendere , nell'infanzia, innumerevoli raccolte:"erbario, fossili, mineralogia, insetti, uccelli, autografi, documenti, disegni, francobolli e"- finalmente - "monete".
Dell'origine di quest'ultima collezione, che prenderà il sopravvento, pur non soppiantando mai del tutto le altre, così scrive ancora:
"Le nostre cognizioni erano nulle, i denari disponibili pochini assai e li dedicavamo allegramente alle vecchie monete che ci era dato trovare presso gli antiquari, né occorre dire che erano da noi acquistate confusamente, dando solo la preferenza alle più logore e consunte, che ci sembravano le più antiche".

Da questo gioco iniziale nasce l'esigenza di studiare a fondo la materia e di procedere con razionalità nella raccolta.
Dapprima abbandonano le monete estere, concentrandosi su quelle italiane, antiche e moderne; poi si dividono i campi d'interesse: Francesco prosegue la serie antica romana, Ercole la medievale.


Grazie all'accresciuta disponibilità finanziaria acquistano ora presso i migliori negozi italiani ed esteri, partecipano ad aste pubbliche, acquisiscono intere collezioni.
Nel 1880 la casa editrice Hoepli pubblica "Monete imperiali romane inedite nella collezione di Francesco Gnecchi di Milano", libretto di sessantasei pagine in cui sono da lui descritti 459 pezzi della sua raccolta. Primo di una lunga serie di libri ed articoli per riviste specializzate, fra i quali ricordiamo: "Monete di Milano da Carlo Magno a Vittorio Emanuele II", Milano, 1884, in collaborazione con Ercole; "Monete romane - manuale elementare", opera divulgativa, Milano, 1896; "I medaglioni romani descritti e illustrati", tre volumi, Milano, 1912.




Se non tutti i critici, anche suoi contemporanei, sono stati concordi nel giudicare positivamente l'aspetto scientifico della sua opera, unanime è comunque il riconoscimento del contributo che egli ha dato alla conoscenza ed alla diffusione della numismatica in Italia.
"Attraverso il vaglio della critica la personalità di Francesco Gnecchi uscirà forse diminuita dal punto di vista puramente scientifico ma non per questo muteranno in noi i sentimenti di riconoscenza che gli dobbiamo per l'opera sua trentennale di propagandista della nummofila e della numismatica". Così scriveva in un severo articolo, apparso alla morte di Gnecchi sulla "Rivista Italiana di Numismatica", Lodovico Laffranchi (12), direttore della rivista, che aggiungeva:
"Chiunque dovrà convenire che è merito quasi esclusivo di Gnecchi se rimasero in Italia molti cospicui monumenti numismatici i quali, senza la sua ininterrotta ricerca collezionistica durata un quarantennio, già da molti anni sarebbero invece nei musei esteri".


Fin dai primi anni ottanta del XIX secolo, i fratelli Gnecchi si prodigano affinché anche in Italia, come già in diversi paesi europei, studiosi e collezionisti possano disporre, a livello nazionale, di un'associazione che li riunisca e di uno strumento per divulgare i risultati delle loro ricerche.
E', in gran parte, frutto di questo loro impegno la nascita, nel 1888, della "Rivista Italiana di Numismatica" e, quattro anni dopo, della "Società Italiana di Numismatica".
Della prima saranno direttori, insieme, per quasi trent'anni, a partire dal 1889: "uno dei periodi più fervidi della rivista", si ricorda negli Atti del centenario (13).
Per tutto questo periodo Francesco collabora ad ogni numero, con note ed appunti, soprattutto di numismatica romana ed imperiale.


Nel 1892 viene fondata la "Società Italiana di Numismatica". La prima riunione si tiene in via Filodrammatici 2 a Milano. Il Conte Nicolò Pappadopoli è nominato presidente, Francesco ed Ercole, vicepresidenti. Tra i fondatori compare Sua Altezza Reale il Principe di Napoli, futuro Vittorio Emanuele III. Con questi, impegnato nella realizzazione del "Corpus numorum italicorum", gli Gnecchi collaborarono facendo convergere nella sua opera il frutto iniziale, circa ventimila schede, di un loro ambizioso lavoro sul complesso delle Zecche italiane.


La collezione di monete romane di Francesco Gnecchi, che una legge dei primi anni venti del novecento ha dichiarato indivisibile, è stata venduta allo stato nel 1923. Attualmente è conservata e parzialmente esposta presso il Museo Nazionale Romano, dove è ancora oggetto di studio.



LA PRESENZA DELLA FAMIGLIA GNECCHI A CISANO BERGAMASCO

Tra il 1869 e il 1870, il padre di Francesco, Giuseppe, aveva acquistato alcuni beni immobili già appartenuti a tale Pietro Sozzi e, alla sua morte, affidati al fratello Luigi e alla sorella Giuseppa. Fra i beni acquistati in territorio di Caprino Bergamasco figurano:
a) un filatoio da seta ad acqua con casa (numero 156, Catasto Lombardo Veneto, CLV), oggi in via Filatoio ai numeri 3 e 5;



EX FILANDA GNECCHI A CAPRINO BERGAMASCO.
IMMAGINE RIPRESA DAL "PONTE DEI SOSPIRI"


b) una casa d'abitazione (numero 162, CLV) e due edifici ad uso filanda da seta ad acqua (numeri 163 e 165, CLV), aggregati in un unico complesso edilizio, ora sede di industria chimica in via Sonna N.6;
 

VISTA DALL'ALTO DI UNA EX FILANDA GNECCHI
A CAPRINO BARGAMASCO ORA SEDE DI
INDUSTRIA CHIMICA


c) alcuni terreni (numeri 155, 157, 160, 161,164, 166,167, CLV), situati nelle adiacenze degli edifici sopra descritti (14);
d) un mulino da grano ad acqua (numero 67, CLV) (15) e alcuni terreni adiacenti (numeri 65, 66, 68, 69, CLV).
I macchinari delle filande erano azionati da ruote idrauliche in ferro; l'acqua per muoverle veniva derivata dal fiume Sonna tramite un canale che, in territorio di Cisano, correva parallelamente al fiume e lo attraversava poco a monte del ponte detto "dei Sospiri" (16). La presa d'acqua del canale era in un punto raggiungibile deviando dalla "strada comunale per S. Gregorio" e percorrendo la "strada comunale al molino de'Gnecchi", secondo le denominazioni ricavabili dalle mappe del catasto del 1905 (Catasto Cessato). Lungo il canale , infatti, Giuseppe Gnecchi aveva acquistato dal Sozzi due mulini e i terreni circostanti:
a) il numero 1, Catasto Urbano: casa a due piani e otto vani, conosciuto come "molino sotto il castello";
b) il numero 9, Catasto Urbano: mulino di un piano e un vano e casa a due piani e sei vani;
c) i terreni ai numeri 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 20, 21, 22 del Catasto Rurale.
Alla morte di Giuseppe tutti i beni passarono ai figli Francesco, Ercole e Antonio; quelli di Caprino furono però successivamente intestati solo a Ercole.
Per alcuni anni terreni e opifici vennero gestiti dalla ditta "Figli di Giuseppe Antonio Gnecchi"; al suo scioglimento, 1878, furono affidati a due collaboratori di lunga data della famiglia, Giuseppe Ferrario e Michele Sessa, che con gli Gnecchi avevano costituito una società in accomandita semplice e che in seguito, 1900, acquistarono tutti i beni divenendone proprietari.


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Il 13 dicembre 1894 Francesco, Ercole e Antonio acquistarono a un'asta giudiziale (17), al prezzo di 26.100 lire, un palazzo di Cisano e l'annesso edificio rurale, fatti costruire intorno al 1880 dal medico condotto del paese, dottor Giuseppe Mora, e dalla consorte, signora Lucia Daina. Il palazzo, descritto in catasto come "casa civile con giardino e corte", era costituito da 4 piani e 26 locali; l'edificio rurale, ad uso scuderia, comprendeva la rimessa, i portici a piano terra e a quello superiore e le camere d'abitazione. Il tutto formava un solo corpo, completato da muro di cinta e cancellata rivolta verso la strada provinciale per Bergamo.

MUNICIPIO DI CISANO BERGAMASCO, GIA'
CASA GNECCHI RUSCONE
Nel 1906 i fratelli Gnecchi cedettero gli edifici al Comune di Cisano: il prezzo concordato fu di lire 30.000, da pagarsi in dieci anni. Il Comune entrò in possesso degli stabili, con pieno diritto di godimento, fin dall'11 novembre 1906, ma ne divenne proprietario il 2 febbraio 1918 (18).
L'edificio, ora sede del Municipio e della Biblioteca Civica, ospitò nei primi anni anche le scuole.
Il contratto fra Gnecchi e Comune di Cisano fu considerato molto favorevole per quest'ultimo dall'allora segretario comunale Luigi Rondalli, tanto che in un suo libro sulla storia di Cisano si complimentò con l'Amministrazione presieduta dal Sindaco cav. Antonio Magnetti, che aveva promosso e portato a termine l'operazione, per aver saputo cogliere tale opportunità: egli infatti giudicava addirittura "un dono: una tale proprietà pagata solamente L.30.000" (19).


NOTE
(1) La collezione completa è ora conservata da un componente della famiglia. Alcune copie del giornale ed un cospicuo numero di minute, ritrovate a Verderio, sono raccolte nel "fondo Gnecchi" presso l'"Archivio storico di Verderio".
(2) L'acquerello non viene qui riprodotto in quanto la presente trascrizione si basa su una fotocopia dell'originale e sulla minuta conservata presso l'"Archivio Storico di Verderio: nella prima il disegno appare di scarsissima qualità, nella seconda, naturalmente, è assente del tutto. Una copia della stampa dell' Amati fu pubblicata in "Archivi di Lecco", N.3, 1987: A. Benini, La battaglia di Verderio, 28 aprile 1799. Il disegno "dal vivo", da cui è tratta l'incisione, è conservato presso il "Fondo Carlo Amati" del Castello Sforzesco di Milano.
(3) Qualche titolo riguardante Lecco e il suo territorio, scelto fra i documenti conservati all'"Archivio Storico di Verderio":
* "Una gita nei dintorni di Lecco - 4 agosto 1870", Giuseppe Brini;
* "La festa di S. Michele - 30 settembre 1878", Giuseppe Brini;
* "Un'escursione al Pizzo dei Tre Signori - 1-2 settembre 1880", Antonio Gnecchi;
* "Festa di beneficenza con concerto a Maggianico - 17 agosto 1884", Giuseppe Brini.
(4) Giacomo Ruscone, figlio di Antonio e di Maddalena Redaelli, nasce a Malgrate il 14 agosto 1774 (il padre era titolare, avendolo ereditato, del diritto di pesca nel bacino del lago di Lecco). Il 19 febbraio 1803 sposa Giuseppa Agudio, figlia di Carlo Maria. Il legame con la famiglia Gnecchi avviene in seguito al matrimonio, celebrato a Malgrate il 2 gennaio 1813, della sorella di Giacomo, Giuseppa, con Giuseppe Antonio Gnecchi (1783 - 1857).
(5) Del periodo trascorso presso i Barnabiti rimangono a testimonianza alcune lettere da cui traspare un sentimento di tristezza per la lontananza da casa. Nessun documento invece sulla frequenza universitaria, per la quale abbiamo fatto riferimento alla testimonianza di un discendente.
(6) "Archivi di Lecco", N.3, 1990, M. Bartesaghi, Festa a Verderio il 7 ottobre 1896: la rappresentazione di un'opera di Vittorio Gnecchi
(7) Citazione tratta dalla minuta conservata nell'"Archivio Storico di Verderio".
(8) Achille Formis ( Napoli 1832 - Milano 1906); Giuseppe Brini (1838/1898); Alessandro Vanotti (Milano 1852 - Bollate 1916).
(9) Più recentemente (1994), una sua opera -" Un bosco al Masino", 1885 - è stata esposta a Palazzo Bagatti Valsecchi, in occasione della mostra: "Arti nobili a Milano, 1815 - 1915".

UN RITRATTO A OLIO DI
FRANCESCO GNECCHI RUSCONE

(10) La sua raccolta di lettere, libri e ritratti relativi al Manzoni, venduta dagli eredi alla morte della moglie e successivamente acquistata sul mercato antiquario di Parigi dall'ing. Federico Gentile, fa ora parte del Fondo manzoniano della Biblioteca Braidense.
(11) Anche in anni recenti, Vol.422, 1988, quando, recensendo il libro di Carlo Crippa, Le monete di Milano dai Visconti agli Sforza, dal 1329 al 1535, Milano, 1986, Adriano Savio, riferendosi all'opera dei fratelli Gnecchi sulle monete di Milano, parla "del leggendario catalogo dei fratelli Gnecchi del 1884, unico strumento valido per gli studiosi della materia fino al 1986."
(12)“Rivista Italiana di Numismatica”, XXXII, 1919
(13) “Rivista Italiana di Numismatica”, XC, 1988
(14) Nella stessa zona , nel 1875, Giuseppe Gnecchi acquistò il terreno N.159 dal signor Giuseppe Mora.
(15) Di questo edificio rimangono solo pochi resti, occultati dalla vegetazione. Sono situati vicino alla riva del fiume, all'altezza del punto ove si trovava la presa d'acqua per l'alimentazione delle filande (si veda più avanti nel testo).
(16) Cfr. I monumenti storico industriali della Lombardia, Quaderni di documentazione regionale, n.17. Da questo testo è tratta l'immagine seguente. 

(17) L'asta ebbe luogo presso il Tribunale di Bergamo, in seguito a "causa per incanto stabili" promossa da Belgeri Francesco fu Paolo di Lecco contro il dottor Giuseppe Mora e la moglie Lucia Daina. Il verbale è conservato presso l'Archivio Comunale di Cisano Bergamasco.
(18) Porta questa data l'atto di vendita, redatto dal notaio dott. Giuseppe Toia di Milano, firmato dai fratelli Gnecchi e dal sindaco in carica, architetto Alessandro Comolli. L'atto è conservato presso l'Archivio Comunale di Cisano Bergamasco.
(19) Cisano Bergamasco dalle origini al 1925, , Luigi Rondalli,1925, Alassio (ristampato nel 1996). Luigi Rondalli fu segretario comunale a Cisano Bergamasco dal 1909 al 1931.

Marco Bartesaghi









AFFRESCHI ATTRIBUITI A GIOVANNI CANAVESIO NELLA CHIESA DI SAN BERNARDINO A TRIORA Fotografie di Denise Motta

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Triora è un comune dell'Alta Valle Argentina, nelle Alpi Liguri, in provincia di Imperia.
Borgo di origine romana, è celebre per i processi per stregoneria che vennero celebrati fra il 1587 e il 1589, e che portarono alla condanna al rogo di alcune giovani donne.
 



Triora annovera numerose chiese, fra le quali, fuori dal centro abitato, quella di San Bernardino, che risale al xv secolo. Essa contiene affreschi attribuiti a Giovanni Canavesio da Pinerolo, autore del polittico posto dietro l'altare maggiore della chiesa di Verderio dedicata ai santi Giuseppe e Floriano.





 

Alcuni amici di Verderio recentemente sono stati in gita a Trora. Fra loro Denise Motta che ha scattato le immagini che vi propongo. È però necessario sottolineare che, mentre la pala di Verderio è sicuramente opera del Canavesio, i dipinti di Triora sono solo attribuiti a lui ed anzi,studi recenti propendono per assegnarli ad un autore sconosciuto di origine toscana. M.B.





AFFRESCHI ATTRIBUITI A GIOVANNI CANAVESIO NELLA CHIESA DI SAN BERNARDINO A TRIORA Fotografie di Denise Motta















Ringrazio Denny per le fotografie e ricordo che su questo blog, sotto l'etichetta Giovanni Canavesio, diversi articoli si occupano di questo sacerdote pittore, piemontese ma attivo soprattutto nella Liguria Occidentale. M.B.
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