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Article 12
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Article 11
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LA CESSIONE DELLA "CHIESA VECCHIA" DI VERDERIO SUPERIORE ALLA FAMIGLIA GNECCHI di Marco Bartesaghi
Quando il 29 aprile 1898 la famiglia Gnecchi Ruscone scriveva al Cardinale di Milano, Andrea Carlo Ferrari, per comunicargli la sua intenzione di costruire a Verderio Superiore una nuova chiesa e una nuova casa parrocchiale, esprimeva anche il desiderio di avere in cambio, attraverso un contratto di permuta, i beni che i nuovi edifici avrebbero lasciato liberi.
Il Cardinale accettò la proposta e, con il consenso del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, martedì 21 marzo 1905, nella Villa Gnecchi di Verderio Superiore, davanti al notaio Antonio Resinelli di Valmadrera, fu stipulato l’accordo.
Erano presenti il parroco, don Luigi Galbiati, titolare della prebenda parrocchiale, i fabbricieri Ambrogio Oggioni, Lazzaro Cassago e Carlo Besana, il comm. Francesco Gnecchi Ruscone e il delegato di suo fratello Antonio, il ragionier Eugenio Lissoni. C’erano anche i signori Luigi Viganò e Gerolamo Oggioni, in qualità di testimoni, e l’ingegner Amilcare Avignone, regio subeconomo ai benefici vacanti, rappresentante del Regio Economo Generale.
Una prima osservazione: la permuta non interessa l’edificio della nuova chiesa parrocchiale. Essa infatti era stata considerata acquisita dalla fabbriceria, in virtù del lavoro svolto dai fedeli della parrocchia, per la sua edificazione.
Nell’atto notarile sono presenti tre distinte operazioni di permuta.
Nella prima Francesco Gnecchi Ruscone cedeva:
- un terreno a giardino di 0.83 pertiche, corrispondente al numero di mappale 80b, che diventerà orto della parrocchia;
- La nuova canonica, il giardino, oggi occupato dall’oratorio, i rustici e la casa colonica.
Dalla prebenda parrocchiale otteneva in cambio:
- I terreni ai numeri 98 -99 – 100 – 101 del catasto rurale
- L’immobile n 102 del catasto urbano, corrispondente alla vecchia canonica.
La seconda permuta interessa invece i terreni che la famiglia aveva messo a disposizione per la costruzione della chiesa ed altri adiacenti.
Antonio Gnecchi Ruscone cedeva:
- La striscia di terreno, 97b, stradetta che oggi congiunge via dei Tigli con via Principale;
- Un piccolo terreno, 314c, confinante con il lato est della scuola materna;
- Uno spicchio di sagrato, 81c, attiguo alla via dei Tigli
In totale 1,51 pertiche.
Suo fratello Francesco cedeva invece:
- Il terreno dove era sorta la chiesa, 80a;
- Il sagrato, comprendente i numeri di mappale 310 e 313.
In totale 5,71 pertiche.
I due fratelli ricevevano in cambio dalla fabbriceria parrocchialela vecchia chiesa e il relativo sagrato, per un totale di 550 mq,: 434,97mq a Francesco, 115,03 mq ad Antonio.
L’atto che stiamo esaminando contiene anche un altro contratto di permuta, questa volta fra Antonio e Francesco Gnecchi: il primo cede al fratello la sua porzione della vecchia chiesa e riceve in cambio una parte del mappale 98, indicato successivamente in mappa con il numero 98b.
Alla parte più prettamente economica finora descritta seguono 14 clausole, contrassegnate da numeri romani, volte perlopiù a garantire ai contraenti il pieno e libero godimento dei beni di cui entravano in possesso. Tre di esse però contengono disposizioni particolari, interessanti per capire il peso e il ruolo che la famiglia aveva e voleva mantenere in paese.
Con questo contratto la vecchia chiesa di San Floriano fu definitivamente ridotta ad uso profano. Un’epigrafe scolpita in un tondo murato sulla parte destra della facciata recita:
I DOCUMENTI
I documenti che sono stati consultati per scrivere questo articolo si trovano nell’Archivio Storico di Verderio, conservato presso la Biblioteca Intercomunale.
La posizione esatta è: Fondo Gnecchi Ruscone 1.3.1.1.8 (21).
Del fascicolo sono stati particolarmente utili per questo articolo i seguenti pezzi:
- Decreto del Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, che autorizza la permuta, 21/10/1904;
- Tipo Censuario redatto dall’ingegner Albini, indicante gli immobili coinvolti nella permuta, 2/3/1903;
- Atto notarile, redatto dal notaio Antonio Resinelli di Valmadrera, il 21 /3/1905. Questo documento comprende i seguenti allegati:
Nota 1: retro della cartolina rappresentante la chiesa di Verderio Superiore
Marco Bartesaghi
Il Cardinale accettò la proposta e, con il consenso del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, martedì 21 marzo 1905, nella Villa Gnecchi di Verderio Superiore, davanti al notaio Antonio Resinelli di Valmadrera, fu stipulato l’accordo.
Erano presenti il parroco, don Luigi Galbiati, titolare della prebenda parrocchiale, i fabbricieri Ambrogio Oggioni, Lazzaro Cassago e Carlo Besana, il comm. Francesco Gnecchi Ruscone e il delegato di suo fratello Antonio, il ragionier Eugenio Lissoni. C’erano anche i signori Luigi Viganò e Gerolamo Oggioni, in qualità di testimoni, e l’ingegner Amilcare Avignone, regio subeconomo ai benefici vacanti, rappresentante del Regio Economo Generale.
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Tipo censuario redatto dall'ing. B. Albini dove sono riassunti i termini dell'accordo |
Una prima osservazione: la permuta non interessa l’edificio della nuova chiesa parrocchiale. Essa infatti era stata considerata acquisita dalla fabbriceria, in virtù del lavoro svolto dai fedeli della parrocchia, per la sua edificazione.
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La chiesa di Verderio e il sagrato in una cartolina spedita nel 1905 (1) |
Nell’atto notarile sono presenti tre distinte operazioni di permuta.
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Aggiungi didascalia |
Nella prima Francesco Gnecchi Ruscone cedeva:
- un terreno a giardino di 0.83 pertiche, corrispondente al numero di mappale 80b, che diventerà orto della parrocchia;
- La nuova canonica, il giardino, oggi occupato dall’oratorio, i rustici e la casa colonica.
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Orto e casa colonica parrocchiale |
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La "nuova canonica" |
Dalla prebenda parrocchiale otteneva in cambio:
- I terreni ai numeri 98 -99 – 100 – 101 del catasto rurale
- L’immobile n 102 del catasto urbano, corrispondente alla vecchia canonica.
La seconda permuta interessa invece i terreni che la famiglia aveva messo a disposizione per la costruzione della chiesa ed altri adiacenti.
Antonio Gnecchi Ruscone cedeva:
- La striscia di terreno, 97b, stradetta che oggi congiunge via dei Tigli con via Principale;
- Un piccolo terreno, 314c, confinante con il lato est della scuola materna;
- Uno spicchio di sagrato, 81c, attiguo alla via dei Tigli
In totale 1,51 pertiche.
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La stradetta dietro la chiesa, fra via dei Tigli e via Principale |
Suo fratello Francesco cedeva invece:
- Il terreno dove era sorta la chiesa, 80a;
- Il sagrato, comprendente i numeri di mappale 310 e 313.
In totale 5,71 pertiche.
I due fratelli ricevevano in cambio dalla fabbriceria parrocchialela vecchia chiesa e il relativo sagrato, per un totale di 550 mq,: 434,97mq a Francesco, 115,03 mq ad Antonio.
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La vecchia parrocchiale di Verderio Superiore come si presenta oggi. |
L’atto che stiamo esaminando contiene anche un altro contratto di permuta, questa volta fra Antonio e Francesco Gnecchi: il primo cede al fratello la sua porzione della vecchia chiesa e riceve in cambio una parte del mappale 98, indicato successivamente in mappa con il numero 98b.
Alla parte più prettamente economica finora descritta seguono 14 clausole, contrassegnate da numeri romani, volte perlopiù a garantire ai contraenti il pieno e libero godimento dei beni di cui entravano in possesso. Tre di esse però contengono disposizioni particolari, interessanti per capire il peso e il ruolo che la famiglia aveva e voleva mantenere in paese.
- Con la IX clausola, la famiglia Gnecchi si garantiva il diritto perpetuo di possedere le chiavi ed usare in modo esclusivo le due tribune poste di lato all’altare maggiore della chiesa parrocchiale.
- Con la X la fabbriceria parrocchiale, che aveva il compito di custodire la nuova chiesa e adempiere alla sua manutenzione, era tenuta a rispettarne rigorosamente l’aspetto architettonico ed artistico e a non apportare modifiche o aggiunte senza il consenso della famiglia o di un architetto da essa incaricato.
- Con la XI, infine, era espresso il divieto “di erigere fabbriche o costruzioni di qualsivoglia specie” sulle aree avute in permuta adiacenti alla nuova chiesa.
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Madonna co il Bimbo a sinistra del portale della vecchia chiesa di San Floriano |
Con questo contratto la vecchia chiesa di San Floriano fu definitivamente ridotta ad uso profano. Un’epigrafe scolpita in un tondo murato sulla parte destra della facciata recita:
DELL’ANTICA
CHIESA PARROCCHIALE
DI VERDERIO SUPERIORE
SOSTITUITA DALLA NUOVA
NELL’ANNO 1902
RIDOTTA AD USO
DI ABITAZIONE COLONICA
NELL’ANNO 1914
RESTA LA FACCIATA
A RICORDO
CHIESA PARROCCHIALE
DI VERDERIO SUPERIORE
SOSTITUITA DALLA NUOVA
NELL’ANNO 1902
RIDOTTA AD USO
DI ABITAZIONE COLONICA
NELL’ANNO 1914
RESTA LA FACCIATA
A RICORDO
I DOCUMENTI
I documenti che sono stati consultati per scrivere questo articolo si trovano nell’Archivio Storico di Verderio, conservato presso la Biblioteca Intercomunale.
La posizione esatta è: Fondo Gnecchi Ruscone 1.3.1.1.8 (21).
Del fascicolo sono stati particolarmente utili per questo articolo i seguenti pezzi:
- Decreto del Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, che autorizza la permuta, 21/10/1904;
- Tipo Censuario redatto dall’ingegner Albini, indicante gli immobili coinvolti nella permuta, 2/3/1903;
- Atto notarile, redatto dal notaio Antonio Resinelli di Valmadrera, il 21 /3/1905. Questo documento comprende i seguenti allegati:
- Decreto del Ministero di G. e G e dei culti (lo stesso già indicato sopra);
- Mandato al rag. Eugenio Lissoni di rappresentare il sig. Antonio Gnecchi Ruscone;
- Nota di riduzione di ipoteca sugli appezzamenti di terreno 310 e 313, regio Ufficio Ipoteche di lecco;
- Contratto di permuta fra il signor Francesco Gnecchi Ruscone e i Fratelli e Sorelle Beretta, per un terreno di proprietà di questi ultimi, utile per la costruzione della chiesa, 16/11/1897.
Nota 1: retro della cartolina rappresentante la chiesa di Verderio Superiore
Marco Bartesaghi
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A PADERNO D'ADDA TRE ALTARI DELLA VECCHIA CHIESA DI SAN FLORIANO DI VERDERIO SUPERIORE di Marco Bartesaghi
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Chiesa della Visitazione, o chiesetta degli alpini |
Il testo del "Cronicus" racconta che in quel anno la chiesina ebbe un nuovo altare essendo il precedente non abbastanza decoroso per un luogo sacro così caro alla popolazione.
Il parroco dice anche che il nuovo altare era stato comprato qualche anno prima dal suo predecessore, don Caspani, dalla Fabbriceria Parrocchiale di Verderio Superiore e che proveniva dalla chiesa del paese che aveva cessato le sue funzioni dopo la costruzione, nel 1902, di quella nuova.
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Cappella del Cimitero di Paderno d'Adda |
Insieme ad esso, la Parrocchia di Paderno aveva acquistato da quella di Verderio Sup. altri due altari. Uno fu destinato alla Cappella del Cimitero, inaugurato nel giorno dei morti del 1912.
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Chiesa parrocchiale di Paderno d'Adda |
L'altro fu utilizzato nella chiesa parrocchiale, per la Cappella dedicata a san Massimo.
Prima di presentare le immagini dei tre altari sono necessarie alcune considerazioni
Questo breve testo ci dice dove andarono a finire i tre altari del'antica parrocchiale di San Floriano di Verderio Superiore, subito dopo la sua dismissione, nei primi anni del novecento. Però non ci può dire, ovviamente, se quella destinazione sia stata mantenuta fino ad oggi.
È plausibile che sia così, ma per averne la certezza bisognerebbe essere in possesso di una loro descrizione originale, di cui finora non siamo a conoscenza.
È giusto quindi affermare che le immagini che seguono rappresentano "molto probabilmente" gli altari della vecchia chiesa parrocchiale di Verderio Superiore. Dopo questa "prudente" precisazione, passiamo alle immagini.
GLI ALTARI
L'ALTARE DELLA CHIESA DELLA VISITAZIONE
L'ALTARE DELLA CAPPELLA DEL CIMITERO
L'ALTARE DELLA CAPPELLA DI SAN MASSIMO NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI PADERNO D'ADDA
La qualità artistica di quest'ultimo altare e la maggior rilevanza del luogo che lo accoglie - la cappella di San Massimo della chiesa parrocchiale - fanno a supporre che dei tre questo sia stato l'altare maggiore della vecchia chiesa di Verderio Sup., che , secondo un documento conservato nell'archivio parrocchiale, era stato acquistato nel 1813.
Anche in questo caso però, la mancanza di una descrizioni non permette un'identificazione certa.
I DOCUMENTI
Il primo documento di cui si parla in questo articolo è un brano del Liber Cronicus della parrocchia di Paderno d'Adda, conservato in Archivio Parrocchiale di Paderno d'Adda.
TRASCRIZIONE
Il Nuovo altare nella Chiesina
dei Morti
dei Morti
A dir vero l'altare di questa Chiesetta alla quale la popolazione ha molta divozione era, se non indecorosa, meno accetta all'amore del bello che aveva il parroco Caspani. Già da anni aveva comperato dalla vecchia Chiesa di Verderio Superiore tre altari, come ho già detto altrove: uno servì per la cappella di S. Massimo nella Chiesa parrocchiale; un secondo per la Cappella del Cimitero, sul quale si celebrò la prima volta il giorno dei morti di quest'anno 1912; ne rimaneva un terzo e fu collocato in questa chiesina al posto del primo. In questa occasione si ristaurò il presbiterio. Sopra il quadro che forma la palla (sic) dell'altare: la polvere, l'umidità però avevano nascosto le bellezze. Fatto esaminare da intagliatori bergamaschi in esso riscontrarono una mano se non di un artista però di un operaio non da sprezzarsi. Bastò questo perché il parroco si invogliò di rimodernarlo: a Bergamo viene corretto in qualche parte dalla ditta Ghislandi.
Se avessimo trovato un posto adatto nella Chiesa parrocchiale lo avremmo posto in venerazione in questo luogo, ma non essendovene si decide di trasportarlo ancora alla Chiesina dei Morti.
Se avessimo trovato un posto adatto nella Chiesa parrocchiale lo avremmo posto in venerazione in questo luogo, ma non essendovene si decide di trasportarlo ancora alla Chiesina dei Morti.
Il secondo documentoriguarda l'acquisto, nel 1832, di un nuovo altar maggiore per la chiesa parrocchiale di verderio Superiore. E' conservato in Archivio Parrocchiale, titolo VI° Chiese e Luoghi Sacri, cl.1 Parrocchiale, Cart 1°, fasc. 1/1, Antica.
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A destra PRIMA PARTE; a destra TERZA PARTE |
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SECONDA PARTE |
TRASCRIZIONE
PRIMA PARTE
A sua eccellenza
il Sig. Conte Senatore
Ministro per il Culto
dalli
Fabbricieri ed Amministratori Bonifacio Brambilla ed Angelo Spada della Parrocchia di San Floriano di Verderio Superiore, cantone di Merate, Dipart.o del Lario, che per le entro esposte circostanze addomandano che venga accordato il permesso di poter fare un uovo Altare maggiore nella suddetta sua Chiesa Parrocchiale.
SECONDA PARTE
A Sua Eccellenza
Il Sig. Conte Senatore Ministro per il Culto
I sottoscritti fabbricieri della Parrocchia di San Floriano di Verderio Superiore, Cantone di Merate, Dipartimento del Lario abbisognano di fare nella suddetta Chiesa Parrocchiale un nuovo Altare Maggiore di marmo stante che quello che tutt'ora esiste oltre ad essere assai piccolo di quello che abbisogna trovasi inoltre in uno sttao assai esoso e rovinato.
Supplicano pertanto li sottoscritti suddetti dalla conosciuta bontà dell'Eccellenza Vostra voglia degnarsi accordarli il permesso per il nuovo Altare facendo nello stesso tempo presente che le spese che si faranno per tale Fabbrica che si riterranno parte cogl'avvanzi della chiesa, parte coll'elemosina e parte colle offerte obblatorie.
Nella lusinga di essere esauditi si danno l'onore di rassegnarsi colla più distinta stima e venerazione.
Bonifacio Brambilla Amt.e
Angelo Spada Amt.e
TERZA PARTE
n. 5438 Div.e Ia
Milano li 19 Giug.1813
Si permette ai ricorrenti di procedere all'appalto del nuovo altare con artista beneviso e garante il quale non esiga obbligazione della Chiesa sopra il suo patrimonio, ma si accontenti di ottenere il pagamento sugli avanzi delle vendite correnti e sulle obblazioni che procuravansi dai fabbricieri all'intento.
In mancanza del Ministro per il Culto
Il Segretario generale
Marco Bartesaghi
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INDAGINE CRONOLOGICA DELLA EX CHIESA DI SAN FLORIANO di Laura MANDELLI, Denise MOTTA ed Enrico SEREGNI
Nell'anno accademico 1990 - 1991,questo testoè servito ai suoi autori per l'esame di Restauro Architettonico presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. La copia che ho avuto a disposizione è però una minuta, pertanto non è stato possibile rintracciare i riferimenti archivistici dei documenti citati. Spero di poterlo fare in un prossimo futuro.
Su questo blog, il 24 ottobre 2009, sono stati pubblicati i disegni realizzati da Laura Mandelli e utilizzati per lo stesso esame, così come lo sono state immagini che corredano questo servizio.
Il personaggio che appare in queste ultime è Enrico Seregni ...nonostante la folta capigliatura. M.B.
INDAGINE CRONOLOGICA DELLA EX CHIESA DI SAN FLORIANO di Laura Mandelli, Denise Motta ed Enrico Seregni
L'origine della chiesa di San Floriano è incerta, visto che un documento pubblicato ad Oggiono l'8 aprile 1904 afferma "... la sua costruzione può rimontare al principio del 1600, sebbene alcune modanature architettoniche la farebbero di più recente costruzione", mentre nel libro "VERDERIO", edito nel 1985, si sostiene che la parrocchia fu istituita dopo la prima visita pastorale di San Carlo Borromeo nel 1571. Lo stesso libro avvalora tale ipotesi citando un registro parrocchiale in cui si annotavano i battesimi tenuti nella chiesa di san Floriano dall'anno 1581 (la veridicità di tale affermazione non può essere da noi confutata per il mancato ritrovamento di tale registro).
I primi documenti cronologici in nostro possesso risalgono all'anno 1703 e seguenti ed attestano la possibilità di scavare il pavimento della chiesa parrocchiale per la sepoltura di cadaveri purché il suddetto pavimento venisse subito ricostruito dall' erede "senza badare ai costi". La consuetudine di seppellire i morti sotto il pavimento della chiesa cessò dopo il 1719, quando fu costruito il primo cimitero parrocchiale, ubicato nei pressi della chiesa, oltre la strada principale del paese.
Da successivi documenti, dell'anno 1722, possiamo desumere alcuni caratteri formali della fabbrica. Si citano infatti i passaggi del simulacro della Beata Vergine dall'altare del Santissimo Rosario, che doveva essere restaurato, ad una sede provvisoria, in un quadro di legno in detta chiesa, e subito dopo nella cappella della Purificazione a lei dedicata e di proprietà dei signori Annoni. Da questi documenti possiamo quindi asserire che la chiesa era provvista di almeno due cappelle, di cui è però sconosciuta la precisa ubicazione.
In un altro documento, di datazione sconosciuta si parla ancora della Cappella della Purificazione eretta con il patronato dei signori Annoni.
Notizie più precise sull'impianto della fabbrica ci pervengono da una serie di documenti risalenti al 1785. Trattandosi di un inventario dello stato patrimoniale e dei mobili, dall'elenco delle voci ci pervengono alcune indicazioni sulla struttura della chiesa in quel periodo. Si deduce la presenza di un altare maggiore e di almeno due altari minori (che potevano essere posti nelle cappelle), l'esistenza di un pulpito, di cui però non viene specificata l'ubicazione, e di un coro situato sul lato est.
Vi era un organo, collocato sopra la porta principale, che venne restaurato nel 1784.
Sicura la presenza di 8 finestre che risultano " ... rifabbricate di nuovo con i suoi telai ..."e di altre tre " ... coi suoi vetri, e tende di tela bianca fatte di nuovo ...". Nei documenti del 1785 è inoltre confermata la presenza delle due cappelle già prima ricordate " ... quadri ... vanno di due cappelle ai lati della chiesa entrando."
Sempre dall'inventario degli oggetti sacri si deduce l'esistenza di una sacrestia "... con una finestra grande con vetri ... ".
L'ultima parte del documento ci permette di risalire alla " ... antica struttura ... " della chiesa " ... rimodernata l'anno scorso (1784) specialmente nella ripartizione delle finestre ... ".
In seguito il documento dà notizia dell'esistenza di quattro cappelle. Due, a destra dell'ingresso, di proprietà comunale e le altre, a sinistra di proprietà delle famiglie Lavagna e Annoni. Una di quelle di destra accoglieva la statua della Beata Vergine del Rosario, in precedenza situata nella cappella degli Annoni.
In una quinta cappella si trovava il fonte battesimale.
Nello stesso documento si ha notizia, per la prima volta, dell'esistenza del campanile, di cui però non viene menzionata la data di costruzione.
Nel 1819 i fabbricieri della chiesa di san Floriano chiedono il permesso alle autorità ecclesiastiche di sostituire l'altare maggiore, " ... insufficiente alle esigenze ..." e in stato di degrado, con uno nuovo: il permesso viene accordato il 19 giugno dello stesso anno.
Da uno scambio epistolare tra la fabbriceria e il signor Biffi (1828), si evince la necessità di ridurre il numero delle cappelle per rendere più comoda la chiesa. In particolare la fabbriceria chiede al signor Biffi di rinunciare al patronato della cappella della Beata Vergine della Purificazione in precedenza di proprietà della famiglia Annoni. La risposta di Biffi fu positiva e quindi si presume che i lavori poterono aver luogo, come si deduce anche dall'elenco delle spese sostenute nel 1828 e negli anni seguenti per il restauro della chiesa. Sicuramente vennero fatte riparazioni al tetto e ai pavimenti, come si arguisce dalle spese per quadrelli e pianelle, e venne sostituito il pulpito.
Altri lavori riguardarono la cappella dell'Addolorata e quella di rimpetto. L'elenco delle spese non ci dice però se le due cappelle furono abbattute o solo restaurate.
Nel 1855 si torna a parlare del campanile: la fabbriceria chiede al comune di essere risarcita della spesa sostenuta nel dicembre del 1845 per quietanzare l'opera dell'ingegner Merlini di Milano che aveva munito la torre di parafulmine. Il comune si rifiutò di rimborsare la spesa.
Alla fine dell'ottocento si inizia a discutere sulla possibilità di costruire una nuova chiesa a Verderio Superiore, visto che la vecchia chiesa di san Floriano " ... ha più l'apparenza di un magazzino, è di costruzione difettosa, tozza e senza nessun pregio, nonché insufficiente alle nuove esigenze". Si nota inoltre che la canonica è " ... in grandissimo deperimento, di costruzione vecchia ed insalubre ...".
Vi fu quindi la volontà della famiglia Gnecchi di costruire una nuova chiesa e di acquisire quella vecchia attraverso un contratto di permuta.
In una supplica del 1902 della fabbriceria al Cardinal Ferrari si inizia a delineare per la vecchia chiesa un possibile riuso dopo la sconsacrazione. Ciò è rafforzato da un documento del 1904 che, attestando la mancanza di pregi storici ed artistici della chiesa, affermava che essa " ... poteva essere senza alcun timore altrimenti destinata ...".
Nello stesso mese venne stipulato l'atto di permuta che stabiliva il passaggio di proprietà della chiesa di San Fiorano dalla Fabbriceria alla famiglia Gnecchi, in cambio dell'area su cui era stata eretta la nuova chiesa.
Il documento dell'8 aprile 1904 oltre a descrivere il decreto che autorizza la fabbriceria a vendere la vecchia chiesa, accenna all'origine della chiesa considerata, dandone una sommaria descrizione, riportando la presenza di una navata centrale con cappelle laterali; si parla di una copertura assai bassa e dell'infelice disposizione dell'altare e della sacrestia, posti uno di seguito all'altro. Tutto ciò dimostrava la poca praticità di San Floriano e quindi la necessità di costruire una nuova chiesa che doveva sorgere " ... in una delle migliori località dell'abitato quasi in fregio alla strada provinciale che da Verderio Superiore conduce a Verderio Inferiore, in posizione più centrale e più comoda per gli abitanti...".
Il trasferimento della parrocchia nella nuova chiesa viene sancito da un documento del 3 novembre 1904.
In merito al riuso della chiesa di San Florano non ci sono documenti scritti che ne attestino la destinazione ma l'iscrizione in un medaglione posto sulla facciata testimonia la trasformazione in abitazione colonica avvenuta nel 1914.
STATO ATTUALE E IPOTESI DI MUTAZIONI FORMALI
Oggi l'edificio si presenta dimensionalmente ridotto rispetto alla piantina catastale di fine ottocento. Sembra infatti mancare una parte ad est, dove potevano trovarsi il coro e la sacrestia. Inoltre è sicuramente mancante la torre campanaria e la parte delle cappelle a destra dell'ingresso.
Queste demolizioni potrebbero essere state compiute allorché la chiesa è stata trasformata in abitazione colonica. Internamente la modifica più rilevante è la divisione dell'intera altezza mediante l'uso di solette in legno tali da poter sfruttare al massimo l'altezza del corpo fabbrica. Inoltre la navata centrale è stata suddivisa mediante murature in mattoni, visibilmente di "recente" costruzione.
I muri dei locali verso strada sono probabilmente gli stessi che dividevano le cappellette tra di loro, anche se questa supposizione non è suffragata da nessun documento. Da testimonianze orali si deduce che la vecchia chiesa è stata abitata fino a una ventina di anni fa e successivamente lasciata in stato di abbandono.
La facciata principale risulta però essere tutelata dalla Soprintendenza ai beni Storico ed Architettonici della regione Lombardia.
Laura mandelli, Denise Motta, Enrico Seregni
Su questo blog, il 24 ottobre 2009, sono stati pubblicati i disegni realizzati da Laura Mandelli e utilizzati per lo stesso esame, così come lo sono state immagini che corredano questo servizio.
Il personaggio che appare in queste ultime è Enrico Seregni ...nonostante la folta capigliatura. M.B.
INDAGINE CRONOLOGICA DELLA EX CHIESA DI SAN FLORIANO di Laura Mandelli, Denise Motta ed Enrico Seregni
L'origine della chiesa di San Floriano è incerta, visto che un documento pubblicato ad Oggiono l'8 aprile 1904 afferma "... la sua costruzione può rimontare al principio del 1600, sebbene alcune modanature architettoniche la farebbero di più recente costruzione", mentre nel libro "VERDERIO", edito nel 1985, si sostiene che la parrocchia fu istituita dopo la prima visita pastorale di San Carlo Borromeo nel 1571. Lo stesso libro avvalora tale ipotesi citando un registro parrocchiale in cui si annotavano i battesimi tenuti nella chiesa di san Floriano dall'anno 1581 (la veridicità di tale affermazione non può essere da noi confutata per il mancato ritrovamento di tale registro).
I primi documenti cronologici in nostro possesso risalgono all'anno 1703 e seguenti ed attestano la possibilità di scavare il pavimento della chiesa parrocchiale per la sepoltura di cadaveri purché il suddetto pavimento venisse subito ricostruito dall' erede "senza badare ai costi". La consuetudine di seppellire i morti sotto il pavimento della chiesa cessò dopo il 1719, quando fu costruito il primo cimitero parrocchiale, ubicato nei pressi della chiesa, oltre la strada principale del paese.
Da successivi documenti, dell'anno 1722, possiamo desumere alcuni caratteri formali della fabbrica. Si citano infatti i passaggi del simulacro della Beata Vergine dall'altare del Santissimo Rosario, che doveva essere restaurato, ad una sede provvisoria, in un quadro di legno in detta chiesa, e subito dopo nella cappella della Purificazione a lei dedicata e di proprietà dei signori Annoni. Da questi documenti possiamo quindi asserire che la chiesa era provvista di almeno due cappelle, di cui è però sconosciuta la precisa ubicazione.
In un altro documento, di datazione sconosciuta si parla ancora della Cappella della Purificazione eretta con il patronato dei signori Annoni.
Notizie più precise sull'impianto della fabbrica ci pervengono da una serie di documenti risalenti al 1785. Trattandosi di un inventario dello stato patrimoniale e dei mobili, dall'elenco delle voci ci pervengono alcune indicazioni sulla struttura della chiesa in quel periodo. Si deduce la presenza di un altare maggiore e di almeno due altari minori (che potevano essere posti nelle cappelle), l'esistenza di un pulpito, di cui però non viene specificata l'ubicazione, e di un coro situato sul lato est.
Vi era un organo, collocato sopra la porta principale, che venne restaurato nel 1784.
Sicura la presenza di 8 finestre che risultano " ... rifabbricate di nuovo con i suoi telai ..."e di altre tre " ... coi suoi vetri, e tende di tela bianca fatte di nuovo ...". Nei documenti del 1785 è inoltre confermata la presenza delle due cappelle già prima ricordate " ... quadri ... vanno di due cappelle ai lati della chiesa entrando."
Sempre dall'inventario degli oggetti sacri si deduce l'esistenza di una sacrestia "... con una finestra grande con vetri ... ".
L'ultima parte del documento ci permette di risalire alla " ... antica struttura ... " della chiesa " ... rimodernata l'anno scorso (1784) specialmente nella ripartizione delle finestre ... ".
In seguito il documento dà notizia dell'esistenza di quattro cappelle. Due, a destra dell'ingresso, di proprietà comunale e le altre, a sinistra di proprietà delle famiglie Lavagna e Annoni. Una di quelle di destra accoglieva la statua della Beata Vergine del Rosario, in precedenza situata nella cappella degli Annoni.
In una quinta cappella si trovava il fonte battesimale.
Nello stesso documento si ha notizia, per la prima volta, dell'esistenza del campanile, di cui però non viene menzionata la data di costruzione.
Nel 1819 i fabbricieri della chiesa di san Floriano chiedono il permesso alle autorità ecclesiastiche di sostituire l'altare maggiore, " ... insufficiente alle esigenze ..." e in stato di degrado, con uno nuovo: il permesso viene accordato il 19 giugno dello stesso anno.
Da uno scambio epistolare tra la fabbriceria e il signor Biffi (1828), si evince la necessità di ridurre il numero delle cappelle per rendere più comoda la chiesa. In particolare la fabbriceria chiede al signor Biffi di rinunciare al patronato della cappella della Beata Vergine della Purificazione in precedenza di proprietà della famiglia Annoni. La risposta di Biffi fu positiva e quindi si presume che i lavori poterono aver luogo, come si deduce anche dall'elenco delle spese sostenute nel 1828 e negli anni seguenti per il restauro della chiesa. Sicuramente vennero fatte riparazioni al tetto e ai pavimenti, come si arguisce dalle spese per quadrelli e pianelle, e venne sostituito il pulpito.
Altri lavori riguardarono la cappella dell'Addolorata e quella di rimpetto. L'elenco delle spese non ci dice però se le due cappelle furono abbattute o solo restaurate.
Nel 1855 si torna a parlare del campanile: la fabbriceria chiede al comune di essere risarcita della spesa sostenuta nel dicembre del 1845 per quietanzare l'opera dell'ingegner Merlini di Milano che aveva munito la torre di parafulmine. Il comune si rifiutò di rimborsare la spesa.
Alla fine dell'ottocento si inizia a discutere sulla possibilità di costruire una nuova chiesa a Verderio Superiore, visto che la vecchia chiesa di san Floriano " ... ha più l'apparenza di un magazzino, è di costruzione difettosa, tozza e senza nessun pregio, nonché insufficiente alle nuove esigenze". Si nota inoltre che la canonica è " ... in grandissimo deperimento, di costruzione vecchia ed insalubre ...".
Vi fu quindi la volontà della famiglia Gnecchi di costruire una nuova chiesa e di acquisire quella vecchia attraverso un contratto di permuta.
In una supplica del 1902 della fabbriceria al Cardinal Ferrari si inizia a delineare per la vecchia chiesa un possibile riuso dopo la sconsacrazione. Ciò è rafforzato da un documento del 1904 che, attestando la mancanza di pregi storici ed artistici della chiesa, affermava che essa " ... poteva essere senza alcun timore altrimenti destinata ...".
Nello stesso mese venne stipulato l'atto di permuta che stabiliva il passaggio di proprietà della chiesa di San Fiorano dalla Fabbriceria alla famiglia Gnecchi, in cambio dell'area su cui era stata eretta la nuova chiesa.
Il documento dell'8 aprile 1904 oltre a descrivere il decreto che autorizza la fabbriceria a vendere la vecchia chiesa, accenna all'origine della chiesa considerata, dandone una sommaria descrizione, riportando la presenza di una navata centrale con cappelle laterali; si parla di una copertura assai bassa e dell'infelice disposizione dell'altare e della sacrestia, posti uno di seguito all'altro. Tutto ciò dimostrava la poca praticità di San Floriano e quindi la necessità di costruire una nuova chiesa che doveva sorgere " ... in una delle migliori località dell'abitato quasi in fregio alla strada provinciale che da Verderio Superiore conduce a Verderio Inferiore, in posizione più centrale e più comoda per gli abitanti...".
Il trasferimento della parrocchia nella nuova chiesa viene sancito da un documento del 3 novembre 1904.
In merito al riuso della chiesa di San Florano non ci sono documenti scritti che ne attestino la destinazione ma l'iscrizione in un medaglione posto sulla facciata testimonia la trasformazione in abitazione colonica avvenuta nel 1914.
STATO ATTUALE E IPOTESI DI MUTAZIONI FORMALI
Oggi l'edificio si presenta dimensionalmente ridotto rispetto alla piantina catastale di fine ottocento. Sembra infatti mancare una parte ad est, dove potevano trovarsi il coro e la sacrestia. Inoltre è sicuramente mancante la torre campanaria e la parte delle cappelle a destra dell'ingresso.
Queste demolizioni potrebbero essere state compiute allorché la chiesa è stata trasformata in abitazione colonica. Internamente la modifica più rilevante è la divisione dell'intera altezza mediante l'uso di solette in legno tali da poter sfruttare al massimo l'altezza del corpo fabbrica. Inoltre la navata centrale è stata suddivisa mediante murature in mattoni, visibilmente di "recente" costruzione.
I muri dei locali verso strada sono probabilmente gli stessi che dividevano le cappellette tra di loro, anche se questa supposizione non è suffragata da nessun documento. Da testimonianze orali si deduce che la vecchia chiesa è stata abitata fino a una ventina di anni fa e successivamente lasciata in stato di abbandono.
La facciata principale risulta però essere tutelata dalla Soprintendenza ai beni Storico ed Architettonici della regione Lombardia.
Laura mandelli, Denise Motta, Enrico Seregni
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Article 7
Secondo il parroco don Luigi Galbiati, alla fine dell'ottocento la vecchia parrocchiale di Verderio Superiore, dedicata a San Floriano, era in "miserevole stato di deperimento" ed era "troppo piccola per tanta popolazione, di modo che la maggior parte per mancanza di comodi era obbligata a stare in piedi, le donne stipate sulle panche o accovacciate nelle cappelle, i piccoli a frotte sui gradini dell'altare o nel già ristretto coro"(1)
Le condizioni dell'edificio e la sua inadeguatezza ad accoglierel'intera comunità dei fedeli convinsero Giuseppina Gnecchi Turati a mettere a disposizione la somma necessaria a costruire la nuova chiesa parrocchiale, della quale fu posata la prima pietra il 4 settembre del 1897 e che fu consacrata il 26 ottobre 1902.
La vecchia chiesa continuò ad essere sede della parrocchia fino al 1904, quando il nuovo tempio ottenne ufficialmente l'investitura a chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, con la dedica ai Santi Giuseppe e Floriano.
La proprietà del vecchio edificio, grazie a un accordo stipulato al momento della decisione di costruire quello nuovo, passò alla famiglia Gnecchi. La chiesa fu trasformata prima in casa colonica e poi, dopo tanti anni di abbandono, nell'attuale edificio residenziale.
Alla "Chiesa Vecchia", come è abitualmente chiamata oggi, sono dedicati i tre articoli di questo aggiornamento del blog: il primo è una cronologia storica basata su documenti reperiti nell'archivio parrocchiale di Verderio Superiore e negli archivi di stato di Como e di Milano; il secondo racconta dove sono andati a finire gli altari della chiesa; il terzo ricostruisce la vicenda del passaggio di proprietà dell'edificio, dalla fabbriceria parrocchiale alla famiglia Gnecchi.
M.B.
Nota (1): VERDERIO, La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano. 1902 - 2002: un secolo di storia, arte e vita religiosa
Le condizioni dell'edificio e la sua inadeguatezza ad accoglierel'intera comunità dei fedeli convinsero Giuseppina Gnecchi Turati a mettere a disposizione la somma necessaria a costruire la nuova chiesa parrocchiale, della quale fu posata la prima pietra il 4 settembre del 1897 e che fu consacrata il 26 ottobre 1902.
La vecchia chiesa continuò ad essere sede della parrocchia fino al 1904, quando il nuovo tempio ottenne ufficialmente l'investitura a chiesa parrocchiale di Verderio Superiore, con la dedica ai Santi Giuseppe e Floriano.
La proprietà del vecchio edificio, grazie a un accordo stipulato al momento della decisione di costruire quello nuovo, passò alla famiglia Gnecchi. La chiesa fu trasformata prima in casa colonica e poi, dopo tanti anni di abbandono, nell'attuale edificio residenziale.
Alla "Chiesa Vecchia", come è abitualmente chiamata oggi, sono dedicati i tre articoli di questo aggiornamento del blog: il primo è una cronologia storica basata su documenti reperiti nell'archivio parrocchiale di Verderio Superiore e negli archivi di stato di Como e di Milano; il secondo racconta dove sono andati a finire gli altari della chiesa; il terzo ricostruisce la vicenda del passaggio di proprietà dell'edificio, dalla fabbriceria parrocchiale alla famiglia Gnecchi.
M.B.
Nota (1): VERDERIO, La chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano. 1902 - 2002: un secolo di storia, arte e vita religiosa
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LA MADONNA DI "LA SALETTE" A VERDERIO SUPERIORE E CAGLIO di Beniamino Colnaghi
Comune di La Salette-Fallavaux. Diocesi di Grenoble. Alpi francesi. Nel primo pomeriggio del 19 settembre 1846, due pastorelli, Melania Calvat e Massimino Giraud, stanno pascolando alcune mucche sugli alpeggi del monte Planeau, a circa 1800 metri di altitudine, quando scorgono un globo di luce. In quello splendore quasi accecante vedono una donna seduta con i gomiti sulle ginocchia e il volto nascosto tra le mani. La Signora li chiama a sé e, in lacrime, affida loro il suo messaggio, prima in lingua francese e poi in dialetto provenzale per farsi capire meglio, dato che i due ragazzini sono analfabeti.
Monsignor Filiberto de Brouillard, vescovo di Grenoble, cinque anni più tardi dichiarò l’apparizione “indubitabile e certa” ed approvò, di conseguenza, il testo del messaggio, affermando che ai due pastorelli fu affidato dalla Madonna un “segreto” ciascuno. I documenti sui quali vennero trascritti i testi dei racconti e i due “segreti” furono consegnati a Roma a papa Pio IX. Attualmente sono conservati negli archivi della Congregazione della Fede.
La Madonna apparsa a La Salette venne definita la “Madonna dei contadini” perché apparve vestita da contadina, perché scelse due ragazzini umili intenti a sorvegliare due mandrie di mucche e perché comunicò gran parte del messaggio nel dialetto del luogo. Da quanto sopraesposto si può comprendere perché in alcune località d’Italia la Madonna di La Salette sia stata invocata come la “Madonna dei contadini”, ossia Colei che si interessava della vita e dei problemi di chi viveva e lavorava la terra.
Il culto mariano si esprimeva attraverso la raffigurazione della Madonna che recava sul capo la corona formata da spighe di grano intrecciate e la realizzazione di statue, cappelle o edicole all’interno delle cascine o lungo i viottoli dei piccoli nuclei storici di campagna.
Per questi motivi, e probabilmente per altri che non conosciamo, venne dedicata alla Madonna di La Salette una cascina a Verderio Superiore, Brianza lecchese, e un’edicola sacra a Caglio, alta Valassina, provincia di Como....
Beniamino Colnaghi
Per leggere il resto dell'articolo vai al seguente indirizzo:
http://colnaghistoriaestorie.blogspot.it/
Monsignor Filiberto de Brouillard, vescovo di Grenoble, cinque anni più tardi dichiarò l’apparizione “indubitabile e certa” ed approvò, di conseguenza, il testo del messaggio, affermando che ai due pastorelli fu affidato dalla Madonna un “segreto” ciascuno. I documenti sui quali vennero trascritti i testi dei racconti e i due “segreti” furono consegnati a Roma a papa Pio IX. Attualmente sono conservati negli archivi della Congregazione della Fede.
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Statua della Madonna con i due veggenti sul monte Planeau, ove avvenne l'apparizione (Fonte Giulio Oggioni). |
La Madonna apparsa a La Salette venne definita la “Madonna dei contadini” perché apparve vestita da contadina, perché scelse due ragazzini umili intenti a sorvegliare due mandrie di mucche e perché comunicò gran parte del messaggio nel dialetto del luogo. Da quanto sopraesposto si può comprendere perché in alcune località d’Italia la Madonna di La Salette sia stata invocata come la “Madonna dei contadini”, ossia Colei che si interessava della vita e dei problemi di chi viveva e lavorava la terra.
Il culto mariano si esprimeva attraverso la raffigurazione della Madonna che recava sul capo la corona formata da spighe di grano intrecciate e la realizzazione di statue, cappelle o edicole all’interno delle cascine o lungo i viottoli dei piccoli nuclei storici di campagna.
Per questi motivi, e probabilmente per altri che non conosciamo, venne dedicata alla Madonna di La Salette una cascina a Verderio Superiore, Brianza lecchese, e un’edicola sacra a Caglio, alta Valassina, provincia di Como....
Beniamino Colnaghi
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SUOR CARLA RICORDATA A VERDERIO INFERIORE DA ANNA MARIA, GIANMARIO E ROSY
Ad assistere Suor Carla nel momento della morte, oltre alle consorelle, missionarie della Consolata presenti a Buenos Aires, c'erano anche il fratello Gianmario, con la moglie Rosy, e Anna Maria Motta, amica di Suor Carla fin dalle scuole elementari.
Il testo che segue sono le parole pronunciate da Anna Maria, a nome anche di Gianmario e Rosy, nella parrocchiale di Verderio Inferiore, al ritorno dall'Argentina.
TI RINGRAZIAMO SIGNORE PER AVERCI DATO LA POSSIBILITA' DI DARE CONFORTO ALLA NOSTRA SORELLA SUOR CARLA DURANTE LA SUA SOFFERENZA E MORTE.
IL PROFESSORE DELLA CLINICA SAN CAMILLO CI HA SPIEGATO CHE E' STATA SOTTOPOSTA INVANO A DUE INTERVENTI PER UN GROSSO TUMORE AL FEGATO. E' SEMPRE STATA ASSISTITA CON GRANDE AMORE DALLE SUE CONSORELLE, GIORNO E NOTTE, FINO ALLA FINE.
ANCHE NOI ABBIAMO POTUTO STARLE ACCANTO E SONO STATI MOMENTI DI NUOVA VITA.
ABBIAMO TRASCORSO NELLA COMUNITA' DELLE SUORE 10 GIORNI, GIORNI DI GIOIA, AFFRONTANDO CON SERENITA' E PREGHIERA QUESTO PASSAGGIO DALLA TERRA AL CIELO.
LA BARA, APPOGGIATA SU UNA SEMPLICE STUOIA, E' STATA POSTA NEL CAMPO DEL CIMITERO, UN BELLISSIMO PARCO VERDE, DOVE TUTTE LE SUORE HANNO ESPRESSO IL LORO AFFETTO PER LEI CON UN COMMOVENTE PENSIERO.
ANCHE SUOR ELISA, DOPO AVER VISSUTO PER TANTI ANNI CON LEI IN ARGENTINA, HA AVUTO PER LA SUA CARA AMICA PAROLE DI GRANDE COMMOZIONE.
COLORO CHE L'HANNO CONOSCIUTA POSSONO TESTIMONIARE LA SUA GRANDE FEDE, IL SUO ALTO SENSO DI CARITA', ACCOMPAGNATO A UNA FERMA DETERMINAZIONE NEL PERSEGUIRE I SUOI IDEALI PER IL BENE DELLE COMUNITA' A CUI HA RESO PER 40 ANNI IL SUO SERVIZIO.
RINGRAZIAMO DI VERO CUORE DON STEFANO E TUTTA LA COMUNITA' DI VERDERIO PER AVERLA RICORDATA NELLA PREGHIERA.
ANNA MARIA, GIANMARIO E ROSY
Il testo che segue sono le parole pronunciate da Anna Maria, a nome anche di Gianmario e Rosy, nella parrocchiale di Verderio Inferiore, al ritorno dall'Argentina.
TI RINGRAZIAMO SIGNORE PER AVERCI DATO LA POSSIBILITA' DI DARE CONFORTO ALLA NOSTRA SORELLA SUOR CARLA DURANTE LA SUA SOFFERENZA E MORTE.
IL PROFESSORE DELLA CLINICA SAN CAMILLO CI HA SPIEGATO CHE E' STATA SOTTOPOSTA INVANO A DUE INTERVENTI PER UN GROSSO TUMORE AL FEGATO. E' SEMPRE STATA ASSISTITA CON GRANDE AMORE DALLE SUE CONSORELLE, GIORNO E NOTTE, FINO ALLA FINE.
ANCHE NOI ABBIAMO POTUTO STARLE ACCANTO E SONO STATI MOMENTI DI NUOVA VITA.
ABBIAMO TRASCORSO NELLA COMUNITA' DELLE SUORE 10 GIORNI, GIORNI DI GIOIA, AFFRONTANDO CON SERENITA' E PREGHIERA QUESTO PASSAGGIO DALLA TERRA AL CIELO.
LA BARA, APPOGGIATA SU UNA SEMPLICE STUOIA, E' STATA POSTA NEL CAMPO DEL CIMITERO, UN BELLISSIMO PARCO VERDE, DOVE TUTTE LE SUORE HANNO ESPRESSO IL LORO AFFETTO PER LEI CON UN COMMOVENTE PENSIERO.
ANCHE SUOR ELISA, DOPO AVER VISSUTO PER TANTI ANNI CON LEI IN ARGENTINA, HA AVUTO PER LA SUA CARA AMICA PAROLE DI GRANDE COMMOZIONE.
COLORO CHE L'HANNO CONOSCIUTA POSSONO TESTIMONIARE LA SUA GRANDE FEDE, IL SUO ALTO SENSO DI CARITA', ACCOMPAGNATO A UNA FERMA DETERMINAZIONE NEL PERSEGUIRE I SUOI IDEALI PER IL BENE DELLE COMUNITA' A CUI HA RESO PER 40 ANNI IL SUO SERVIZIO.
RINGRAZIAMO DI VERO CUORE DON STEFANO E TUTTA LA COMUNITA' DI VERDERIO PER AVERLA RICORDATA NELLA PREGHIERA.
ANNA MARIA, GIANMARIO E ROSY
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"CARA ANNA MARIA" lettere di suor Carla Barelli a un'amica
Per tutta la sua vita in missione suor Carla Barelli è stata in contatto epistolare con un'amica di Verderio Inferiore, Anna Maria Motta, che era stata sua compagna alle scuole elementari. Queste sono tre lettere che Anna Maria mi ha concesso di pubblicare. La ringrazio. M.B.
LETTERA N.1 Poopò, maggio 2000
TRASCRIZIONE
Poopò, Mayo 2000
Carissima Anna Maria,
dopo tanto tempo mi metto a rispondere alle tue lettere, sono contenta che la tua nipotina Giulia della foto si vede molto bene, diamo Grazia a Dio e anche ai medici e alla vostra pazienza.
Un grazie per quello che ci avete mandato, è arrivato in tempo prima che partissi per la Bolivia.
Come già saprai sono tornata a Poopò è pochi giorni che sono qui la gente è contenta non so bene ancora come di organizziamo, siamo solo in tre però c’è sempre lavoro per tutti.
Certo la situazione qui è sempre molto difficile molta povertà, tanti bambini e poco lavoro e poi non sono pagati bene, c’è molta ingiustizia, quando è possibile cerchiamo riparlare con i responsabili delle miniere perché prendano coscienza di tante ingiustizie, qualcosa è migliorato ci vuole molta pazienza e costanza non stancarci di insistere.
Carissima ti mando i miei più cari saluti a Te a Pierangelo, Ombretta, Antonella e alla piccola Giulia, vi ricordo nella preghiera
Con tanto affetto Sr. Carla
Che quest’anno del giubileo ci aiuti avvicinarci sempre più a Dio Padre misericordioso e Buono
Carissima Anna Maria,
dopo tanto tempo mi metto a rispondere alle tue lettere, sono contenta che la tua nipotina Giulia della foto si vede molto bene, diamo Grazia a Dio e anche ai medici e alla vostra pazienza.
Un grazie per quello che ci avete mandato, è arrivato in tempo prima che partissi per la Bolivia.
Come già saprai sono tornata a Poopò è pochi giorni che sono qui la gente è contenta non so bene ancora come di organizziamo, siamo solo in tre però c’è sempre lavoro per tutti.
Certo la situazione qui è sempre molto difficile molta povertà, tanti bambini e poco lavoro e poi non sono pagati bene, c’è molta ingiustizia, quando è possibile cerchiamo riparlare con i responsabili delle miniere perché prendano coscienza di tante ingiustizie, qualcosa è migliorato ci vuole molta pazienza e costanza non stancarci di insistere.
Carissima ti mando i miei più cari saluti a Te a Pierangelo, Ombretta, Antonella e alla piccola Giulia, vi ricordo nella preghiera
Con tanto affetto Sr. Carla
Che quest’anno del giubileo ci aiuti avvicinarci sempre più a Dio Padre misericordioso e Buono
LETTERA N.2, Natale 2009
TRASCRIZIONE
Natale 2009
Carissima Anna Maria tanto tempo senza sapere tue notizie, ti spero bene così pure per Pierangelo e le tue figlie e nipoti.
Certi il tempo passa molto veloce sempre e così succede per me e penso anche per Te. Io sto bene continuando la missione giorno dopo giorno, qui la situazione è sempre uguale per riuscire a salire di una povertà sistematica c’è bisogno di molti anni e anche avere lavoro stabile e ben pagato, il lavoro delle miniere un po’ va bene e un po’ male dipende sempre dal prezzo che viene dalle grandi multinazionali e dal mercato … sono sempre i più ricchi che sfruttano i più giovani, andiamo avanti sperando sempre in Dio.
Carissima tu sai che [se] anche non scrivo sei sempre presente nelle preghiere
In queste Feste Natalizie ci si sente più vicini, quanti ricordi ci porta la Festa del Santo Natale …
I miei auguri sono per te e la tua famiglia auguri di Pace, Amore e Unità, sappiamo che Gesù si è fatto uomo per Salvarci e questa è una realtà che sperimentiamo ogni giorno …
Buon Natale e un Prospero Anno 2010!
Vi accompagno con la preghiera, sentiamoci vicini per mezzo di Gesù Eucaristia, e anche guardando Gesù Bambino nel presepio Lui solo ci dà speranza, e tanto amore.
Bene ti saluto con tanto affetto così pure per Pierangelo e a tutti tutti che il Signore vi Benedica con tanti Grazie che più avete bisogno, un abbraccio
Sr. Carla
Carissima Anna Maria tanto tempo senza sapere tue notizie, ti spero bene così pure per Pierangelo e le tue figlie e nipoti.
Certi il tempo passa molto veloce sempre e così succede per me e penso anche per Te. Io sto bene continuando la missione giorno dopo giorno, qui la situazione è sempre uguale per riuscire a salire di una povertà sistematica c’è bisogno di molti anni e anche avere lavoro stabile e ben pagato, il lavoro delle miniere un po’ va bene e un po’ male dipende sempre dal prezzo che viene dalle grandi multinazionali e dal mercato … sono sempre i più ricchi che sfruttano i più giovani, andiamo avanti sperando sempre in Dio.
Carissima tu sai che [se] anche non scrivo sei sempre presente nelle preghiere
In queste Feste Natalizie ci si sente più vicini, quanti ricordi ci porta la Festa del Santo Natale …
I miei auguri sono per te e la tua famiglia auguri di Pace, Amore e Unità, sappiamo che Gesù si è fatto uomo per Salvarci e questa è una realtà che sperimentiamo ogni giorno …
Buon Natale e un Prospero Anno 2010!
Vi accompagno con la preghiera, sentiamoci vicini per mezzo di Gesù Eucaristia, e anche guardando Gesù Bambino nel presepio Lui solo ci dà speranza, e tanto amore.
Bene ti saluto con tanto affetto così pure per Pierangelo e a tutti tutti che il Signore vi Benedica con tanti Grazie che più avete bisogno, un abbraccio
Sr. Carla
LETTERA N.3, 12 aprile 2010, dopo la morte di Pierangelo Villa, marito di Anna Maria
TRASCRIZIONE
12 – 4 – 2010
Carissima Anna Maria, finalmente oggi mi sono presa il tempo per scriverti scusami del ritardo, sono tornata in Bolivia il 15 marzo, sono stata operata di cataratta ai due occhi adesso sto bene, vedo bene perché mi hanno corretto anche la miopia, mi sembra tutto più facile, è stata un’operazione facile in un mese ho risolto tutto.
Anna Maria e tu come stai? Ogni giorno ti ricordo e prego, il cammino del Signore è diverso da quello che pensiamo noi, ci sono cammini dolorosi e difficili di capire il perché ….La Fede la Confianza (1) in Dio e la speranza ci aiuta ad accettare la volontà di Dio. La Fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che le nostre mamme ogni giorno ci hanno aiutatoa frla crescere è quello che oggi ci aiuta a portare avanti le difficoltà della vita. Anna Maria le parole mancano davanti alla morte, la settimana è morta davanti alla morte di 5 bambini la più grande ha 12 anni e il più piccolo 2 anni, la mamma è morta a febbraio a causa di un accidente, si pensava che il marito poteva vivere però è stato impossibile.
Il giorno del funerale era un pianto unico e come sempre ho dovuto procedere alla Celebrazione e poi al cimitero, in questa occasione non avevo parole per confortare tanto dolore … Come vedi è così la vita, però torno a ripetere che noi abbiamo Fede che in Cristo Risorto un giorno ci troveremo in Paradiso e lì non ci sarà ne pianto ne lutto solo ci sarà allegria e Pace.
Cerca e sono sicura che già lo fai di accettare e offrire il tuo dolore, che nessuno di noi può capire, per il bene della tua famiglia, specialmente per Ombretta e la tua piccola nipote, avanti con coraggio ti sono molto vicina con il mio affetto e preghiere. Dio ti Benedica e la Vergine Consolata sia il tuo sostegno e ti consoli nella tua solitudine.
Ti mando un abbraccio grande un saluto alle tue figlie e nipoti a tutti il mio ricordo. Sr. Carla, ciao
Note
(1) Confianza, termine spagnolo traducibile in “fiducia”
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UN ARCOBALENO NEL DESERTO. Intervista a suor Carla Barelli di Stefania Raspo
Questa intervista è stata pubblicata il 12 marzo 2012 sul blog "La Missione in tutti i sensi: guarda, tocca, annusa, gusta e ascolta la Missione".
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UN ARCOBALENO NEL DESERTO di Stefania Raspo
Intervistiamo suor Carla Barelli, "forse sono parente lontana di Armida Barelli, chi lo sa..." dice, scherzando sul suo cognome, lo stesso della fondatrice dell'Azione Cattolica Italiana. Ha lavorato alcuni anni nella clinica Santa Rosa in Florida (Buenos Aires), il primo ambito missionario delle MC arrivate in Argentina nel 1951. Nel 1991 è stata destinata alla nascente comunità di Poopo (Bolivia). Ci racconta l'avventura dell'arrivo via terra alla missione e ci fa vibrare con la sua testimonianza, profonda e appassionata, sull'incontro e cammino con il popolo Quechua.
Quando sei arrivata in Argentina?
Sono arrivata nel 1978.
Quale fu la tua prima comunità?
La prima fu quella di Merlo (che all’epoca era la casa regionale, n.d.r.) dove appresi un poco di castellano.
E quanto tempo sei rimasta lì?
Da luglio fino a gennaio, quando sono andata lavorare nella maternità di Florida.
Florida! E’ la stessa maternità dove hanno lavorato le nostre prime sorelle, appena giunte in Argentina?
Si. Il nostro problema delle sorelle infermiere era sempre lo stesso: arrivando qui, con il diploma italiano, bisogna rifare tutti gli esami per poter praticare la professione. Siccome i dottori di questa maternità ci conoscevano bene, e sapevano che arrivavamo preparate e con esperienza di lavoro, ci assumevano con il titolo di studio italiano.
Quante sorelle lavoravano in questa maternità?
Eravamo in quattro: una in emoterapia, una in pediatria, una in ginecologia e io in sala parto.
Come era quest’ambiente, anche all’inizio, nel 1951?
Era una maternità di quartiere, gestita dal comune di Vicente López, in una zona povera. La gente che veniva lì, viveva nei quartieri poveri, le villas. Noi ci trovavamo bene, lì c’era anche una cappella della parrocchia nella quale partecipavamo alla vita pastorale. Un ambiente bello, anche nel rapporto con i medici. Poi, cambiando la persona, i fini, altre idee di fondo…
Sono arrivata nel 1978.
Quale fu la tua prima comunità?
La prima fu quella di Merlo (che all’epoca era la casa regionale, n.d.r.) dove appresi un poco di castellano.
E quanto tempo sei rimasta lì?
Da luglio fino a gennaio, quando sono andata lavorare nella maternità di Florida.
Florida! E’ la stessa maternità dove hanno lavorato le nostre prime sorelle, appena giunte in Argentina?
Si. Il nostro problema delle sorelle infermiere era sempre lo stesso: arrivando qui, con il diploma italiano, bisogna rifare tutti gli esami per poter praticare la professione. Siccome i dottori di questa maternità ci conoscevano bene, e sapevano che arrivavamo preparate e con esperienza di lavoro, ci assumevano con il titolo di studio italiano.
Quante sorelle lavoravano in questa maternità?
Eravamo in quattro: una in emoterapia, una in pediatria, una in ginecologia e io in sala parto.
Come era quest’ambiente, anche all’inizio, nel 1951?
Era una maternità di quartiere, gestita dal comune di Vicente López, in una zona povera. La gente che veniva lì, viveva nei quartieri poveri, le villas. Noi ci trovavamo bene, lì c’era anche una cappella della parrocchia nella quale partecipavamo alla vita pastorale. Un ambiente bello, anche nel rapporto con i medici. Poi, cambiando la persona, i fini, altre idee di fondo…
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SUOR CARLA BARELLI 1942/2013 di Giorgio Oggioni e Marco Bartesaghi
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Carla, a destra, con la famiglia al matrimonio di Pierina |
Carla Barelli nasce a Verderio Inferiore il 4 febbraio 1942, da Pasquale e Genoveffa Consonni. È la quarta di cinque fratelli: Eugenio, Pierina, Armando, Carla e Gianmario.
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Pasquale Barelli e Genoveffa Consonni in "curt di scupei" |
La famiglia abita in "Curt di scupei" (degli scalpellini), in via Roma 16.
Nel 1958 Carla si trasferisce a Varenna, dove il fratello Armando ha aperto un negozio di macelleria. A Varenna ha un fidanzato, Silvano Denti, che nel 1963 muore in un incidente stradale.
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Carla in "Vespa", in "curt di scupei" |
Quando il fratello Armando lascia l'attività di macellaio, Carla torna a Verderio e trova impiego come operaia presso il maglificio Baraggia.
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don Paolo Redaelli |
In questi anni matura la vocazione religiosa, accesa, forse, dalla tragedia della perdita di Silvano e coltivata con l'aiuto assiduo del parroco di Verderio Inferiore, don Paolo Redaelli.
Il 17 aprile 1967 è accolta come novizia nel convento di Grugliasco (Torino), delle Suore della Consolata, ordine missionario femminile fondato dal Beato Giuseppe Allamano (1851 - 1926).
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Carla Barelli e don Paolo Redaelli al convento di Grugliasco. Con loro Maria Teresa Origo, di Verderio Inferiore, anche lei Missionaria della Consolata |
Scegliendo l'ordine della Consolata Carla manifesta il desiderio di svolgere il suo servizio in terra di missione e quindi la disponibilità a vivere in continenti lontani e in situazioni dove la povertà è estrema.
Il 22 novembre 1969 a Nepi (Viterbo), dove frequenta un corso di ostetricia, fa la prima professione di fede. Nel 1978, a Torino, prende i voti perpetui; il 10 luglio saluta la comunità di Verderio Inferiore e il giorno dopo parte per Buenos Aires, Argentina, dove opera, come ostetrica, presso la Maternità Santa Rosa di Florida.
Guarita da un epatite che l'ha portata ad essere in pericolo di vita, torna in Italia, a Torino, per sottoporsi a una cura con Interferone. Dopo circa un anno riparte per l'Argentina.
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Suor Carla in Bolivia |
Nel 1991 con un gruppo di consorelle si trasferisce a Poopò, in Bolivia, nella regione di Oruru.
A Poopò, luogo di miniere, suor Carla e le sue compagne si occupano dell'educazione religiosa dei bambini e della scuola e organizzano corsi di cucito e di maglieria per le donne, che aiutano anche in un difficile cammino di emancipazione, sia in famiglia che sul lavoro
Suor Carla collabora con il locale ospedale e, con alcuni operatori sanitari, gira per la campagna a somministrare le vaccinazioni. Sollecitata dai minatori, interviene a volte per la difesa dei loro diritti.
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Suor Carla in una via di Poopò |
Rimane in Bolivia fino al 2012, quando torna alla casa madre di Buenos Aires per occuparsi delle suore anziane.
Nel luglio del 2012 è in Italia, dove trascorre qualche mese. Il 6 ottobre riparte per l'Argentina.
Nel gennaio del 2013 non sta bene e si sottopone ad esami medici. In febbraio viene operata per un tumore all'intestino , ormai diffuso anche in altre parti del corpo. Viene rioperata in marzo, durante la Settimana Santa, ma le sue condizioni sono disperate.
Assistita dalle consorelle e, negli ultimi giorni, dal fratello Gianmario con la moglie Rosy e dall'amica di sempre Annamaria Motta, muore il 12 aprile 2013.
Il suo corpo è sepolto nel cimitero di Buenos Aires.
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Suor Carla con Giovanni Paolo II |
Giorgio Oggioni e Marco Bartesaghi
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Article 1
LA SCIENZA NEL 3° MILLENNIO
L’Uomo e l’Ambiente
3° ciclo di conferenze
Venerdì
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Venerdì 25 ottobre 2013
Ore 21,00
Sala Civica di Verderio Inferiore
LA FOTOGRAFIA COME STRUMENTO DI CONOSCENZA
DELLA NATURA
Relatore Marina GALLANDRA
Dottore in Scienze Agrarie
Fotonaturalista
L’Uomo e l’Ambiente
3° ciclo di conferenze
Venerdì

Venerdì 25 ottobre 2013
Ore 21,00
Sala Civica di Verderio Inferiore
LA FOTOGRAFIA COME STRUMENTO DI CONOSCENZA
DELLA NATURA
Relatore Marina GALLANDRA
Dottore in Scienze Agrarie
Fotonaturalista
Ciclo di conferenze promosso dalle Amministrazioni Comunali di Verderio Inferiore e Superiore, grazie alla collaborazione scientifica gratuita dei professori Gabriella CONSONNI e Giuseppe GAVAZZI, dell’Università degli
Studi di Milano. Per eventuali variazioni del programma siete cortesemente invitati a consultare i siti dei comuni di Verderio Inferiore e Superiore
Fotografia di Marina Gallandra: FRUTTO DI CLEMATIDE
Per conoscere il lavoro di Marina Gallandra vai al seguente indirizzo:
Studi di Milano. Per eventuali variazioni del programma siete cortesemente invitati a consultare i siti dei comuni di Verderio Inferiore e Superiore
Fotografia di Marina Gallandra: FRUTTO DI CLEMATIDE
Per conoscere il lavoro di Marina Gallandra vai al seguente indirizzo:
http://www.marinagallandra.it/home-it/
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Article 0
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CON LA FUSIONE TUTTO QUESTO SARA' NOSTRO di Marco Bartesaghi
l'uno dicembre prossimo dovremo esprimere, in un referendum, il nostro personale parere sull'idea di fondere i due comuni che ci ospitano in uno solo e chiamarlo Verderio.
Io voterò SÌ, lo dico subito per rimuovere qualsiasi ambiguità da questa chiacchierata. Voterò SÌ per tutti quei motivi che, soprattutto gli amministratori in carica, in queste settimane ci hanno illustrato..
Motivi chiarissimi e convincenti, ma io voterò SÌ anche per un'altra ragione di cui vi voglio parlare.
La ragione è che come cittadini di "Verderio Senza Aggettivi", saremo più ricchi, perché abitanti di un territorio più ricco e più bello, di quanto siamo oggi, abitanti solo di un "Verderio Con l'Aggettivo" (io Superiore)
Se mi seguite in bicicletta ve lo dimostro.
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La "curt di Spirit", entrata da via Angolare |
Partiamo da casa mia, in via Angolare a Verderio Sup. La corte dove abito è detta "di Spirit" ed è il centro del centro del paese. Ha due entrate, una da via Angolare; l'altra da via Fontanile. In mezzo una torre, di cui sarebbe bello scoprire le origini.
Sopra un ampio arco, all'interno della corte, c'è un'immagine sacra raffigurante San Sebastiano e la Madonna Addolorata, trafitto da frecce lui, da spade lei. Un sant' Antonio Abate purtroppo è andato perso recentemente. Sarebbe bello che qualcuno lo ridipingesse.
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Il lavatoio in origine alimentato dalla Fonte Regina |
La prima tappa non può che essere qui, al lavatoio costruito nel 1895 e alimentato dalla Fonte Regina, l'acquedotto fatto costruire dalla famiglia Gnecchi. Perché non si può che partire da qui? Perché è colpa della Fonte Regina se i due comuni, nel 1905 si sono divisi, e finora non sono stati capaci di riunirsi. Come successe? Nel 1896 i consiglieri comunali della "frazione" Verderio Inferiore (il comune era stato unificato nel 1872) chiesero che fossero prolungate le condutture dell'acqua fino al loro territorio. Il sindaco in carica, Francesco Gnecchi Ruscone, appoggiato dai consiglieri della frazione di Verderio Superiore, rispose NO. Fu la rottura che di lì a poco (1898) portò alla divisione dei bilanci delle due frazioni e, nel 1905, alla separazione dei comuni. Sembra, ma questa è una notizia da verificare, che il Conte Annoni, per quella vicenda non abbia più messo piede a Verderio Superiore.
Altro "cimelio" legato alla Fonte Regina è la fontana all'angolo fra via Sant' Ambrogio e via Rimembranze. Dietro la fontana il Municipio, uno dei due palazzi di cui il comune di Verderio potrà disporre.
È stato costruito nel 1910, grazie al finanziamento dei signori Gnecchi. Per molti anni, oltre agli uffici comunali, ha ospitato anche le aule scolastiche.
Adesso entriamo nel giardino pubblico, passiamo davanti alle scuole elementari, che abbiamo costruito insieme negli anni scorsi, ...
... e arriviamo al parco di Nettuno. Si chiama così perché in mezzo c'è una fontana con la statua del dio del mare attorniato da cavalli. È stata messa lì negli anni venti del novecento, per iniziativa di Vittorio Gnecchi, un musicista che ha avuto un certo peso nella storia della musica del novecento e che recentemente è tornato a far parlare di sé, dopo un lungo periodo di oblio.
Sediamoci per un attimo sul bordo della fontana e guardiamo verso la grande villa che occupa tutta la visuale: Villa Gnecchi. Oggi la chiamiamo così perché a questa famiglia è appartenuta fino a quando, negli anni sessanta dello scorso secolo, è stata trasformata in un condominio. Prima ancora però, fino al 1888, apparteneva ai conti Confalonieri e, prima ancora, ma molto prima, fino al 1651, era degli Airoldi. A questa famiglia apparteneva anche la villa che vedete a destra, più sobria della prima. Essa nel 1661, passò ai marchesi Arrigoni e infine, nel 1842, ai Gnecchi (attraverso un loro zio Giacomo Ruscone, che l'aveva acquistata nel 1824). Lo so che queste sono proprietà private e quindi non appartengono a noi cittadini, però almeno della loro vista possiamo goderne tutti.
Questo platano è una meraviglia, siete d'accordo? Pensate: uno sconosciuto contadino, più di cento anni fa ha piantatoun albero che oggi è così maestoso e bello. Un risultato che, peraltro, il nostro anonimo eroe - a differenza dei pittori con i loro quadri o gli scrittori con i loro libri - non ha avuto modo di ammirare.
Potremmo dedicargli una lapide, magari con queste parole:
ALLA MEMORIA
DELL'IGNOTO CONTADINO
CHE COMPIENDO CON PERIZIA
IL SUO LAVORO
CI HA REGALATO
QUESTO SPLENDIDO PLATANO
DELL'IGNOTO CONTADINO
CHE COMPIENDO CON PERIZIA
IL SUO LAVORO
CI HA REGALATO
QUESTO SPLENDIDO PLATANO
Questo edificio è l'aia, dove i contadini portavano il raccolto ad asciugare. Fu costruito verso la metà del XIX secolo dalla famiglia Confalonieri. Oggi, restaurato a regola d'arte, è sede di una ditta di Verderio, la COVERD.
Eccoci a "La Salette", la cascina che prende nome dalla località francese dove nel 1846, dieci anni prima della sua costruzione, la Madonna sarebbe apparsa a due giovani pastori. Era conosciuta anche come "Casjna rigada", per le righe orizzontali delle due torri laterali, motivo decorativo ripristinato nella recente ristrutturazione. Nei due libri, "La Salete"e"Quand serem bagaj", Giulio Oggioni, che vi è nato, ha scritto tutto quello che si può sapere su questa cascina.
Sul muro di questo edificio, che era un rustico della azienda agricola Gnecchi e ora è un centro ricreativo comunale con parco giochi, è murata una lapide in memoria dei 5 fratelli Milla, una famiglia di ebrei arrestata a Verderio, deportata ad Auschwitz e lì assassinata. Questo è un tragico fatto della nostra storia di cui penso non ci si debba dimenticare.
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il parco con la Fontana di Meleagro |
Negli anni venti del novecento, Vittorio Gnecchi, il musicista che abbiamo già incontrato per la fontana di Nettuno, volle ampliare lo spazio della villa dedicando a parco questo terreno che era già di sua proprietà. Fece piantare la carpinata sul lato attiguo alla strada che porta a Paderno d'Adda, addobbò il lato opposto con una serie di statue su robusti piedistalli e, all'estremità del parco, fece installare una scenografica fontana a cui si arrivava attraverso due file di cipressi. Al centro della fontana alcune sculture rappresentano la caccia al cinghiale da parte di Meleagro, eroe greco, e della dea Atalanta. Guardate in questa fotografia come era il parco in origine. Ora, dopo anni di abbandono (il parco è privato) e varie ruberie, è ridotto come lo vedete. Recentemente i proprietari l'hanno dato in comodato al comune e quindi si dovrà fare in modo che riacquisti almeno un po' dell'antico splendore e che possa essere usato da noi cittadini (se vuoi saperne di più, su questo blog, il 7 maggio 2010, ho scritto un articolo intitolato LA FONTANA NASCOSTA: lo trovi sotto l'etichetta "Villa Gnecchi").
Adesso ci aspetta una lunga pedalata sulla strada sterrata per l'Airolda...
Eccoci arrivati. Cascina Airolda è una delle più antiche di Verderio: nel 1512 le monache agostiniane, che ne erano proprietarie, la cedettero agli Airoldi; poi, con la trafila di cui abbiamo già parlato, passò ai Confalonieri e quindi agli Gnecchi. L'aspetto attuale risale però al 1858 ed è il risultato di un ampliamento voluto dai Confalonieri.
Del 1858 dovrebbe essere anche questa grande croce di ferro, il "crusun", posta vicino all'Airolda.
Altra lunga pedalata, attraverso il parco Adda Nord, di cui facciamo parte dalla seconda metà degli anni novanta del novecento...
... passiamo davanti all'edicola sacra dedicata alla Madonna degli Angeli (ridipinta recentemente da una nostra concittadina, Delia Zambelli), ...
... lasciamo a destra due cascine: la Malpensata, più antica, meglio conosciuta come "Casinéta",...
... e la Isabella, costruita nel 1871, in occasione delle nozze di Francesco Gnecchi e Isabella Bozzotti ....
.... imbocchiamo via Brugarola per arrivare ...
... alla Cascina Brugarola, antico edificio, nella cui corte c'è una piccola chiesa dedicata a Sa Giovanni Battista.
Eccoci nel territorio della "Bergamina" che comprende tre cascine: Bergamina, Bice e Növa. Questa è, secondo me, la zona più bella di Verderio (e intendo "tutta" Verderio!), quella che, uniti, dovremo salvaguardare con "le unghie e con i denti".
Della Cascina Bergamina si ha traccia nei documenti fin dal 1427. L'impianto attuale risale però ai primi del settecento, quando apparteneva alla famiglia Annoni, che la cedette agli Gnecchi nel 1933. Più che una cascina è una casa padronale con annesso l'edificio rurale, adibito, sotto la proprietà Gnecchi, all'allevamento di cavalli. Pare che qui, nel 1952, sia nato "Molvedo", cavallo mito, insieme al padre "Ribot", dell'ippica internazionale (un appello: chi avesse informazioni su questo argomento, per favore mi contatti. Grazie.).
Se vuoi saperne di più su questo edificio, cerca nel blog, sotto l'etichetta Edifici Rurali, l'articolo di Guido Roveda intitolato "Cascina Bergamina. Vicende storiche" (2 luglio 2010).
Se vuoi saperne di più su questo edificio, cerca nel blog, sotto l'etichetta Edifici Rurali, l'articolo di Guido Roveda intitolato "Cascina Bergamina. Vicende storiche" (2 luglio 2010).
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Alla Bergamina c'è uno splendido esemplare di Pterocaria Fraxunifolia, albero conosciuto anche come noce del Caucaso
Cascina Bice è stata edificata nei primi anni del '900 dai conti Annoni. Conserva ancora un forno a legna nel vano scale, forse unico esempio rintracciabile nel nostro territorio, e due immagini sacre in gesso, Maria col Bambino e San Giuseppe. Sul retro della Bice una piccola cascina conserva altre due statue: S.Teresa, a cui lo stabile è dedicato, e S. Antonio Abate.
Da qui potremmo tornare indietro per la strada asfaltata e raggiungere il centro più comodamente, invece imbocchiamo la Strada Consortile delle Vignasce e attraversiamo un ampio territorio agricolo , che fa parte del Parco del Rio Vallone, ....
... passiamo vicino ai ruderi dell'antica cascina Fornacetta ...
... e ci fermiamo sulla strada per Aicurzio, ad ammirare il nostro paese da questa posizione. Ragazzi, ne abbiamo di spazi da salvaguardare!!
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Cimitero di Verderio Inferiore |
Eccoci a uno dei due cimiteri di Verderio: entrambi della fine dell'ottocento, sono i più accessibili archivi fotografici e anagrafici del paese. Quante volte ho dovuto ricorrervi per una data, di nascita o di morte, e per un'immagine. La cremazione, che sta prendendo decisamente piede, mi preoccupa per due aspetti: quello ecologico, perché si tratta pur sempre di una combustione, e quello della memoria, perché si rischia di perdere ogni traccia delle persone che sono vissute nel paese.
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Cimitero di Verderio Superiore |
Mi fermo a questo incrocio, vicino al semaforo,e guardo in su, verso piazza Annoni. Non posso non pensare a una vecchia cartolina ripresa da questa posizione e notare, come da qui poco sia cambiato (naturalmente se ci si avvicina ci si accorge che non è proprio così)
Percorrendo via Roma (è in salita, si fa fatica), incontriamo a destra la "curt de la palasina",
a sinistra la "curt di Scupei"
e la "curt di Stalet"
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Il "Palass" |
Al suo interno è murata una lapide che ricorda la Battaglia di Verderio, combattuta il 28 aprile 1799, fra gli austro - russi, che la vinsero, e i francesi. Questo episodio, che vide l'esordio di Verderio nella Grande Storia, è ricordato anche in altri due luoghi: vicino alla cascina Francolino, con una lapide alla memoria di un ufficiale caduto, e vicino al "Platano", con una colonna in ricordo di tutti i morti della battaglia.
Un altro quarto di giro a sinistra e troviamo il monumento ai caduti, con una scultura di Giuseppe Mozzanica, inaugurato il 4 novembre 1961.
Eccoci davanti alla bella facciata della chiesa parrocchiale dedicata santi Nazario e Celso. In posizione un po' defilata, la chiesa è stata orgogliosamente costruita e finanziata dai parrocchiani nel 1905.
Imbocchiamo via Tre Re ...
Lasciamo a sinistra un ampio spazio sterrato su cui si affaccia l'abside della chiesa ...
... prendiamo via Cesare Battisti e ci fermiamo davanti alla Scuola Materna Intercomunale, un altro servizio che abbiamo conquistato insieme. Qui prima c'erano le scuole elementari e, prima ancora, il municipio.
Siamo di nuovo in via Tre Re. Pedalando incontriamo , a destra e a sinistra gli archi di accesso alle diverse corti. Fra queste...
la "curt di Tulet", con l'edificio centrale con portico e due loggiati
E la "curt di Scarsit" con il bel pozzo centrale, coperto da una tettoia sorretta da quattro pilastri.
Proseguendo per via Tre Re ci imbattiamo in Villa Gallavresi, l'altro palazzo comunale. Sede della biblioteca - uno dei primi servizi intercomunali - che con la fusione diventerà più grande e più bella.
La villa ottocentesca era di proprietà della famiglia Gallavresi, un cui esponente, Giuseppe (1879 - 1937), docente di storia presso la Regia Università degli Studi di Milano, fu il primo sindaco di Verderio Inferiore dopo la separazione del 1905.
La villa ottocentesca era di proprietà della famiglia Gallavresi, un cui esponente, Giuseppe (1879 - 1937), docente di storia presso la Regia Università degli Studi di Milano, fu il primo sindaco di Verderio Inferiore dopo la separazione del 1905.
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via Rimaambranze |
Via Tre Re, che riprendiamo per continuare il nostro tour, dopo il "confine" diventa viale Rimembranze. Questa strada fu pensata quando Verderio faceva ancora parte del regno Lombardo Veneto. Il primo progetto prevedeva infatti la posa di un monumento in ricordo della visita in Italia di sua maestà l'Imperatore d'Austria. Ma la realizzazione della strada tardò, la Lombardia entrò a far parte del Regno di Sardegna e l'idea del monumento fu, ovviamente, accantonata. Purtroppo non si trova neanche il progetto, che pure doveva essere stato presentato.
Comunque, il collegamento così breve e diretto fra i due paesi è la fotografia dell'assurdità della loro separazione.
Questa è la chiesa parrocchiale dedicata ai santi Giuseppe e Floriano. Consacrata nel 1902, conserva alcune opere d'arte di pregio, soprattutto un polittico del 1499 dipinto da Giovanni Canavesio. Nel 2002, in occasione del centenario della costruzione, è stato realizzato un libro che penso sia ancora in vendita presso la casa parrocchiale.
In un angolo del sagrato il monumento ai caduti.
Siamo quasi alla fine del giro. Vi segnalo ancora ...
l'Asilo Giuseppina, del 1891 ....
... e due edifici gemelli:
... quello a sinistra era l'ambulatorio e ora è una sala comunale dedicata al dottor Zamparelli, medico condotto molto amato da entrambe le nostre comunità;
quello a destra, oggi villetta privata, un tempo era la Maternità.
Ora mi avvio verso casa ....
passando da piazza Roma e via Fontanile, dove ci sono gli ambulatori e le case comunali.
Sono arrivato, vi saluto e mi raccomando:
VOTATE Sl'
ALLA FUSIONE DEI DUE COMUNI
COSl' PRESTO INSIEME POTREMO DIRE
ALLA FUSIONE DEI DUE COMUNI
COSl' PRESTO INSIEME POTREMO DIRE
CHE TUTTO QUESTO E'
"NOSTRO"
E non come adesso, reciprocamente, metà nostro e metà vostro.
Ciao, Marco
Ciao, Marco
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Article 5
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IL "GIORNALE DI MERATE" MI TROVA PERPLESSO di Marco Bartesaghi
Non leggo abitualmente il Giornale di Merate, non penso che facendolo si riesca ad essere più e meglio informati su quello che succede sul territorio,anzi, in alcuni casi, come quello che vi sto per raccontare,si viene addirittura “disinformati”.
Il 5 novembre scorso l’ho letto, perché un amico mi ha chiesto come mai avessi cambiato idea sulla fusione dei due comuni, o perlomeno avessi maturato le perplessità di cui aveva letto sul giornale.
Il settimanale aveva infatti dedicato un’intera pagina ai due incontri organizzati dalle amministrazioni comunali di Verderio Superiore e Inferiore, per informare la cittadinanza sulla consultazione referendaria del 1 dicembre, in cui si deciderà se fondere o no i due comuni.
Alla serata di Verderio Inferiore era dedicato un ampio resoconto e alcune immagini: la panoramica della sala, il volto di Ferdinando Bosisio, presidente del “Comitato per il SÌ”, e quelli di cinque cittadini intervenuti nel dibattito. Il primo a sinistra ero io.
La didascalia, comune alle cinque fotografie recitava: “Marco Bartesaghi e alcuni verderiesi che hanno espresso perplessità sulla fusione”.
Non voglio parlare degli altri e delle loro “perplessità”, anche se mi sembrava che avessero fatto domande per chiedere chiarimenti, senza per questo mostrare indecisione sulla scelta di voto.
Per quanto mi riguarda non ho fatto domande ma, allacciandomi al tema della possibilità che con un unico comune si potessero abbassare le tasse, ho espresso il pensiero che sia importante in questo momento essere il più uniti possibile perché al referendum il SÌ prevalga e si arrivi all’unificazione.
A primavera poi, ho continuato, quando ci saranno le elezioni amministrative le forze politiche locali presenteranno i loro programmi e i loro progetti e ci diranno come intendono utilizzare il “tesoretto” (l’ho chiamato così suscitando un po’ di ilarità) maturato con la fusione. Qualcuno potrebbe utilizzarlo per ridurre il peso fiscale, qualcun altro per migliorare i servizi: ognuno di noi sceglierà chi votare.
Forse è un mio limite ma non ho perplessità sulla fusione: non ne ho avute nel 1993 né nel 2003, tanto meno ne ho oggi quando non c’è uno straccio di oppositore che sappia indicare una motivazione valida per dire NO o che sappia almeno far maturare un dubbio.
Come abbia fatto il giornalista del Giornale di Merate a captare le mie perplessità è un mistero, che però non mi stupisce più di tanto: in quel ambiente, si sa, con le notizie sono piuttosto creativi.
Nella stessa pagina un altro articolo e un’immagine si riferivano alla serata di Verderio Superiore: peccato che la fotografia fosse stata scattata alla serata di Verderio Inferiore.
Marco Bartesaghi
Il 5 novembre scorso l’ho letto, perché un amico mi ha chiesto come mai avessi cambiato idea sulla fusione dei due comuni, o perlomeno avessi maturato le perplessità di cui aveva letto sul giornale.
Il settimanale aveva infatti dedicato un’intera pagina ai due incontri organizzati dalle amministrazioni comunali di Verderio Superiore e Inferiore, per informare la cittadinanza sulla consultazione referendaria del 1 dicembre, in cui si deciderà se fondere o no i due comuni.
Alla serata di Verderio Inferiore era dedicato un ampio resoconto e alcune immagini: la panoramica della sala, il volto di Ferdinando Bosisio, presidente del “Comitato per il SÌ”, e quelli di cinque cittadini intervenuti nel dibattito. Il primo a sinistra ero io.
La didascalia, comune alle cinque fotografie recitava: “Marco Bartesaghi e alcuni verderiesi che hanno espresso perplessità sulla fusione”.
Non voglio parlare degli altri e delle loro “perplessità”, anche se mi sembrava che avessero fatto domande per chiedere chiarimenti, senza per questo mostrare indecisione sulla scelta di voto.
Per quanto mi riguarda non ho fatto domande ma, allacciandomi al tema della possibilità che con un unico comune si potessero abbassare le tasse, ho espresso il pensiero che sia importante in questo momento essere il più uniti possibile perché al referendum il SÌ prevalga e si arrivi all’unificazione.
A primavera poi, ho continuato, quando ci saranno le elezioni amministrative le forze politiche locali presenteranno i loro programmi e i loro progetti e ci diranno come intendono utilizzare il “tesoretto” (l’ho chiamato così suscitando un po’ di ilarità) maturato con la fusione. Qualcuno potrebbe utilizzarlo per ridurre il peso fiscale, qualcun altro per migliorare i servizi: ognuno di noi sceglierà chi votare.
Forse è un mio limite ma non ho perplessità sulla fusione: non ne ho avute nel 1993 né nel 2003, tanto meno ne ho oggi quando non c’è uno straccio di oppositore che sappia indicare una motivazione valida per dire NO o che sappia almeno far maturare un dubbio.
Come abbia fatto il giornalista del Giornale di Merate a captare le mie perplessità è un mistero, che però non mi stupisce più di tanto: in quel ambiente, si sa, con le notizie sono piuttosto creativi.
Nella stessa pagina un altro articolo e un’immagine si riferivano alla serata di Verderio Superiore: peccato che la fotografia fosse stata scattata alla serata di Verderio Inferiore.
Marco Bartesaghi
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Article 3
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Article 2
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Article 1
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Article 0
LA SCIENZA NEL 3° MILLENNIO
L’Uomo e l’Ambiente
3° ciclo di conferenze
L’Uomo e l’Ambiente
3° ciclo di conferenze
Venerdì 22 novembre 2013
Ore 21,00
Sala Civica di Verderio Inferiore
MATERIA E COLORE
LE SINFONIE CROMATICHE DELLE CITTA' ITALIANE
Relatore Giancarlo CONSONNI
Professore di Urbanistica
Ore 21,00
Sala Civica di Verderio Inferiore
MATERIA E COLORE
LE SINFONIE CROMATICHE DELLE CITTA' ITALIANE
Relatore Giancarlo CONSONNI
Professore di Urbanistica
Politecnico di Milano
Ciclo di conferenze promosso dalle Amministrazioni Comunali di Verderio Inferiore e Superiore, grazie alla collaborazione scientifica gratuita dei professori Gabriella CONSONNI e Giuseppe GAVAZZI, dell’Università degli
Studi di Milano. Per eventuali variazioni del programma siete cortesemente invitati a consultare i siti dei comuni di Verderio Inferiore e Superiore
Fotografia di Marina Gallandra: FRUTTO DI CLEMATIDE
Studi di Milano. Per eventuali variazioni del programma siete cortesemente invitati a consultare i siti dei comuni di Verderio Inferiore e Superiore
Fotografia di Marina Gallandra: FRUTTO DI CLEMATIDE
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